Glinka/Babadžanjan /Chačaturjan
KAREN DURGARYAN direttore
VARDAN MAMIKONIAN pianoforte
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Luogo
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Politeama Garibaldi - Palermo
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Venerdì 10 Aprile 2026
Ore
20,30
Durata
100min.
Prezzi
30 - 18 €
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Programma
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Michail Ivanovič Glinka
Novospaskoe, 1804 - Berlino, 1857Ruslan e Ljudmila, ouverture
Seconda opera di Glinka, Ruslan e Ljudmila ebbe una gestazione alquanto lunga e travagliata causata anche da alcune difficoltà intervenute nella stesura del libretto alla quale parteciparono ben cinque persone. Il soggetto, suggerito del direttore del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo che aveva messo in scena con grande successo nel 1836 l’opera Una vita per lo zar, era stato tratto dall’omonimo poema epico di Alexandr Puškin che non poté lavorare al libretto a causa della sua prematura morte avvenuta il 10 febbraio 1837 in seguito alle complicazioni di un ferita all’addome subita in duello. La stesura dell’opera fu, quindi, alquanto lunga e travagliata e occupò ben 5 anni, dal 1837 al 1842, della vita del compositore che, però, non riuscì a ottenere alla prima rappresentazione, avvenuta il 9 dicembre 1842, lo stesso successo arriso all’opera precedente. Diventata oggi una delle opere più popolari in Russia, Ruslan e Ljudmila, la cui trama ruota attorno al cavaliere Ruslan che, dopo aver superato alcune prove, riesce a liberare la sua fidanzata, la principessa Ljudmila, precedentemente rapita da un mago, attinge il materiale musicale dal repertorio popolare russo, finnico, tartaro e persiano. Estremamente concisa e lontana dagli schemi italiani, l’ouverture, in forma-sonata, si basa su due temi dei quali il primo, gioioso e fragoroso, è, come testimoniato dal compositore, ispirato molto probabilmente a uno strano rumore di posate durante una cena di nozze: “Mi trovavo fuori sul balcone e il tintinnio dei coltelli, delle forchette e dei piatti fece una tale impressione in me che ebbi l’idea di imitarli nel preludio di Ruslan. Più tardi lo feci con straordinario successo”.
Di carattere lirico è il secondo tema che dà vita, insieme al primo, all’elaborato sviluppo prima che l’ouverture si concluda con la ripresa del primo tema.
Durata: 8'
Arno Arutjunovič Babadžanjan
Erevan 1921 -Mosca 1983Ballata eroica per pianoforte e orchestra
Maestoso. Allegro Vivace. Andante cantabile. Allegro moderato. Maestoso; Tempo di Marcia Funebre. Allegro vivace. Andante
Compositore sovietico di etnia armena, Arno Arutjunovič Babadžanjan, il cui padre era un insegnante di matematica che si dilettava a suonare il flauto, mostrò sin da bambino le sue doti musicali, che furono notate da Chačaturjan, quando ancora frequentava la scuola materna. Nel corso di una visita in questa scuola, infatti, Chačaturjan, dopo essere rimasto impressionato dalla naturalezza con la quale il bambino cantava accompagnandosi al pianoforte, raccomandò vivamente ai genitori e agli insegnanti di fargli intraprendere gli studi musicali. Ammesso a frequentare il Conservatorio di Erevan nel 1928, ne uscì cinque anni dopo, vincendo il primo premio al Concorso Nazionale dei Giovani Musicisti della Repubblica di Armenia. Dopo essersi diplomato al Conservatorio di Mosca, fece ritorno in quello di Erevan nel 1950 per ricoprirvi la carica di direttore. A questo stesso anno risale anche la composizione della sua Ballata eroica per pianoforte e orchestra, grazie alla quale conseguì una grande popolarità vincendo nel 1951 il Premio Stalin. Da questo momento in poi la popolarità di Babadžanjan andò sempre crescendo fino alla sua morte, avvenuta nel 1983 a causa di una leucemia. In questa sua Ballata eroica si nota quella perfetta sintesi tra il patrimonio melodico e ritmico armeno e una scrittura virtuosistica estremamente moderna dal punto di vista armonico che contraddistingue tutta la produzione di Babadžanjan. Concepita in un unico movimento, la Ballata eroica, pur collocandosi nel solco del genere del concerto per pianoforte e orchestra, se ne discosta per l’accentuazione dell’elemento nazionale ed epico, evidente nell’uso di ritmi e melodie tipici della musica popolare armena, della quale il compositore non cita direttamente i temi. Babadžanjan, infatti, scrive dei temi nuovi rifacendosi alle caratteristiche della musica popolare armena da lui profondamente assimilata e rivisitata in uno stile virtuosistico che si richiama a quello di Rachmaninov e di Chačaturjan. Nella ballata convivono due elementi contrastanti dei quali il primo è di natura eroica, mentre il secondo si distingue per l’intenso lirismo. L’elemento eroico, che traspare già nel maestoso tema iniziale perorato dall’orchestra, si nutre del contrasto fra questa e il solista, il quale, in alcuni punti, sostiene passi di grande virtuosismo che richiamano la scrittura di Prokof’ev e di Bartók, mentre quello lirico, evidente, per esempio, nel tema esposto dal pianoforte al suo ingresso, assume toni di carattere elegiaco.
