Rachmaninov, Stravinskij
Marcus Bosch, direttore
Lilya Zilberstein, pianoforte
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Programma
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Sergej Vasil'evič Rachmaninov
Oneg, Novgorod, 1873 - Beverly Hills, 1943Concerto n. 2 in do minore per pianoforte e orchestra op. 18
Moderato
Adagio sostenuto
Allegro scherzando
Composto tra l’autunno del 1900 e il mese d’aprile del 1901, il Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra non è soltanto una delle opere più amate e più eseguite di Rachmaninov, ma soprattutto il lavoro che permise al compositore, non ancora trentenne, di uscire da una grave crisi umana e artistica nella quale era sprofondato a causa del fiasco clamoroso a cui andò incontro la sua Sinfonia n. 1 alla prima esecuzione avvenuta a Pietroburgo alla fine del 1897. I fischi, che la sommersero, furono tali che Rachmaninov, per sua esplicita ammissione, rimase inizialmente così paralizzato e incredulo da abbandonare la sala prima della fine del concerto. La critica, il giorno dopo, non fu più tenera del pubblico e il suo giudizio negativo sulla sinfonia assunse la forma di una feroce stroncatura quando addirittura non la fece oggetto di un’aperta derisione. Per Rachmaninov lo choc fu tale da indurlo ad abbandonare per ben due anni l’attività di compositore e da causargli una forte crisi depressiva che lo avrebbe portato alla soglia del suicidio. Su consiglio degli amici, Rachmaninov si rivolse al dottor Nikolaj Dahl, psicanalista molto stimato a Mosca, nel cui studio egli si sottopose a quattro mesi di sedute grazie alle quali riacquistò la fiducia in se stesso e nelle sue capacità di compositore. Fu proprio Dahl a suggerire a Rachmaninov di comporre un concerto per pianoforte e orchestra che gli era stato commissionato da una società concertistica londinese; il compositore non perse tempo e già alla fine dell’estate del 1900 incominciò a raccogliere materiale per la composizione del concerto; egli stesso scrisse a Oskar von Riesemann:
“Il materiale nel frattempo accumulatosi e nuove idee musicali cominciarono a sgorgare da me: molte più di quante ne abbisognassi per il concerto. All’inizio dell’autunno avevo completato due movimenti (l’Adagio sostenuto e l’Allegro scherzando)… Li suonai quella medesima stagione ad un concerto di beneficenza diretto da Siloti… con un successo che mi confortò… All’arrivo della primavera avevo terminato il primo movimento (Moderato)… Mi avvidi allora che il trattamento del dottor Dahl aveva rafforzato il mio sistema nervoso in modo miracoloso. In segno di gratitudine dedicai a lui il mio Secondo Concerto”.
Il secondo e il terzo movimento, composti per primi, furono eseguiti con grande successo per la prima volta a Mosca il 2 dicembre 1900 sotto la direzione di Siloti, cugino di Rachmaninov, che sedeva al pianoforte, mentre il concerto nella sua forma completa sarebbe stato eseguito per la prima volta il 27 ottobre 1901. Alla vigilia della prima esecuzione nella mente di Rachmaninov si presentò il doloroso ricordo della terribile serata in cui la Prima sinfonia era andata incontro ad un clamoroso insuccesso, per cui, assillato da nuovi dubbi circa la validità del suo concerto, scrisse all’amico Nikita Semënovič poche ore prima del debutto:
“Ho finito in questo momento di suonare il primo movimento del mio Concerto, e solo ora ho capito con chiarezza che il passaggio dal primo al secondo tema non è buono, e la forma con cui è trattato il primo altro non è che un’introduzione… Credo che tutto il movimento sia una rovina, da oggi mi è diventato odioso; sono semplicemente disperato!”
