Britten, Glazunov & Stravinskij
Domenico Virgili, direttore
Alessandro Laura, sassofono
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Luogo
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Orto Botanico
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Sabato 13 Luglio 2019
Ore
21,00
Durata
70min.
Prezzi
10 - €
L'Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta da Domenico Virgili, affronta un programma raffinato che accosta alcune opere della prima metà del xx secolo, di carattere molto diverso, la Simple Symphony op.4 di Britten, (1934),il Concerto per sassofono contralto e orchestra d’ archi op 109 di Glazunov, (1934) interpretato da Alessandro Laura, vincitore del concorso Crescendo giovani nel 2018, per chiudere con la suite dal balletto neoclassico Pulcinella di Igor Stravinskij, da Pergolesi (1920)
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Programma
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Simple Symphony op. 4 per archi
Boisterous Bourrée
Playful Pizzicato
Sentimental Saraband
Frolicsome finale (Bourrée impetuosa – Pizzicato scherzoso – Sarabanda sentimentale – Finale Allegro)
La Simple Symphony, composta fra il 23 dicembre del 1933 e il 10 febbraio 1934, dedicata all’insegnante di viola Audrey Alston ed eseguita dalla locale orchestra di Norwich sotto la direzione dello stesso autore il 6 marzo del 1934, è un esempio di perizia nell’orchestrazione del giovane ventenne nonostante affiorino in essa reminiscenze della Sinfonia classica del 1917 di Prokof’ev. Inoltre essa segna il ritorno al tonalismo utilizzato per rievocare e rielaborare, sotto la forma della sinfonia, le antiche tradizioni folcloristiche britanniche a cui Britten rimase sempre legato. Dal punto di vista formale la sinfonia, che dietro una sintassi musicale sofisticata e insolita in un giovane compositore nasconde un senso quasi di innocenza e di ingenuità, si presenta come un omaggio alle forme della danza barocca, rilevabile dai titoli di due movimenti, simbolo di quel mondo musicale rappresentato degnamente in Inghilterra da Henry Purcell, molto ammirato da Britten.
Il folklore inglese, con le sue cadenze ritmiche e i suoi contorni melodici, caratterizza il primo movimento, Boisterous Bourrée, che, con una certa freschezza giovanile, esprime la nostalgia e il desiderio di far rivivere lo spirito del passato. Il secondo movimento, Playful Pizzicato, è caratterizzato da un tema arpeggiato e brillante, mentre il Trio, che si distingue per delle strutture irregolari, presenta un materiale tematico derivato da uno Scherzo per pianoforte del 1924 e da un brano vocale dello stesso periodo. Nel terzo movimento, Sentimental Saraband, appare un oscuro tema principale intonato dai violini su un ostinato pedale di sol affidato ai violoncelli e ai contrabbassi. A questo primo tema si contrappone un secondo, originariamente tratto da un valzer, che si distingue per una maggiore luminosità. Aperto da un’introduzione ingenua e drammatica al tempo stesso, l’ultimo movimento, Frolicsome finale presenta un tema che richiama quello intonato dal violoncello nel primo movimento. A questo si contrappone un secondo che lascia immediatamente il posto allo sviluppo della prima idea per ritornare nella ripresa in una forma quasi eroica. Una grande pausa introduce la movimentata coda.
Durata: 17'
Aleksandr Konstantinovič Glazunov
San Pietroburgo 1865 - Neuilly sur Seine 1936Concerto in mi bemolle maggiore per saxofono e archi, op. 109
Allegro moderato (mi bemolle maggiore)
Andante (do bemolle maggiore)
Cadenza
Allegro (do minore)
Composto nel 1934 e dedicato al famoso sassofonista americano Sigurd M. Rascher che ne fu il primo interprete in qualità di solista a Nykoping in Svezia il 25 novembre 1934, il Concerto in mi bemolle maggiore per saxofono e archi di Aleksandr Kostantinovič Glazunov è uno dei primi lavori che valorizzi questo strumento che, nonostante fosse stato inventato da Adolphe Sax intorno al 1840, era ancora poco conosciuto agli inizi del Novecento.
Questo Concerto, che Glazunov probabilmente non ebbe modo di ascoltare, è costituito da quattro parti, in realtà tre movimenti a cui si aggiunge una cadenza, che si susseguono senza soluzione di continuità. Il primo movimento, Allegro moderato vive del contrasto di due temi, dei quali il primo presenta un carattere meditativo, mentre il secondo, tutto giocato tra solista e violini, è più vivace. Il secondo movimento, Andante, si segnala per una scrittura di dolce lirismo affidata al saxofono. La classica Cadenza prepara l'ultimo brillante movimento, Allegro, costituito da una danza sfrenata e da un travolgente finale.
