Roussel, Copland, Offenbach & Rosenthal
Jean-Luc Tingaud, direttore
Francesco Salamone, clarinetto
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Sabato 30 Novembre 2019
Ore
17,30
Durata
70min.
Prezzi
25 - 12 €
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Programma
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Albert Roussel
Tourcoing 1869 - Royan 1937Le festin de l’araignée (La festa del ragno) op.17, Fragments symphoniques dal ballet-pantomime (nel 150° anniversario della nascita)
Prélude (Preludio)
Entrée des fourmis (Ingresso delle formiche)
Danse du papillon (Danza della farfalla)
Eclosion et danse de l'éphémère (Schiudersi e danza dell'efemera)
Funérailles de l'éphémère (Funerali dell'efemera)
La nuit tombe sur le jardin solitaire (La notte scende sul giardino solitario)
Nato nel 1869, esattamente 150 anni fa, Albert Roussel iniziò tardi la sua carriera di musicista, dal momento che era stato avviato dai genitori, i quali si rifiutarono sempre di assecondare la sua passione per la musica, alla carriera militare. Fino all'età di 25 anni egli prestò, infatti, il suo servizio nella marina francese dove ebbe modo, però, di coltivare la sua passione per la musica suonando il pianoforte durante i balli degli ufficiali. Date le dimissioni dalla marina, Roussel decise di seguire studi musicali regolari con Vincent d'Indy, vincendo nel 1897 il concorso promosso dalla Società dei Compositori con due suoi madrigali presentati con diversi pseudonimi ai quali dalla giuria fu attribuito il primo premio ex-aequo. Diventato docente di contrappunto presso la Schola Cantorum, ebbe come studenti Erik Satie, il ceco Bohuslav Martinů ed Edgard Varèse e ottenne uno dei suoi più importanti successi con il balletto Le festin de l'araignée composto su commissione del Théâtre des Arts dove fu rappresentato per la prima volta il 3 aprile 1913. Inizialmente Roussel, poco entusiasta di scrivere un balletto di cui erano protagonisti un ragno e altri insetti, era intenzionato a rifiutare la commissione che egli decise di accettatare solo dietro le insistenze della moglie. Dal balletto Roussel trasse dei frammenti sinfonici che costituiscono più della metà dell'intera partitura, dalla quale espunse le parti più violente costituite dalla danza del ragno e dalla battaglia delle mantidi per lasciare quelle più impressionistiche a partire dal preludio che ambienta la scena in un giardino magico (Prélude) dove un ragno attende la sua preda. Accompagnate da un ritmo vivace, entrano le formiche (Entrée des fourmis) che provano a trascinare un petalo di rosa, troppo pesante per loro. Interviene anche una farfalla (Danse du papillon) che nel momento culminante della sua leggera danza, all'interno della quale emerge la voce dell'oboe, resta intrappolata nella ragnatela, rappresentata dai trilli acuti dei violini primi. Nella ragnatela restano anche intrappolati prima due vermi e poi due mantidi religiose che finiscono per azzuffarsi tra di loro. Un'efemera, dopo essere sbocciata e aver danzato un valzer vivace ma solcato all'interno da un senso di morte incombente, cade morta (Eclosion et danse de l'éphémère). Alla fine, quando il ragno sta per banchettare con i cadaveri delle sue prede, è ucciso da una delle mantidi liberata da due coleotteri. Gli insetti sopravvissuti fanno, allora, un piccolo, ma solenne funerale per l'efemera (Funérailles de l'éphémère), mentre la notte scende accompagnata dalla musica sommessa della parte iniziale (La nuit tombe sur le jardin solitaire).
Durata: 15'
Aaron Copland
New York 1900 - New York 1990Concerto per clarinetto e orchestra
Slowly and expressively (Lento ed espressivo)
Cadenza
Rather fast (Abbastanza veloce)Il Concerto per clarinetto, archi e arpa fu composto tra il 1947 e il 1948 su commissione del famoso clarinettista jazz, Benny Goodman, soprannominato il re dello swing, che lo eseguì due anni dopo, il 6 novembre 1950, con la NBC Symphony Orchestra diretta da Fritz Reiner; era quello un periodo di intenso lavoro per Copland che aveva appena completato la sua terza sinfonia ed era di ritorno da Rio de Janeiro, dove, nei momenti di pausa, aveva abbozzato il primo dei due movimenti di cui si compone il lavoro. L’incontro con Benny Goodman fu molto importante per Copland che, in precedenza, aveva confessato a Philip Ramey di aver utilizzato elementi ispirati dal linguaggio jazz adottato dal gruppo del celebre clarinettista, precisando, tuttavia, che tutti gli elementi tratti dal jazz e presenti in questo concerto «non avevano nulla a che fare con l’improvvisazione jazz per la quale Benny Goodman e il suo sestetto erano diventati famosi». In questo concerto, come affermò lo stesso Copland, vi è «una fusione inconscia di elementi legati alla musica popolare dell’America del Nord e del Sud», presenti, soprattutto, nella cadenza che collega i due movimenti, di cui si compone il lavoro, eseguiti senza soluzione di continuità. È abbastanza riconoscibile, infatti, una melodia brasiliana ascoltata dal compositore stesso a Rio.
