Rossini, Mozart, Saint-Saëns & Sarasate
Salvatore Percacciolo, direttore
Uto Ughi, violino
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Giovedì 20 Dicembre 2018
Ore
21,00
Durata
80min.
Prezzi
9 - 35 €
Concerto straordinario
direttore:
Salvatore Percacciolo
violino:
Uto Ughi
Torna a Palermo con una hit parade di successi il più popolare violinista italiano del nostro tempo, proposto alla città nell'imminenza del Natale. Questo concerto è stato realizzato grazie a Terna, il gestore della Rete di Trasmissione Nazionale dell'energia elettrica, nell'ambito del progetto "Energia in musica per l'Italia": un'iniziativa unica nel suo genere, ideata dall'Azienda per promuovere la cultura della musica classica con un'attenzione particolare alle nuove generazioni.
Main Sponsor:
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Programma
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La Gazza ladra, sinfonia
Maestoso marziale, Allegro, Più mosso
“La Gazza Ladra è uno dei capolavori di Rossini. La compose a Milano nel 1817, per la stagione di primavera”.
Con queste parole sintetiche quanto icastiche, Stendhal, nella sua biografia rossiniana, definì un capolavoro La Gazza ladra di Rossini, opera accolta dal pubblico in modo trionfale alla sua prima rappresentazione avvenuta al Teatro alla Scala di Milano il 31 maggio 1817.
Quando, intorno al mese di marzo del 1817, giunse a Rossini la commissione da parte della Scala di Milano per una nuova opera da rappresentarsi nella stagione di primavera dello stesso anno, il compositore pesarese era assente dalle scene milanesi da ben tre anni. Le ultime opere, l’Aureliano in Palmira e il Turco in Italia, che avevano calcato le scene del prestigioso teatro lombardo, erano state rappresentate rispettivamente nel 1813 e nel 1814 con esito poco brillante. Per Rossini, reduce dal contrastato successo della Cenerentola, si trattavadi un importante ritorno sulle scene del teatro milanese. Per l’occasione gli fu dato un libretto scritto da Giovanni Gherardini (Milano 1778 – 1861), poeta non più giovanissimo, che si cimentò per la prima volta con un libretto d’opera dopo aver vinto un concorso indetto dall’Impresa dei Reali Teatri di Milano. Per questo libretto trasse il soggetto da La pie voleusedi T. Babouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez, un melodramma da boulevard rappresentato a Parigi nel 1815 e basato su un fatto di cronaca. Consapevole dell’importanza della commissione, Rossini si riservò ben tre mesi di tempo per comporre questa nuova opera, per la quale egli non utilizzò la solita tecnica degli autoimprestiti, consistente nella ripresa di musica già scritta per altre sue opere, ma scrisse una musica del tutto nuova. Composta in brevissimo tempo, secondo quanto affermato dallo stesso Rossini in una lettera di dubbia attendibilità nella quale non figura né la data né il nome del destinatario, la sinfonia si apre con tre rulli di tamburo da cui scaturisce un Maestoso marziale che, con una certa ironia, intende probabilmente alludere all’atmosfera militaresca che pervade l’opera. Dopo 9 battute tutte giocate sull’accordo di dominante di mi maggiore, inizia, nella corrispondente tonalità minore, l’Allegro con brio dalla classica e tipicamente rossiniana struttura in forma-sonata senza lo sviluppo centrale conclusa da una coda più vivace;l’Allegro si basa su due temi che, pur non essendo particolarmente estrosi, come notato da Rognoni, conferiscono alla pagina sinfonica una straordinaria unità insistendo sulla terzina. A questi si aggiunge il tema del crescendo che appare come una sintesi di entrambi.