Proprio il primo movimento (Moderato), in forma-sonata, si apre con una parte introduttiva di grande suggestione, della quale protagonista indiscusso è il pianoforte con una serie di accordi in crescendo che conducono all’esposizione del primo tema affidato ai clarinetti, ai violini e alle viole. Questi strumenti sono accompagnati dal pianoforte analogamente a quanto si nota nell’esposizione del tema dell’introduzione del primo movimento del Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra di Čajkovskij. Il secondo tema, in mi bemolle maggiore, secondo le regole della forma-sonata, ha un carattere cantabile ed è esposto inizialmente dal pianoforte impegnato in un efficace dialogo con i fiati. Dopo lo sviluppo, il cui punto culminante è raggiunto nel momento in cui viole e clarinetti rielaborano il secondo tema, accompagnati dal pianoforte che esegue dei pesanti accordi preparatori della ripresa, il primo tema è riesposto in un modo variato (Alla marcia). Affidato agli archi, il primo tema è accompagnato dal pianoforte con poderosi accordi e ottave. La ripresa del secondo tema è annunciata dalla cupa sonorità del corno. Non meno suggestivo e coinvolgente è il secondo movimento, Andante sostenuto, nel quale il compositore mise a nudo la sua anima con una scrittura melodica estremamente accorata; il primo tema, esposto dal flauto e dal clarinetto dopo una breve introduzione, presenta con il suo moto ascendente un carattere sognante e informa l’intero movimento. Anche il secondo motivo, esposto dal fagotto, non è nient’altro che una derivazione del primo. Il movimento, che dal punto di vista formale, si rifà alla forma della canzone tripartita, presenta nella parte conclusiva dello sviluppo una cadenza che introduce la ripresa e sfrutta tutte le possibilità timbriche del pianoforte. Il terzo movimento, Allegro scherzando, in forma-sonata, riflette perfettamente i sentimenti contrastanti che si alternano nell’anima del compositore. Dopo un’introduzione, quasi marziale, il pianoforte espone un tema accordale vigoroso che contrasta nettamente con il secondo, alla dominante, nostalgico e tormentato, affidato all’oboe.
Durata: 34'
Igor' Fëdorovič Stravinskij
Lomonosov, 1882 - New York, 1971Petruška, scene burlesche in quattro quadri (versione 1911)
Parte I: Festa popolare della settimana grassa
- Introduzione
- La bancarella del ciarlatano
- Danza russa
Parte II: La stanza di Petruška
Parte III: La stanza del Moro- La stanza del Moro
- Danza della Ballerina
- Valzer - La Ballerina e il Moro
Parte IV: Festa popolare della settimana grassa (sera)
- Danza delle balie
- Il contadino con l’orso
- Il mercante giovale con le due zingare
- Danza dei carrettieri e degli stallieri
- Le maschere
- La lotta del Moro con Petruška
- Morte di Petruška
- Comparsa del fantasma di Petruška
L’idea di creare un balletto avente per protagonista Petruška, una marionetta comune a molte tradizioni popolari, nacque quasi per caso nella mente di Igor Stravinskij quando, ritiratosi nell’incantevole cittadina di Clarens sul lago Lemano alla ricerca di pace e di riposo, attendeva alla composizione di Le sacre du printemps; alcune difficoltà iniziali, tuttavia, rallentarono la composizione del Sacre inducendo Stravinskij a scrivere quasi per passatempo una composizione per pianoforte e orchestra che, come si evince da quanto affermato dallo stesso compositore nella sua autobiografia, può essere ritenuta il primo abbozzo di Petruška:
“Componendo questa musica avevo nettamente la visione di un burattino subitamente scatenato che, con le sue diaboliche cascate di arpeggi, esaspera la pazienza dell’orchestra, la quale, a sua volta, gli replica con le minacciose fanfare. Ne segue una terribile zuffa che, giunta al suo parossismo, si conclude con l’accasciarsi doloroso e lamentevole del povero burattino”.
Così Stravinskij, avendo compreso che La sagra della primavera non poteva essere pronta per la stagione del 1911, propose la storia della marionetta, già da lui concepita, a Diaghilev il quale, giunto a Clarens per ascoltare gli abbozzi del Sacre, si ritrovò davanti quel brano che lo entusiasmò immediatamente. Il lavoro, composto fra l’inverno del 1910 e la primavera del 1911 e dedicato ad Alexandre Benois, che si occupò delle scene e dei costumi, fu rappresentato con le coreografie di Michel Fokine per la prima volta il 13 giugno 1911 al Théâtre du Chatelet a Parigi dalla compagnia dei Balletti Russi di Diaghilev con V. Nijinskij nel ruolo del protagonista sotto la direzione di Pierre Monteux. Nonostante il buon successo ottenuto, non mancarono voci di dissenso per quella musica considerata incoerente e spesso grottesca e un critico chiese a Diaghilev: «è per ascoltare questo che ci avete invitato?» ricevendo in risposta un sintetico «esattamente». Diverso fu il giudizio dell’autorevole musicologo Louis Schneider il quale, nella sua recensione, Ballets russes au Châtelet, apparsa sul quotidiano «Le Gaulois» (15 giugno 1911, p 3) scrisse:
“La novità di questo spettacolo è Pétrouchka, un balletto del giovane musicista Igor Stravinski, su libretto del pittore Alexandre Benois. È una semplice meraviglia […]. Musicalmente, è difficile sognare una simile evocazione sonora di una festa pubblica. L’autore di L’oiseau de feu, allievo di Rimskij-Korsakov, supera se stesso e supera il suo maestro grazie all’originalità dei ritmi di Pétrouchka, grazie alle trovate orchestrali che egli ha immaginato”.
