Beethoven, Mozart & Bellini
Orto Botanico
Trio di fiati
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Luogo
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Orto Botanico
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Domenica 20 Settembre 2020
Ore
18,30
Durata
60min.
Prezzi
- €
Gabriele Palmeri, oboe
Alessandro Cirrito, clarinetto
Laura Costa, fagotto
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Programma
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Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Trio per fiati in do maggiore op.87
Allegro
Adagio cantabile
Minuetto. Allegro Molto. Scherzo
Presto
Composto tra il 1794 e il 1795 forse per tre celebri artisti, i fratelli Johann, Franz e Philipp Teimer, è uno dei lavori da camera più famosi e anche più freschi, per quanto attiene all'ispirazione, di Beethoven a partire dall'Allegro in forma-sonata, costruito su due temi contrastanti. Al primo tema dal ritmo puntato si contrappone il secondo di carattere dolce, mentre molto ampia e articolata è la conclusione dell'esposizione nella quale passi virtuosistici si alternano ad altri cantabili. Ad un articolato sviluppo segue la ripresa senza particolari novità conclude il movimento. Di carattere espressivo sin dal tema iniziale è il secondo movimento, Adagio cantabile, dalla struttura bipartita, con un'esposizione a cui segue una ripresa variata. Nel terzo movimento, Minuetto. Allegro Molto. Scherzo, si nota, soprattutto nel ritmo particolarmente gagliardo ed incisivo, la tendenza di Beethoven a trasformare il tradizionale minuetto in scherzo, mentre un ritmo sincopato caratterizza il Trio. L'ultimo movimento, Presto, è un brillante Rondò pieno di passi di carattere virtuosistico.
Durata: 23'
Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Variazioni sul tema "Là ci darem la mano" dal "Don Giovanni" di Mozart in do maggiore, WoO 28
Le Otto Variazioni sul tema "La ci darem la mano" del Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart per due oboi e corno inglese in do maggiore, composte nel 1796 molto probabilmente per tre celebri artisti, i fratelli Johann, Franz e Philipp Teimer, sono il frutto dell'interesse di Beethoven sia per il capolavoro di Mozart, i cui temi erano già stati da lui utilizzati nel Quintetto per pianoforte e fati op. 16 con oboe, clarinetto, corno e fagotto e nel Sestetto per fiati op. 71, sia per le possibilità offerte dalla combinazione di due oboi e un corno inglese, organico per il quale aveva scritto tra il 1794 e il 1795 il Trio per fiati in do maggiore, op. 87.
Esposto dal primo oboe, il tema viene variato sia in chiave virtuosistico sia attraverso una scrittura imitativa. Tra le variazioni si segnala la Sesta (Lento espressivo) in do minore di carattere malinconico, mentre il magistero contrappuntistico di Beethoven trova la sua espressione nella coda, un fugato in 6/8 dal ritmo di giga che conduce, sorprendentemente, ad un Andante in 2/4.
Durata: 10'
Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 1756 – Vienna 1791Divertimento n.3 KV 439b
Allegro
Menuetto
Adagio
Menuetto
Rondò
Scritto originariamente per il corno di bassetto, strumento appartenente alla famiglia dei clarinetti che Mozart amava particolarmente, il Divertimento KV439b n. 3 fu composto probabilmente dopo il 1783 a Vienna per Anton Stadler (1753-1812), che di questo strumento fu un virtuoso, per una forma di piacere personale e non su committenza.
In cinque movimenti, disposti secondo il principio della varietà e dell'alternanza lento-veloce, questo Divertimento si apre con un Allegro in forma-sonata del quale il primo tema si basa sull'arpeggio tonale come nella celebre serenata Eine kleine Nachtmusik, mentre il secondo si segnala per il suo carattere scorrevole. Al secondo movimento, un elegante Menuetto, che si apre con un dolcissimo tema, segue un sereno Adagio, non privo, però, di qualche screziatura melodica. Di carattere spigliato è il secondo Menuetto, mentre una nota di malinconia si insinua nel Trio. Il Divertimento si conclude con un brillante e solare Rondò.
Durata: 21'
Vincenzo Bellini
Catania 1801 - Puteaux 1835"Ah non credea mirarti" dalla "Sonnambula"
Vincenzo Bellini
Catania 1801 - Puteaux 1835"Casta Diva" dalla "Norma"
Proposte in una trascrizione per trio di fiati, le arie "Ah non credea mirarti" e "Casta Diva" sono due delle pagine più famose di Bellini. Tratta dalla Sonnambula, opera composta tra il mese di gennaio e marzo 1831 su un libretto di Felice Romani e rappresentata al Teatro Carcano di Milano il 6 marzo dello stesso anno, Ah non credea mirarti costituisce il cantabile della scena del sonnambulismo nella quale Amina piange il suo sfortunato amore sul fiore donatogli il giorno prima da Elvino. Di quest'aria famosissima, autentico cavallo di battaglia dei maggiori soprani, è inciso il tema iniziale sulla lapide della tomba di Bellini, la cui breve vita è accostata per metafora a quella del fiore.
"Casta Diva" è l'aria più famosa di Norma, opera composta in meno di tre mesi tra l’inizio di settembre e la fine di novembre del 1831, anno prodigioso per Bellini, reduce del grande successo ottenuto con la Sonnambula. Norma, per la verità, andò incontro a un fiasco alla prima rappresentazione avvenuta il 26 dicembre dello stesso anno alla Scala di Milano. Così Bellini commentò a caldo la stessa sera della prima in una lettera indirizzata al suo amico e compagno di studi al Conservatorio Francesco Florimo:
“Ti scrivo sotto l’impressione del dolore: di un dolore che non posso esprimerti, ma che tu solo puoi comprendere. Vengo dalla Scala: prima rappresentazione della Norma. Lo crederesti… Fiasco!!! Fiasco!!! Solenne fiasco!!!".
L’opera, giudicata troppo affrettatamente fiacca e stentata dalla «Gazzetta privilegiata di Milano» nel numero del 30 dicembre, non ebbe, però, molta difficoltà ad affermarsi immediatamente e qualche giorno dopo, il 3 gennaio 1832, lo stesso quotidiano milanese dovette ricredersi, ammettendo che:
“Il giudizio del pubblico, sempre incerto la prima sera di uno spettacolo, si è dichiarato successivamente favorevole e lo spartito di Bellini potrà essere cantato con buon successo”.
L’insuccesso della prima serata, dovuto forse sia alla scarsa vena di Giuditta Pasta, che aveva trovato particolarmente difficile la “cavatina” Casta diva, sia all’ostilità di una parte del pubblico sobillata da Giulia Samoiloff, amante di Pacini, compositore catanese meno famoso e rivale di Bellini, che il 10 gennaio dello stesso anno avrebbe dovuto mettere in scena sempre nel teatro scaligero il suo Corsaro, non pregiudicò l’affermazione dell’opera che tenne il cartellone per ben 34 serate. Della grandezza di Norma si era accorto Gaetano Donizetti, il quale, certamente molto più competente del pubblico scaligero e dell’anonimo recensore della «Gazzetta privilegiata di Milano», aveva scritto ad un amico il 31 dicembre 1831:
“L’unico avvenimento musicale di straordinaria importanza è stato quello delle rappresentazioni della Norma del giovane maestro Vincenzo Bellini… A me tutto lo spartito della Norma piace moltissimo e da quattro sere vado a teatro per risentire l’opera di Bellini fino all’ultima scena”.
Tratta dal primo atto, la cavatina Casta diva è una splendida preghiera alla luna cantata dalla sacerdotessa Norma.
Riccardo Viagrande
Durata: 10'