Mikhail Pletnev/Rach 2

Ryan McAdams, direttore

Mikhail Pletnev, pianoforte

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    24 Novembre 2023

    Ore

    21,00

    Durata

    90min.

    Prezzi

    25 - 15 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    25 Novembre 2023

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    25 - 15 €

    Calendario

  • Programma

  • Sergej Vasil'evič Rachmaninov
    Oneg, Novgorod, 1873 - Beverly Hills, 1943

    Vocalise op. 34 n. 14

    Lentamente

     

    Periodo di composizione: 1915 

    Prima esecuzione: 1916. Nel luglio dello stesso anno inizia la battaglia della Somme nella quale gli Inglesi usarono per la prima volta i carri armati.

     

    "Che bisogno c'è delle parole, quando sarai in grado di trasmettere tutto meglio e con maggiore espressione per mezzo della tua voce e della tua interpretazione di quanto si potrebbe con le parole?”

    Questa dichiarazione dello stesso Rachmaninov al soprano Antonina Vasil'evna Neždanova riassume perfettamente l’essenza musicale di Vocalise, ultimo e più famoso brano della raccolta di 14 Romanze Op. 34, le cui prime 12 furono composte nel 1912 su testi di carattere triste suggeritigli dall’amica attrice Marietta Shaginyan, alla quale il compositore aveva scritto:

    “Ho bisogno di testi per le mie romanze. Me ne puoi suggerire qualcuno? Preferirei che fossero tristi, perché i toni allegri e brillanti non mi riescono facili”.

    A differenze delle altre 13 romanze della raccolta, Vocalise, composto nel 1915, è, però, l’unico senza parole, essendo costituito da un vocalizzo che, secondo quanto affermato da Oskar von Riesemann, biografo di Rachmaninov, si configura come un arco melodico meravigliosamente ricurvo che con la sua calma uniforme abbraccia il canto dall’inizio alla fine, in una linea ininterrottta. Diventato immediatamente popolare, questo brano, che si presenta come una pagina di struggente e malinconino lirismo, è stato sottoposto anche dallo stesso Rachmaninov a diversi arrangiamenti tra cui uno per voce e orchestra e uno per sola orchestra.

    Durata: 8'

    Concerto n. 2 in do minore op. 18 per pianoforte e orchestra

    Moderato; Moto precedente; Maestoso alla marcia; Moderato; Meno mosso

    Adagio sostenuto; Un poco più animato; Adagio Sostenuto

    Allegro scherzando; Meno mosso; Allegro scherzando moto primo; Maestoso

     

    Periodo di composizione: autunno del 1900-aprile 1901

    Prima esecuzione: Mosca, 27 ottobre 1901. Il 10 dicembre 1901 si svolge ad Oslo la prima cerimonia per l’assegnazione dei premi Nobel

     

    Composto tra l’autunno del 1900 e il mese d’aprile del 1901, il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra non è soltanto una delle opere più amate e più eseguite di Rachmaninov, ma soprattutto il lavoro che permise al compositore, non ancora trentenne, di uscire da una grave crisi umana e artistica nella quale era sprofondato a causa del fiasco clamoroso a cui era andata incontro la sua Sinfonia n, 1 alla prima esecuzione avvenuta a Pietroburgo alla fine del 1897. I fischi, che la sommersero, furono tali che Rachmaninov, per sua esplicita ammissione, rimase inizialmente così paralizzato e incredulo da abbandonare la sala prima della fine del concerto. La critica, il giorno dopo, non fu più tenera del pubblico e il suo giudizio negativo assunse la forma di una feroce stroncatura quando addirittura non la fece oggetto di un’aperta derisione. Per Rachmaninov lo choc fu tale da indurlo ad abbandonare per ben due anni l’attività di compositore e da causargli una forte crisi depressiva che lo avrebbe portato alla soglia del suicidio. Consigliato dagli amici, Rachmaninov si rivolse al dottor Nikolaj Dahl, psicanalista molto stimato a Mosca, nel cui studio egli si sottopose a quattro mesi di sedute grazie alle quali riacquistò la fiducia in se stesso e nelle sue capacità di compositore. Fu proprio Dahl a suggerire a Rachmaninov di comporre un concerto per pianoforte e orchestra che gli era stato commissionato da una società concertistica londinese. Il compositore non perse tempo e già alla fine dell’estate del 1900 incominciò a raccogliere materiale per la composizione del concerto.  A tale proposito egli stesso scrisse a Oskar von Riesemann:

    “Il materiale nel frattempo accumulatosi e nuove idee musicali cominciarono a sgorgare da me: molte più di quante ne abbisognassi per il concerto. All’inizio dell’autunno avevo completato due movimenti (l’Adagio sostenuto e l’Allegro scherzando)… Li suonai quella medesima stagione ad un concerto di beneficenza diretto da Siloti… con un successo che mi confortò… All’arrivo della primavera avevo terminato il primo movimento (Moderato)… Mi avvidi allora che il trattamento del dottor Dahl aveva rafforzato il mio sistema nervoso in modo miracoloso. In segno di gratitudine dedicai a lui il mio Secondo Concerto

    Il secondo e il terzo movimento, composti per primi, furono eseguiti con grande successo per la prima volta a Mosca il 2 dicembre 1900 sotto la direzione di Siloti, cugino di Rachmaninov, che sedeva al pianoforte, mentre il Concerto nella sua forma completa sarebbe stato eseguito per la prima volta il 27 ottobre 1901. Alla vigilia della prima esecuzione nella mente di Rachmaninov si presentò il doloroso ricordo della terribile serata in cui la Prima sinfonia era andata incontro ad un clamoroso insuccesso, per cui, assillato da nuovi dubbi circa la validità del suo Concerto, scrisse all’amico Nikita Semënovič poche ore prima del debutto:

    “Ho finito in questo momento di suonare il primo movimento del mio Concerto, e solo ora ho capito con chiarezza che il passaggio dal primo al secondo tema non è buono, e la forma con cui è trattato il primo altro non è che un’introduzione… Credo che tutto il movimento sia una rovina, da oggi mi è diventato odioso; sono semplicemente disperato!”

