Galà lirico "Voci di Sicilia"
Simon Krečič, direttore
Daniela Schillaci, soprano - Marianna Pizzolato, mezzosoprano - Antonino Siragusa, tenore - Nicola Alaimo, baritono
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Luogo
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Piazza Ruggiero Settimo
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Domenica 27 Giugno 2021
Ore
21,00
Durata
90min.
Prezzi
10 - 5 €
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Programma
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Gioachino Rossini
Pesaro, 1792 - Passy, 1868Il barbiere di Siviglia, sinfonia
Gioachino Rossini
Pesaro, 1792 - Passy, 1868Tancredi "Di tanti palpiti" (Marianna Pizzolato, mezzosoprano)
Gioachino Rossini
Pesaro, 1792 - Passy, 1868Il barbiere di Siviglia “Largo al factotum” (Nicola Alaimo, baritono)
Gaetano Donizetti
Bergamo 1797 - Bergamo 1848L'elisir d'amore "Una furtiva lagrima" (Antonino Siragusa, tenore)
Gioachino Rossini
Pesaro, 1792 - Passy, 1868L'italiana in Algeri “Cruda sorte” (Marianna Pizzolato, mezzosoprano)
Gaetano Donizetti
Bergamo 1797 - Bergamo 1848L’elisir d'amore “Voglio dire” (Antonino Siragusa, tenore - Nicola Alaimo, baritono)
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901I vespri siciliani, sinfonia
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901I vespri siciliani “Mercè, dilette amiche” (Daniela Schillaci, soprano)
Giacomo Puccini
Lucca, 1858 – Bruxelles, 1924Manon Lescaut, intermezzo sinfonico
Jacques Offenbach
Colonia, 1819 - Parigi, 1880Les contes d'Hoffmann “Barcarolle: Belle nuit” (Daniela Schillaci, soprano - Marianna Pizzolato, mezzosoprano)
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901Aida, ballabile
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901Macbeth “Nel dì della vittoria” (Daniela Schillaci, soprano)
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901Rigoletto “La donna è mobile” (Antonino Siragusa, tenore)
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901Rigoletto “Cortigiani, vil razza dannata” (Nicola Alaimo, baritono)
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901Rigoletto, quartetto atto III “Bella figlia dell’amore” (Daniela Schillaci, soprano - Marianna Pizzolato, mezzosoprano - Antonino Siragusa, tenore - Nicola Alaimo, baritono)
Arie, duetti e ouverture celebri sono le protagoniste di questo concerto lirico offerto dall’Orchestra Sinfonica Siciliana di Palermo che sarà aperto dalla famosissima sinfonia del Barbiere di Siviglia, opera di cui non si conosce con precisione in quanto tempo Rossini ne abbia composto la partitura, cioè se in tredici giorni, secondo quanto affermato da uno dei suoi biografi, Stendhal, sulla base di una dichiarazione in tal senso dello stesso compositore, oppure se in un tempo più lungo. Opera rappresentata, per la prima volta, al teatro Argentina di Roma il 20 febbraio 1816 con un fiasco tanto clamoroso quanto incredibile, è introdotta da un’ouverture composta originariamente per l’opera seria Aureliano in Palmira e in seguito riutilizzata per l’Elisabetta regina d’Inghilterra, prima di trovare la sua collocazione definitiva nel Barbiere. Formalmente organizzata secondo il classico schema rossiniano con un’introduzione lenta a cui segue l’Allegro in forma-sonata, si distingue per l’incisività del ritmo.
Andato in scena il 6 febbraio 1813 alla Fenice di Venezia, Tancredi su libretto di Gaetano Rossi fu definito una favola boschereccia da Goethe che aveva colto la perfetta sintesi realizzata da Rossini tra opera seria e buffa. Vera e propria gemma della partitura è la cavatina di Tancredi, Di tanti palpiti di tante pene, nella quale il protagonista, vocalmente un contralto, esprime la sua speranza di consolare le sue pene d’amore grazie all’imminente incontro con la donna amata Amenaide.
Una straordinaria incisività ritmica caratterizza la celeberrima cavatina di Figaro del Barbiere di Siviglia, Largo al factotum, con la quale il personaggio, uscito dalla penna di Beaumarchais, è presentato in tutta la sua vitalità, resa anche dal contributo efficace dell’orchestra che avvolge il canto con la sua energia ritmica.
Non ha bisogno di presentazione L’elisir d’amore, opera composta da Donizetti in appena 14 giorni su un libretto che Felice Romani aveva tratto da Le Philtre di Scribe e che fu rappresentata per la prima volta il 12 maggio 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano. Dell’opera sono in programma la celebre Una furtiva lagrima, cantata da un Nemorimo felice perché si è accorto di una lacrima che, uscita dagli occhi di Adina, costituisce la testimonianza del nascente amore della donna per lui, e il duetto con Dulcamara Voglio dire, nel quale l’ingenuo protagonista chiede al ciarlatano il famoso elisir della regina Isotta.
Composta nel 1813 e rappresentata, per la prima volta, il 22 maggio dello stesso anno al Teatro San Benedetto di Venezia, L’italiana in Algeri, che Stendhal definì sempre nella sua Vita di Rossini la perfezione del genere buffo, presenta tra le sue pagine più famose la cavatina di Isabella, Cruda sorte! Amor tiranno, che non è affatto debole o priva di genio, come l’aveva definita sempre Stendhal.