Durata: 24'
Aram Il'ič Chačaturjan
Tblisi 1903 - Mosca 1978Spartacus Suite (selezione di Karen Durgaryan)
I. Variazione di Aegina e Baccanale
II. Adagio di Spartacus e Phrygia
III. Scena e Danza con Crotala
IV. Danza delle Gaditanae – Vittoria di Spartacus
Durata: 23'
Gajane Suite (selezione di Karen Durgaryan)
I. Il risveglio e la danza di Ayesha
II. Danza delle Fanciulle delle Rose
III. Ninna Nanna
IV. Danza dei montanari
V. Lezghinka
Durata: 18'
Maškaráda Suite
I. Valzer
II. Notturno
III. Mazurka
IV. Romanza
V. Galop
Durata: 17'
“La meravigliosa capacità di Aram Chačaturjan di caratterizzare i suoi eroi con immagini e temi distinti è più evidente che mai nel suo nuovo balletto, Spartacus, nel quale con abilità combina i principi dello sviluppo sinfonico con le specifiche richieste della coreografia. La musica, inoltre, è anche notevole per l’inusuale e originale ricchezza di colori dell’orchestrazione… Mi sembra che una delle migliori caratteristiche della musica di Chačaturjan nel complesso e di Spartacus in particolare, sia il suo spirito popolare… È un grande e gioioso evento nella nostra vita musicale”.
Queste parole di elogio, espresse nei confronti di Spartacus da Šostakovič nel 1955, descrivono perfettamente il linguaggio musicale del poco più anziano collega Aram Il’ič Chačaturjan, compositore georgiano di nascita, ma di origine armena, che nella musica sovietica del Novecento fu una voce originale proprio per la scelta di avvalersi di melodie popolari. Rappresentato per la prima volta a Leningrado il 27 dicembre 1956 presso il Teatro Kirov, attuale Mariinskij Teatr con la coreografia di L. V. Jakobson, Spartacus ebbe, però, una gestazione piuttosto lunga e complessa. La prima idea di comporre un balletto che avesse come tema quello della rivolta degli schiavi, avvenuta tra il 73 e il 71 a. C. e capeggiata da Spartacus, risale, infatti, al 1938 quando Nikolai Volkov aveva proposto a Chačaturjan questo soggetto ispirato al romanzo storico Spartaco (1873) dello scrittore italiano Raffaello Giovagnoli che circolava in una traduzione in russo del 1880-1881. Il compositore, però, non intraprese il lavoro prima dell’estate del 1950, portandolo a termine nel 1954, nonostante “un sentimento di grande eccitazione”, di cui si legge in una nota inserita nella prima pagina del manoscritto, lo avesse pervaso sin dall’inizio. Il tema della rivolta degli schiavi aveva, comunque, affascinato Chačaturjan che, a proposito di questo suo capolavoro, affermò: “Volevo che la partitura esprimesse con chiarezza il dramma della sceneggiatura. Credo che il tema di Spartacus e della rivolta degli schiavi nell’antica Roma abbia oggi grande importanza e attrazione. Pensavo a Spartacus come a un affresco monumentale capace di descrivere la potente valanga dell’antica ribellione degli schiavi per l’affermazione dei diritti umani… L’era di Spartacus fu molto importante nella storia dell’umanità. Oggi, quando la maggior parte dei popoli oppressi nel mondo stanno combattendo con intensità per la liberazione nazionale e l’indipendenza, l’immagine immortale di Spartacus ha acquistato un significato particolare. Quando ho composto la partitura del balletto e ho cercato di catturare l’atmosfera dell’antica Roma per portare in vita le immagini di un passato remoto, non ho mai cessato di sentire l’affinità spirituale di Spartacus con il nostro tempo”.
