Rachmaninov, Berlioz & Wagner
Giordano Bellincampi, direttore
Aleksandr Kobrin, pianoforte
Fiorenza Cedolins, soprano
27° Concerto in abbonamento
Direttore:
Giordano Bellincampi
Pianoforte:
Aleksandr Kobrin
Soprano:
Fiorenza Cedolins
Il Terzo concerto di Rachmaninov (vulgo Rach 3) gode di grandissima popolarità a causa di un film sulla vita di un pianista nevrotico e sulle difficoltà di esecuzione di questo concerto, un monumento del pianismo post-lisztiano, di una complessità di scrittura che richiede in effetti un solista di grande capacità virtuosistica.
Sempre nel quadro del 150° anniversario della scomparsa di Berlioz (1869-2019), scopriremo una magnifica scena lirica, di grande drammaticità, da lui composta per il Prix de Rome negli anni di apprendistato. La chiusura con Wagner, prima amico e poi rivale di Berlioz, non è casuale.
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Programma
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Sergej Vasil'evič Rachmaninov
Oneg, Novgorod, 1873 - Beverly Hills, 1943Concerto n. 3 in re minore op.30 per pianoforte e orchestra
Allegro ma non tanto
Intermezzo, Adagio; Poco più mosso
Finale, alla breve; Scherzando; Tempo I, alla breve
Il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra, scritto da Rachmaninov per la sua prima tournée americana, fu eseguito per la prima volta il 28 novembre 1909 al New Theater dall’orchestra della New York Symphony Society diretta da Walter Damrosch e con lo stesso autore al pianoforte; parecchie settimane dopo fu eseguito per la seconda volta sotto la direzione di Gustav Mahler. Sul Concerto la critica e la stampa espressero giudizi contrastanti, come si evince da quanto fu scritto sulle colonne del «New York Sun» e del «Russhiye Vedemosh». Nel primo si legge:
“Il Concerto fu troppo lungo e perse il contrasto ritmico e armonico tra il primo movimento e il resto del concerto. Il tema di apertura è sfumato di malinconia che non sorge come fece quello di Čajkovskij all’arrivo della passione travolgente o alta tragedia”.
Mentre sulla rivista russa G. Prokof’ev scrisse:
“Il nuovo concerto rispecchia i migliori lati della potenza creativa di Rachmaninov: semplicità, sincerità e chiarezza di pensieri musicali. Esso ha una freschezza d’ispirazione che non aspira alla scoperta di nuovi pathos. Esso ha una forma tagliente e laconica come pure un’orchestrazione semplice e brillante”.
Il Concerto, tuttavia, fu considerato difficile tanto che il grande pianista Józef Hoffmann, al quale l’opera è dedicata, non lo eseguì mai pubblicamente dicendo che non era per lui e Gary Graffman si lamentò di non averlo studiato quando era studente, cioè quando era ancora troppo giovane per conoscere la paura. Lo stesso compositore, resosi conto delle difficoltà tecniche del Concerto, fece di esso una versione ridotta che, tuttavia, non ebbe successo.
Protagonista assoluto del primo movimento, Allegro ma non tanto, è il solista che lascia il testimone all’orchestra solo nella transizione dal primo al secondo tema, che, pur essendo il più affascinante dell’intero movimento, è del tutto assente nello sviluppo e, infine, è solo accennato nella ripresa. Un intenso lirismo domina il secondo movimento, Intermezzo, Adagio, che si conclude con un malinconico valzer in fa diesis minore, introdotto da terzine del pianoforte e intonato dal clarinetto e dal fagotto su un delicato accompagnamento degli archi in pizzicato. Il Finale, alla breve, presenta elementi tematici desunti dal primo movimento e rielaborati in modo virtuosistico; in particolare il primo tema del primo movimento viene rielaborato nella coda in modo tale da dare vita ad una sorta di danza macabra.
Durata: 40'
Hector Berlioz
La Côte-Saint-André, 1803 - Parigi, 1869La mort de Cléopâtre H. 36
Allegro vivace con impeto (Récit. C’en est donc fait!)
Lento cantabile (Ah! qu’ils sont loin ces jours, tourment de ma mémoire)
Méditation. Largo misterioso (Grands Pharaons, nobles Lagides)
Allegro assai agitato (Non!… non, de vos demeures funèbres)
Nel mese di giugno del 1829 Berlioz partecipò per la terza volta al Prix de Rome, ma anche questa volta, nonostante i favori del pronostico, non riuscì ad ottenere l'ambito premio che, per quell'anno, non fu assegnato dalla giuria composta da Cherubini, Paër, Lesueur, Berton, Boïeldieu e Catel. Le ragioni dei giurati, che per quell'anno decisero di non assegnare il premio piuttosto che darlo a un compositore le cui spinte innovative non intendevano incoraggiare, si possono evincere dal dialogo che lo stesso Berlioz ebbe con Boïeldieu, incontrato per caso il giorno dopo e che il compositore riportò integralmente nei suoi Mémoires:
"Mio caro ragazzo, che avete fatto? - mi disse - avevate il premio in tasca e lo avete gettato alle ortiche.
Eppure, signore, vi assicuro di aver fatto del mio meglio.
Ed è proprio questo che noi vi rimproveriamo. Non avreste dovuto fare del vostro meglio; il vostro meglio è nemico del buono. Come avrei potuto approvare tali cose proprio io che preferisco la musica gradevole?...