    Proprio il primo movimento (Moderato), in forma-sonata, si apre con una parte introduttiva di grande suggestione, della quale protagonista indiscusso è il pianoforte con una serie di accordi in crescendo che conducono all’esposizione del primo tema affidato ai clarinetti, ai violini e alle viole. Questi strumenti sono accompagnati dal pianoforte analogamente a quanto si nota nell’esposizione del tema dell’introduzione del primo movimento del Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Čajkovskij. Il secondo tema, in mi bemolle maggiore, secondo le regole della forma-sonata, ha un carattere cantabile ed è esposto inizialmente dal pianoforte impegnato in un efficace dialogo con i fiati. Dopo lo sviluppo, il cui punto culminante è raggiunto nel momento in cui viole e clarinetti rielaborano il secondo tema, accompagnati dal pianoforte che esegue pesanti accordi preparatori della ripresa, il primo tema è riesposto in un modo variato (Alla marcia). Affidato agli archi, il primo tema è accompagnato dal pianoforte con poderosi accordi e ottave. La ripresa del secondo tema è annunciata dalla cupa sonorità del corno. Non meno suggestivo e coinvolgente è il secondo movimento, Andante sostenuto, nel quale il compositore mise a nudo la sua anima con una scrittura melodica estremamente accorata. Il primo tema, esposto dal flauto e dal clarinetto dopo una breve introduzione, presenta con il suo moto ascendente un carattere sognante e informa l’intero movimento. Anche il secondo motivo, esposto dal fagotto, non è nient’altro che una derivazione del primo. Il movimento, che dal punto di vista formale, si rifà alla forma della canzone tripartita, presenta nella parte conclusiva dello sviluppo una cadenza che introduce la ripresa e sfrutta tutte le possibilità timbriche del pianoforte. Il terzo movimento, Allegro scherzando, in forma-sonata, riflette perfettamente i sentimenti contrastanti che si alternano nell’anima del compositore. Dopo un’introduzione, quasi marziale, il pianoforte espone un tema accordale vigoroso che contrasta nettamente con il secondo, alla dominante, nostalgico e tormentato, affidato all’oboe.

    Durata: 34'

    Danze sinfoniche op.45

    Non allegro

    Andante con moto (tempo di Valse)

    Lento assai - Allegro vivace - Lento assai - Allegro vivace

     

    Periodo di composizione: 1940

    Prima esecuzione: Filadelfia, 3 gennaio 1941. Il 7 dicembre 1941 i Giapponesi attaccano la flotta americana a Pearl Harbour

     

    "I Thank Thee, Lord" (Ti ringrazio, Signore).

    Queste parole, apposte all'ultima pagina del manoscritto, suggellano le Danze sinfoniche op. 45, l'ultimo lavoro di SergejVasil’evič Rachmaninov, che, composto nel 1940, può essere considerato un vero e proprio testamento spirituale dal momento che riassume alcune delle caratteristiche precipue della produzione del compositore russo dalla presenza dell'elemento folklorico all'adozione di un organico orchestrale di vaste proporzioni, usato non tanto per aumentare la massa, ma come opportunità per un arricchimento timbrico. In quest'ottica si legge la scelta di introdurre il sassofono contralto come strumento solista, forse suggerita dal compositore e arrangiatore americano Robert Russell Bennett, mentre la citazione di motivi religiosi già utilizzati nelle opere precedenti o quella del Dies Irae, che costituisce una costante nella produzione di Rachmaninov, alla fine di questo lavoro sembrano rispondere all'esigenza di un nostalgico e malinconico ripiegamento sull'essenza della propria musica. Composte originariamente per pianoforte a quattro mani e provate in questa versione dallo stesso compositore insieme con il grande pianista Vladimir Horowitz nella villa di Beverly Hills, queste Danze sinfoniche, molto probabilmente, avrebbero dovuto avere una destinazione coreografia costituendo la base di un vero e proprio balletto le cui coreografie sarebbero state realizzate da Fokine la cui morte, però, condannò il progetto al fallimento.

    Eseguite per la prima volta a Philadelphia, il 3 Gennaio 1941, le Danze sinfoniche sono state ritenute impropriamente dalla critica come una sinfonia in tre movimenti. La prima (Non Allegro) si basa su un tema di tre suoni che, esposto all'inizio, costituisce una reminiscenza del tema della zarina di Šemacha dell'opera Il gallo d'oro di Nikolaj Rimskij-Korsakov e conferisce al brano una grande vitalità ritmica, mentre la seconda Andante con moto (tempo di Valse), nonostante sia in un insolito 6/8, è un malinconico valse macabre nel quale emerge, per il suo carattere nostalgico, il tema principale, affidato prima al corno inglese e poi ai violoncelli. Il tema del Dies irae e quello della salmodia russo-ortodossa, Sia benedetto il Signore, informano la terza e ultima danza, pagina estremamente complessa dal punto di vista formale.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 40'