Durata: 10'
Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 1756 – Vienna 1791Concerto n.5 in la maggiore KV 219
Allegro
Adagio Rondò. Tempo di Minuetto
Ultimo dei cinque concerti per violino e orchestra, il Concerto in la maggiore KV 219 fu composto insieme agli altri quattro nel 1775, anno in cui si concentrò la produzione di Mozart di concerti per violino e orchestra, in quanto il Salisburghese non avrebbe utilizzato più in seguito il violino come strumento solista eccezion fatta per la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra KV 364, composta quattro anni dopo nel 1779, preferendogli non solo il pianoforte, ma anche il corno, l’arpa, l’oboe e il clarinetto. A prima vista risulta alquanto sorprendente la scelta di Mozart di dedicare solo cinque concerti ad uno strumento, in realtà, da lui tanto amato, come il violino. Un aneddoto, riportato dalle biografie mozartiane per esaltare la precocità del genio, narra della facilità con cui Mozart, all’età di quattro o cinque anni, suonasse questo strumento. Durante una delle tante serate, in cui il padre Leopold si dilettava a suonare a casa sua insieme con il suo amico Andreas Schachtner, brillante trombettista dell'orchestra di corte di Salisburgo, sembra che il piccolo Mozart abbia chiesto loro di accompagnarli al violino ricevendo un netto quanto brusco rifiuto; essendosi allontanato in lacrime, Wolfgang fu richiamato dal padre a patto che non disturbasse. Il piccolo Wolfgang non solo non disturbò affatto, ma suonò così perfettamente la sua parte da suscitare la meraviglia di Schachtner, che esclamò: qui non c’è più bisogno di me, e la commozione di Leopold che non riuscì a trattenere le lacrime di fronte alla geniale precocità del giovanissimo figlio, le cui doti musicali si rivelavano così promettenti. L’aneddoto, sebbene la sua autenticità sia stata messa in dubbio, adombra un fondo di verità, in quanto sta a dimostrare che Mozart amò effettivamente il violino di cui aveva una conoscenza perfetta; la formazione violinistica di Wolfgang era, infatti, di ottimo livello, in quanto agli insegnamenti del padre, che aveva scritto anche un trattato di esecuzione violinistica e aveva istruito il figlio in modo tale da farlo ben figurare come solista nei concerti di corte, si era aggiunta anche la conoscenza della grande tradizione violinistica e, in particolar modo, delle opere di Vivaldi e Corelli, con le quali il giovane compositore era venuto a contatto durante i suoi viaggi in Italia. Nonostante ciò, le motivazioni, che spinsero Mozart a comporre concerti per violino e orchestra, furono molto probabilmente occasionali, in quanto nel periodo che va dal 1773 al 1777 la corte di Salisburgo era diventata meta di musicisti virtuosi del violino tra i quali è degno di nota il maestro napoletano Antonio Brunetti che ricopriva l’incarico di primo violino dell’orchestra di corte; nei concerti di corte, inoltre, venivano eseguiti con una certa frequenza Divertimenti e Serenate con parti di rilievo virtuosistico affidate proprio al primo violino.
Nel quinto e ultimo concerto, Mozart si concesse qualche libertà formale con il sorprendente e inatteso inserimento, subito dopo l'introduzione e prima della vera e propria esposizione del primo movimento, di un Adagio di intenso lirismo del solista, interpretato come una dedica speciale a qualcuno. Il primo movimento, Allegro aperto, è tutto giocato sulla contrapposizione tra il primo tema di carattere energico e il secondo garbato maggiormente sviluppato. Il secondo movimento, Adagio, si distingue per la melodia di straordinaria bellezza intonata dal solista, mentre l'ultimo movimento è un Rondò in tempo di Minuetto, nel quale appaiono, insieme a reminiscenze del primo movimento, anche elementi esotici, all'epoca di moda e ascritti alla musica turca, nel bellissimo Trio in la minore.
Con garbata decisione il solista suggerisce l'avvio del Minuetto, che l'orchestra accoglie con calore. Molto originale è l'espediente di introdurre in questo terzo movimento segmenti tematici dal primo. Una nuova sorpresa ci attende con il bellissimo Trio, Allegro in la minore, una specie di mascherata fantastica di tutti gli strumentisti, in abiti turchi o zigani. Era un tipo di esotismo allora di moda (spesso presente anche in Haydn), ma qui l'idea ha una sua spavalderia insolita e irresistibile. Dopo la ripresa del Minuetto il Concerto con sorridente eleganza si conclude con i due segmenti con i quali si era iniziato.