È abbastanza difficile, signore, fare musica gradevole per una regina d'Egitto che, divorata dal rimorso e avvelenata dal morso di un serpente, muore in preda ad angosce morali e fisiche.
Oh! Avete sempre mille scuse pronte, non ne dubito; ma ciò non fa differenza; è sempre possibile essere gradevole.
Sì, gli antichi gladiatori sapevano morire con grazia; ma Cleopatra non era così abile, non era quella la sua condizione. Del resto non è morta in pubblico.
Voi esagerate; noi vi chiedevamo mica di farle cantare una contraddanza. Che bisogno c'era, nella vostra invocazione al Faraone, di impiegare armonie così insolite!... Io non sono un armonista, ma confesso che i vostri accordi dell'altro mondo, non li ho per nulla capiti.
Abbassai allora la testa, senza rispondergli come il semplice buon senso dettava. Che colpa ne ho io, se non siete un armonista?"
Effettivamente la musica di Berlioz era troppo ardita e troppo originale per quei severi giurati. Composta su un mediocre testo di Pierre-Ange Vieillard de Boismartin, che aveva, però, la pretesa di guardare a Plutarco, a Shakespeare e a Orazio, questa cantata, che fu eseguita, per la prima volta, nella riduzione pianistica, all'Institut de France di Parigi, il 1° Agosto 1829, rivela, oltre a uno straordinario senso del teatro già vivo e operante nel giovane compositore, alcuni aspetti dello stile maturo di Berlioz sia per quanto attiene alla scrittura armonica caratterizzata da ardite modulazioni enarmoniche sia per quanto riguarda i ritmi.
La cantata, che si apre con un'agitata introduzione orchestrale, alla quale segue un drammatico recitativo di Cleopatra, è divisa in tre parti corrispondenti alle tre arie Ah! Qu'ils sont loin ces jours, Grands Pharaons, nobles Lagides e Du destin qui m'accable. Il momento più alto della partitura è certamente la grande invocazione al Faraone del cui valore Berlioz era talmente convinto che due anni dopo la rielaborò per un coro del Lélio. Di grande forza drammatica è il Finale nel quale Cleopatra si spegne tra singulti e brividi.
Durata: 20'
Richard Wagner
Lipsia 1813 - Ca' Vendramin Calergi 1883I maestri cantori di Norimberga (Die Meistersinger von Nürnberg), Vorspiel (Preludio)
Sehr mässig bewegt (Molto moderatamente mosso), Sehr gewichtig (Molto pesante)
I Maestri cantori di Norimberga erano, nella Norimberga del XVI secolo, artigiani-poeti che, per tradizione, effettuavano le loro gare di canto nella città e Wagner ebbe l’opportunità di conoscere la loro storia nel 1845 quando, per distrarsi dalle fatiche della composizione del Lohengrin, lesse, per puro svago, la Storia della poesia tedesca di Georg Gottfried Gervinus. Il compositore, durante l’estate del 1845, si era recato in vacanza con la moglie Minna, il cane e il pappagallo ai bagni di Marienbad dove, per disposizione del medico, avrebbe dovuto sottoporsi anche ad un ciclo di cure necessarie per i suoi malanni fisici. Le sue condizioni di salute erano buone ed egli si accingeva a trascorrere, com’era nei suoi desideri, un’estate serena, allietata da salutari passeggiate nei boschi della Boemia e da letture non impegnative in grado di distrarlo dalle preoccupazioni abituali e quotidiane. La lettura dei Cantori di Norimberga, pertanto, oltre a soddisfare il suo desiderio di non trascurare gli interessi letterari che vennero, però, orientati verso argomenti non già impegnativi, fece risorgere in Wagner il desiderio, che, peraltro, aveva da tempo, di dedicarsi alla composizione di un’opera buffa, in ciò sollecitato anche dagli amici, come egli stesso ricordò nella Comunicazione ai miei amici:
"A Marienbad, come accadeva sempre quando sfuggivo alla luce accecante del teatro e ai miei doveri di direttore a Dresda, mi trovai ben presto in una disposizione spirituale gaia e leggera. Per la prima volta venne alla luce la mia naturale disposizione alla serenità, legata alla dissipazione artistica. Negli ultimi tempi mi ero sforzato di pensare alla composizione di un’opera buffa. Avevo preso questa decisione, seguendo le buone intenzioni degli amici che mi consigliavano un’opera di genere leggero, adatta ad aprirmi le porte dei teatri tedeschi e ad assicurarmi un successo necessario…"
Passarono, però, 17 anni prima che Wagner si accingesse a scrivere Die Meistersinger von Nürnberg), la cui composizione durò ben cinque anni dal 13 aprile 1862 al mese di ottobre del 1867. Rappresentata per la prima volta sotto la direzione di Hans von Bülow, alla Bayerische Staatsoper di Monaco, il 21 giugno 1868, alla presenza del re Luigi II di Baviera, contravvenendo al desiderio di Wagner il quale avrebbe voluto che fosse Norimberga ad ospitare la première, l'opera fu il suo più grande successo teatrale, nonostante qualche perplessità da parte della critica.
Composta nella primavera del 1862, l'ouverture è una pagina di carattere festoso la cui struttura è ascrivibile alla forma-sonata con un ampio sviluppo nel quale vengono presentati i principali Leitmotiv dell'opera, tra cui spiccano quello della processione dei Maestri e il lirico tema dell'appassionato canto di Walther von Stolzing.
Riccardo Viagrande
Durata: 10'
Guida al concerto