Più severo era stato il giudizio di Andrej Rimskij-Korsakov che, come ricordò lo stesso Stravinskij, «liquidò Petruška come una sorta di vodka russa con profumi francesi» (I. Stravinskij-R. Craft, Colloqui con Stravinskij, Einaudi, Torino, 1959, p. 133). Anche la Filarmonica di Vienna, quando nel 1913 la compagnia di Diaghilev giunse nella capitale asburgica in tournée, all’inizio rifiutò di suonare quella partitura giudicandola musica sporca. Molto lusinghiero fu, invece, il giudizio di Debussy il quale, in una lettera del 10 aprile 1913, scrisse a Stravinskij per ringraziarlo della partitura che il compositore russo gli aveva inviato in dono:
“Caro amico, grazie a lei ho trascorso delle gradevoli vacanze di Pasqua in compagnia di Petruška, del terribile Moro e della deliziosa Ballerina. Immagino che abbia passato dei momenti incomparabili con le tre marionette… e poche cose conosco di più prezioso del pezzo che lei chiama Tour de passe-passe… C’è in esso una specie di magia sonora, una trasformazione misteriosa di anime meccaniche che diventano umane mediante un incantesimo di cui, fino ad ora, lei sembra essere l’unico inventore. C’è infine un’infallibilità orchestrale che ho trovato soltanto in Parsifal. Comprenderà quel che voglio dire, naturalmente. Andrà molto più in là di Petruška, è certo, però può essere già orgoglioso del risultato di quest’opera” (ivi, p. 31).
Petruška, in cui è molto più vivo il folklore russo, è una fantasia di marionette divisa in quattro quadri che si svolgono, durante il carnevale, in una piazza di Pietroburgo. Nella piazza dell’Ammiragliato a Pietroburgo il martedì grasso del 1830, fra suonatori ambulanti, richiami di mercanti e ballerine da strada, fa la sua apparizione un burattinaio che suona il flauto e, presentando le sue marionette, esorta il pubblico ad assistere alla rappresentazione il cui inizio è preannunciato dal rullo dei tamburi. Con il flauto il burattinaio porta in vita le tre marionette, Petruška, la Ballerina e il Moro che ballano insieme una danza russa.
Nel secondo quadro, Presso Petruška, un tema ascendente esposto dai clarinetti nel quale figura l’intervallo di quarta caratteristico del personaggio, rappresenta la marionetta, che piange disperatamente inveendo contro il suo crudele destino; non serve a lenire la sua rabbia e il suo dolore nemmeno l’arrivo della Ballerina di cui Petruška è innamorato e con la quale balla per un momento.
Nel terzo quadro, Presso il Moro, il Moro danza dapprima da solo accompagnato da un sinuoso motivo dei bassi e degli archi che si muovono con ritmi robusti. Poco dopo giunge la Ballerina annunciata da un motivo affidato alla tromba e i due ballano insieme un valzer per il quale Stravinskij utilizzò melodie, intonate dalla tromba e dal flauto del compositore viennese Josef Lanner, mentre da lontano si sente il tema di Petruška il quale, geloso del Moro, irrompe sulla scena e litiga con il rivale che, essendo molto più forte di lui, caccia in modo brusco la povera marionetta.
Il quarto quadro ci riporta di nuovo nella piazza dell’Ammiragliato dove l’orchestra partecipa alla festa e dove ha luogo la danza delle nutrici introdotta da un delicato motivo affidato prima all’oboe, poi ai corni e ai violini che si muovono nel loro registro acuto. La grandiosa ripresa del tema principale è preceduta da un episodio in cui emergono i legni e gli archi che eseguono un pizzicato. Subito dopo entra in scena, accompagnato da una melodia affidata al clarinetto, un contadino che tira un orso legato ad una catena, mentre in un clima quasi fiabesco un motivo affidato agli archi accompagna le capriole degli zingari accanto ai quali si sente la voce di un mercante ubriaco. Seguono una danza affidata a turno a tutte le sezioni dell’orchestra e una sfilata di maschere introdotta dal pianoforte e dall’arpa senza soluzione di continuità e accompagnata, poi, da trombe e tromboni. Nella confusione generale irrompe gridando Petruška che, inseguito dal Moro, viene poco dopo raggiunto e ucciso, mentre un lamentoso motivo del clarinetto ne sottolinea la morte. Introdotta da un motivo affidato ai fagotti arriva la polizia, ma il burattinaio spiega che Petruška non è altri se non una marionetta. Alla fine il suo fantasma, che si fa gioco di tutti, appare al burattinaio esterrefatto e lo maledice.
Stravinskij, in questo lavoro, ha compiuto una magistrale sintesi tra momenti di intima liricità e scene di grande massa corale evidente già nella parte iniziale in cui è rappresentata la confusione della piazza dell’Ammiragliato di Pietroburgo.
Riccardo Viagrande
Durata: 35'