Protagonista della vicenda è Spartaco che, condotto a Roma dal generale romano Crasso in condizione di schiavitù insieme alla moglie Phrygia, si pone al comando della rivolta degli schiavi. Inizialmente le sorti del conflitto sembrano volgere a favore di Spartaco che circonda la residenza del generale romano, dove è prigioniera la moglie, costringendo alla fuga Crasso e la sua concubina Aegina. Alla fine, però, vittima di un raggiro, Spartaco è sconfitto e crocifisso. Nella presente selezione curata dal maestro Durgaryan, sono proposti quattro tra i brani più famosi e, in particolare: la brillante danza della cortigiana Aegina (Variazione di Aegina e Baccanale); il celebre e poetico Adagio di Spartacus e Phrygia che, utilizzato anche come colonna sonora del film Mayerling, si distingue per lo struggente tema dalla struttura anametrica e per la raffinatissima orchestrazione; la Scena e danza con Crotala, che, aperta da un tema di intenso lirismo degli archi, si accende nella seconda parte dal punto di vista ritmico, e, infine, la sensuale Danza delle Gaditane, donne originarie di Cadice, che, nell’antica Roma, erano delle famose ballerine, e la trionfale Vittoria di Spartacus.
Composto nel 1939 e rappresentato a Erevan nello stesso anno con il titolo di Felicità, il balletto Gajane fu rivisto, una prima volta, tra il 1941 e il 1942 su un libretto di Konstantin Deržavin per una produzione che ebbe luogo a Leningrado, il 20 febbraio 1945, con la coreografia di Nina Anisimova, una seconda volta, nel 1952, e una terza, nel 1957, con una nuova trama. Protagonista è Gajane, una raccoglitrice di cotone che vive in una cooperativa di cotone in Armenia. La donna è sposata con Giko, un ubriacone che la maltratta e che, riconosciuto colpevole di essere un incendiario, è imprigionato. Alla fine, Gajane, dopo aver divorziato da Giko, sposa il presidente della cooperativa Kasakov, in un finale nel quale trova posto la famosa Danza delle spade, non presente, però, in questa selezione di Durgaryan, che, invece, si apre con Il risveglio e la danza di Ayesha, brano nel quale il carattere esotico della ragazza curda Ayesha traspare sia nell’orientaleggiante melodia del meditativo risveglio sia nella focosa danza. Tratta dal primo atto e in particolare dalla scena del lavoro della fattoria, la Danza delle fanciulle delle rose è un intermezzo di pura grazia ed eleganza, nel quale le fanciulle delle rose celebrano la bellezza della natura. Una raffinata orchestrazione e una melodia avvolgente contraddistinguono la Ninna nanna, brano di carattere intimo posto nel secondo atto del balletto, quando la protagonista, che ha scoperto il tradimento del marito, si trova sola con la bambina. Di carattere contrastante è la Danza dei montanari, che, tratta dal terzo atto del balletto, si segnala per il ritmo incalzante e martellante. L’ultimo brano è una Lezghinka, una danza originaria del Caucaso settentrionale in 6/8 e in andamento veloce.
Tratta dalle musiche di scena composte nel 1941 per Maškaráda di Mikhail Lermontov, la suite propone cinque brani famosissimi e, in particolare, il leggero Valzer, il bellissimo Notturno, che si segnala per un assolo del violino, l’energica Mazurka dai ritmi ben marcati, la toccante e malinconica Romanza e lo sfrenato Galop finale.
Riccardo Viagrande