Durata: 29'
Camille Saint-Saëns
Parigi, 1835 - Algeri, 1921Introduzione e Rondò Capriccioso
Andante malinconico. Allegro ma non troppo
Nonostante abbia attraversato l'intera seconda metà dell'Ottocento, Saint-Saëns si dimostrò nella sua produzione quasi sempre refrattario ai principi dell'estetica romantica preferendo ad essi quelli del classicismo a cui conformò la maggior parte dei suoi lavori. Un'importante eccezione a tale tendenza è costituita proprio da questo brano, Introduzione e Rondò capriccioso, composto nel 1863 per il diciannovenne, ma già grande violinista Pablo De Sarasate, per il quale il compositore francese avrebbe scritto anche il Primo e il Terzo concerto per violino e orchestra. Concepita inizialmente come conclusione di un lavoro di maggiore respiro, questa pagina, che si è diffusa in modo autonomo, è diventata presto uno dei cavalli di battaglia non solo di Sarasate, ma anche di altri grandi e famosi e violinisti.
Il brano si apre con un'Introduzione di intenso lirismo caratterizzata da una melodia malinconica che si staglia su una struttura armonica varia e cangiante. Pagina brillante, nella quale si alternano momenti tecnicamente complessi con altri di natura lirica, il Rondò successivo, che trova, talvolta, la sua ispirazione nel folklore spagnolo, secondo una moda piuttosto in voga all'epoca, si conclude con una travolgente Coda di grande effetto.
Durata: 11'
Pablo de Sarasate
Pamplona, 1844 - Biarritz, 1908Carmen Fantasia op.25
Allegro Moderato, Moderato, Lento assai, Allegro Moderato, Moderato
Come è accaduto per molti altri capolavori del teatro musicale, anche la Carmen di George Bizet non ebbe, alla sua prima rappresentazione avvenuta il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi, un’accoglienza tale da far presagire la straordinaria fortuna di cui avrebbe goduto in seguito. Il benpensante pubblico parigino, saldamente ancorato al moralismo e al perbenismo della borghesia che proprio in quel periodo celebrava i suoi fasti, rimase scandalizzato dal soggetto dell’opera che i librettisti H. Meilhac e L. Halévy avevano tratto da una novella di Mérimée, in cui tutti i valori borghesi dell’Ottocento romantico venivano sistematicamente colpiti e il lieto fine, tipico di quel genere teatrale, era disatteso per la morte della protagonista per mano del suo gelosissimo amante Don José. Carmen, alla cui composizione Bizet si era dedicato sin dal 1872 con grande entusiasmo, oltre a rimanere un’opera importante per aver anticipato, insieme al verismo e al realismo psicologico nel teatro lirico, il mito decadente della femme fatale, suprema dispensiera di piacere, ma anche di morte, avrebbe conosciuto il successo già nell’autunno dello stesso anno in una rappresentazione a Vienna con i dialoghi parlati sostituiti con recitativi da Giraud.
Pablo de Sarasate, già autore di fantasie su temi di opere, come Der Freischütz, Don Giovanni, Faust, La Forza del Destino, Martha, Mireille, Roméo et Juliette, Zampa, nel 1883 in occasione di un concerto a Parigi, non resistendo al fascino di questo capolavoro del teatro musicale, ne approntò una fantasia nella quale vengono rielaborati in senso virtuosistico i temi più famosi a partire dall'Aragonaise, preludio dell'atto terzo. All'Habanera, variata in modo estroso, seguono il motivo canzonatorio di Carmen (Tra la la ... Coupe-moi, brûle-moi) e la Seguidille anche questa sottoposta a variazioni. La fantasia si conclude con La Chanson bohème di Carmen, Frasquita, Mercedes, che, tratta dalla parte iniziale del secondo atto, costituisce il brano di maggiore difficoltà tecnica dell'intera fantasia.
Durata: 12'
Guida al concerto