Durata: 15'
Igor' Fëdorovič Stravinskij
Lomonosov, 1882 - New York, 1971Pulcinella, per orchestra, da G. B Pergolesi, suite
Sinfonia (Ouverture): Allegro moderato
Serenata (Larghetto)
Scherzin, Allegro e Andantino
Tarantella
Toccata (Allegro)
Gavotta con due variazioni
Vivo
Minuetto (Moderato)
Finale (Allegro assai)
Composto tra il 1919 e il 1920 ed eseguito per la prima volta il 15 maggio 1920 a Parigi sotto la direzione di Ernest Ansermet con le coreografie del ballerino Léonide Massine e i costumi e le scene di Pablo Picasso, il balletto Pulcinella, da cui Stravinskij trasse questa Suite, nella quale le voci sono sostituite con gli strumenti, è la prima opera che contraddistingue il periodo della cosiddetta virata neoclassica. Come altri importanti lavori di Stravinskij tra cui La sagra della Primavera, Petruška e L’uccello di fuoco, anche Pulcinella fu commissionato da Sergej Diaghilev, impresario teatrale e fondatore della famosa compagnia dei Balletti russi. A suggerire a Stravinskij il soggetto del balletto fu proprio Diaghilev, il quale, desideroso di rinnovare il successo ottenuto due anni prima con Le donne di buon umore di Vincenzo Tommasini, che trasse il materiale tematico da alcune sonate di Domenico Scarlatti, volle sfruttare questo filone proponendo contemporaneamente al compositore russo di rielaborare alcune musiche di Pergolesi e ad Ottorino Respighi quelle tratte dall’opera Le astuzie femminili di Domenico Cimarosa. Lo stesso Diaghilev fornì a Stravinskij le musiche da utilizzare nel balletto, forte di alcuni interessanti ritrovamenti di tre opere allora sconosciute, come Lo frate ‘nnamorato (1732), Adriano in Siria e il Flaminio (1735), e delle 12 Sonate a tre per due violini e basso continuo attribuite a Pergolesi e conservate, rispettivamente, presso la biblioteca del Conservatorio di Napoli e presso il British Museum di Londra.
L’idea di Diaghilev conquistò immediatamente Stravinskij, affascinato dalla musica del Settecento napoletano dalla quale era attratto per il suo carattere popolare e il suo esotismo spagnolo, come egli ebbe modo di scrivere nella sua autobiografia Cronache della mia vita. L’argomento del balletto trae ispirazione da un manoscritto napoletano del 1700 ed ha per oggetto un episodio che ha per protagonista l’eponima maschera napoletana; il soggetto narra di due giovani gelosi, Florindo e Cloviello, che stanno facendo una serenata alle loro innamorate Prudenza e Rosetta senza riuscire ad ottenere l’effetto sperato. Le due donne, infastidite, gettano dell’acqua sui loro innamorati e il padre di Prudenza, un dottore, li caccia via in malo modo. Finalmente entra in scena Pulcinella che bacia Rosetta, la quale, in precedenza, aveva ballato per lui; suscita così le gelosie sia di Pimpinella, sua innamorata, sia di Florindo e Cloviello i quali, sopraggiunti e travestiti loro stessi da Pulcinella, lo bastonano e tentano di ucciderlo. L’astuto Pulcinella, però, si era fatto rimpiazzare da un sosia di nome Furbo, che simula di morire sotto i colpi dei due giovani; alla fine, quando tutti credono che sia morto, Pulcinella riappare e si prodiga, riuscendovi, a ricomporre tutte le coppie. Egli stesso può coronare felicemente il suo sogno d’amore sposando la sua amata Pimpinella.
La Suite, qui proposta, è costituita dai brani più famosi del balletto e, in particolar modo, dall’ouverture che trae il suo materiale tematico dalla Prima Sonata a tre ritenuta erroneamente di Pergolesi, ma che, secondo quanto affermato dal professore Helmut Hucke, è in realtà opera di Domenico Gallo, compositore veneziano del Settecento; sicuramente di Pergolesi è la melodia della Serenata che è tratta dall’Aria di Polidoro contenuta nel primo atto del Flaminio. Le Sonate a tre di Domenico Gallo e, in particolar modo, alcuni movimenti della Seconda e della Settima sonata costituiscono la fonte d’ispirazione dello Scherzino, dell’Allegro e dell’Andantino che, insieme ai precedenti brani, sono tratti dalla prima scena. Tratta dalla quarta scena del balletto è la successiva Tarantella il cui materiale tematico si avvale di due composizioni diverse: il secondo dei Concerti armonici, erroneamente attribuiti nell’Ottocento dal musicologo polacco François Lessel a Pergolesi, del conte Urico Wilhelm van Wassenaer, diplomatico olandese e musicista dilettante, e il Sesto concertino di Fortunato Chelleri. La Gavotta con due variazioni è tratta, invece, dalla Terza suite per clavicembalo di Carlo Monza, mentre il successivo Vivo è sicuramente pergolesiano in quanto tratto da una sua Sinfonia per violoncello e contrabbasso. Ancora di Pergolesi è il Minuetto tratto dall’Aria di Don Pietro de Lo Frate ‘nnamorato; un brillante Allegro assai, che corrisponde al finale della XII Sonata a tre di Domenico Gallo, conclude la suite. Nell’elaborare la musica falsamente ritenuta esclusivamente di Pergolesi, ma in realtà opera di Gallo, Monza, Chelleri, Wassenaer e Parisotti, Stravinskij mantenne inalterata sia la linea melodica che quella del basso costruendo però una nuova atmosfera armonica grazie ad una scrittura poliarmonica ottenuta con la sovrapposizione dell’accordo di dominante e quello della tonica. Molto originale è anche il modo in cui Stravinskij trattò questo materiale musicale che in alcuni casi viene totalmente riplasmato e sviluppato in modo originale.
Riccardo Viagrande
Durata: 23'