Tra le sinfonie verdiane quella dei Vespri siciliani è una delle più famose, amate dal pubblico ed eseguite con maggiore frequenza, nonostante il compositore di Busseto fosse stato sempre un convinto assertore della priorità del canto e dell’espressione vocale sulla musica strumentale. Composta su un libretto che, in realtà, è un adattamento realizzato da Eugène Scribe e da Duveyrier di un vecchio Duc d’Albe, preparato prima per Halévy e, poi, per Donizetti, quest’opera andò in scena il 13 giugno del 1855 con un grande successo del quale Verdi rimase soddisfatto e che la fece assurgere ad attrazione più importante dell’Esposizione Universale. La sinfonia dei Vespri siciliani è l’ultima composta da Verdi seguendo la struttura formale tipica delle ouverture rossiniane con un’introduzione lenta e un Allegro riconducibile alla forma-sonata, anche se i temi sono tratti dall’opera, alla quale risulta collegata. L’introduzione, Largo, si apre con un tono mesto, conferito ad esso da un motivo ritmico, comunemente associato alla rappresentazione della morte, che Verdi aveva già usato nel Finale della Traviata e nel Misere del Trovatore, e da un secondo elemento tematico, esposto dai clarinetti e dai fagotti, che è tratto dal canto dei monaci che intonano un salmo per i morituri. Un momento di serenità sembra aprirsi in questa introduzione nel Cantabile, tutto strutturato sul tema dell’aria di apertura di Hélene, ma le percussioni e gli archi con la figurazione ritmica della morte sembrano minacciare una sventura che giunge puntuale nell’Allegro agitato, il cui primo tema, introdotto da un rullo dei timpani in crescendo, è quello del massacro. Dopo il secondo tema, costruito su quello del duetto dell’atto terzo tra Arrigo e Monforte, parte il crescendo a cui segue una terza idea tematica, tratta dall’aria dell’addio di Hélène alla sua amata Sicilia. La ripresa è mutila del primo tema, che, però, appare in brevi cenni a disturbare la ripresa del melodico secondo tema. L’ouverture si conclude con una travolgente coda, Prestissimo, nella quale Verdi ha rivelato tutta la sua maestria di strumentatore. Della stessa opera è eseguita anche la siciliana Mercè, dilette amiche, cantata nell’atto quinto da Elena.
Completata nel mese di ottobre del 1893 dopo circa tre anni di lavoro e rappresentata per la prima volta il 1° febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino, raccogliendo un consenso unanime ed entusiastico sia presso il pubblico che presso la critica, Manon Lescaut è la terza opera di Puccini dopo Edgar e Le Willi. L’atto terzo è introdotto dal celeberrimo Intermezzo che anticipa il triste destino dei due amanti con la morte di Manon. Dal punto di vista formale l’intermezzo è aperto da un’introduzione basata su due temi rispettivamente quello che lega il motivo del nome e quello orchestrale che introduce e accompagna cortese damigella, e quello del destino, a cui segue un Andante calmo, caratterizzato da un tema di bruciante passione.
Composizione altrettanto celebre, per il suo carattere cullante e malinconico, è la poetica e incantevole Barcarola, la cui melodia, costruita su tre note e accennata, nella parte introduttiva, in un’atmosfera magica, fu tratta da Offenbach da una sua precedente opera romantica, Le ondine del Reno, per essere inserita nel terzo atto di Les contes d’Hoffmann (I racconti di Hoffman), ultimo suo lavoro dove divenne il tema della canzone Belle nuit, o nuit d’amour, cantata da Giulietta e Niklausse. Il brano, orchestrato da Manuel Rosenthal, si affermò immediatamente in modo del tutto indipendente dall’opera che, lasciata incompiuta da Offenbach e completata, per quanto riguarda l’orchestrazione, da Ernest Guiraud, fu rappresentata postuma per la prima volta il 10 febbraio 1881 all’Opéra-Comique di Parigi.
Alla poesia della Barcarola di Offenbach segue il luminoso e spettacolare esotismo dei ballabili del secondo atto dell’Aida di Verdi, opera che fu rappresentata al Cairo il 24 dicembre 1871 sotto la direzione di Giovanni Bottesini. Si tratta una delle pagine più spettacolari dell’opera che introducono le celebrazioni per la vittoria riportata da Radamès sugli Etiopi.
Tratta dal primo atto del Macbeth di Verdi, opera rappresentata per la prima volta al Teatro della Pergola di Firenze il 14 marzo 1847 e in seguito rivista, la cavatina di Lady Macbeth Nel dì della vittoria esprime la gioia della donna per la possibile ascesa al trono che si sta concretizzando.
Il concerto è concluso da tre brani, tratti dal Rigoletto, opera composta da Verdi su libretto di Francesco Maria Piave e rappresentata per la prima volta l’11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia. Ad aprire l’antologia è la celeberrima canzone del terzo atto La donna è mobile del Duca, la cui melodia, apparentemente ingenua e orecchiabile, fu, invece, il risultato di un lavoro di cesello testimoniato dagli abbozzi. Seguono la veemente invettiva di Rigoletto Cortigiani, vil razza dannata (Atto II) e il Quartetto dell’atto III, vero e proprio contrappunto dei sentimenti dei quattro personaggi sulla scena, Gilda, il Duca, Rigoletto e Maddalena.
Riccardo Viagrande