Il primo movimento, lento, espressivo e composto nella forma della canzone tripartita (A-B-A), presenta un soffuso lirismo soprattutto nella parte del clarinetto che intona una morbida melodia su un discreto accompagnamento degli archi ed è collegato al secondo da una cadenza che offre al solista la possibilità di mostrare le sue doti virtuosistiche. Il secondo movimento, formalmente un rondò rapido e frenetico, si distingue per i frequenti cambiamenti ritmici e i violenti cambi di registro del clarinetto. Il brano si conclude con una coda elaborata in do maggiore.
Durata: 18'
Jacques Offenbach
Colonia, 1819 - Parigi, 1880La Belle Hélène, ouverture (nel bicentenario della nascita)
Considerato fino a qualche tempo fa erroneamente il padre dell’operetta, il cui vero fondatore fu invece Florimond Ronger, noto con il nome di Hervé, Offenbach, del quale si celebra il bicentenario della nascita, fu certamente uno dei compositori più rappresentativi di questo genere vantando una copiosissima produzione il cui tema fondamentale ebbe come oggetto la satira della Francia e della sua capitale nel periodo del Secondo Impero. All'interno della sua produzione La Belle Hélène, composta nell'estate del 1864 su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, fu considerata uno dei maggiori capolavori di Offenbach sin dalla sua prima rappresentazione avvenuta al Théâtre des Variétés il 17 dicembre 1864. In essa l'autore non si limitò soltanto a fare satira sul gusto neoclassico dei poeti e degli scrittori a lui contemporanei e a stigmatizzare i costumi della società del suo tempo, ma parodiò anche i gusti e gli stili musicali allora imperanti. L'operetta, che segnò il raggiungimento della maturità artistica di Offenbach, suscitò molto scalpore perché la satira sul mondo classico greco scandalizzò alcuni poeti come Théodore de Banville e Théophile Gautier il quale non poteva accettare che fossero ridicolizzati gli eroi di Omero, dal momento che, in questo lavoro, è stravolta la storia di Elena, che appare come una dama da salotto, la quale, stanca di un marito stupido, cerca di divertirsi con Paride. Una testimonianza di queste polemiche è costituita da un articolo, a firma di Paul de Saint-Victor, uscito su «La Presse», giornale per il quale scriveva anche Théophile Gautier:
"Io mio rifiuto di parlare di L’Enlèvement de la Belle Hélène [sic], come farei se dovessi rendere conto di una pièce scritta in lingua straniera. Adoro ciò di cui essa si fa beffe e venero ciò di cui si burla. I suoi lazzi mi rattristano, le sue accuse mi scandalizzano. […] Senza dare più dell'importanza necessaria a delle facezie, io ne sono scioccato come da un sacrilegio. […] Questo ridere per nulla intelligente parte da un cattivo istinto stuzzicato, è quello che eccita, tra le folle, lo spettacolo delle grandezze decadute; è il riso del Barbaro che beve nei calici di un tempio e usa come bersaglio i suoi basso-rilievi".
Per quest'operetta Offenbach scrisse un breve preludio, che fu arricchito in seguito da vari arrangiatori e che nella versione originaria era costituito da due elementi contrastanti dei quali il primo rappresenta con ironia il decaduto mondo omerico con un tema brillante e il secondo l'aspetto sentimentale attraverso un insinuante valzer. Nella versione correntemente eseguita oggi questo preludio è integrato con la scoppiettante conclusione orchestrale del secondo atto.
Durata: 7'
Jacques Offenbach
Colonia, 1819 - Parigi, 1880 Manuel Rosenthal
Parigi 1904 - Parigi 2003Gaîté parisienne, Suite
Ouverture
Tortoni Allegro moderato
Polka
Valse
Marche
Grand Valse
Can Can n. 1
Quadrille
Can Can n. 2
La satira nei confronti della Parigi del Secondo Impero informa la Suite tratta dal balletto Gaîté parisienne del famosissimo coreografo Léonide Massine che nel 1938, in omaggio al compositore francese, aveva pensato bene di strutturarlo servendosi delle musiche più famose di Offenbach per accompagnare un esile soggetto scritto dal conte Étienne de Beaumont. Inizialmente Massine si era rivolto per orchestrarle al direttore d’orchestra francese Roger Désormiére che declinò l’invito per mancanza di tempo chiedendo, a sua volta, a Manuel Rosenthal di farsi carico di questa commissione. Infastidito, Rosenthal rispose inizialmente a Désormiére:
“Non conosco bene Offenbach; non sono abituato ad orchestrare la musica di altri; non lo voglio fare; non conosco Miasine [Massine]”.
Solo dopo le insistenze di Désormiére, Rosenthal decise di accettare la commissione e il balletto, andato in scena per la prima volta il 5 aprile del 1938 all’Opéra di Montecarlo, riscosse un successo enorme. Ancora oggi il balletto, il cui titolo originario, Tortoni, riferito al nome di un noto Café di Parigi e, poi, modificato su richiesta di Rosenthal, è riproposto da molte compagnie di ballo insieme alla Suite che, ricavata dai suoi brani più famosi, continua a riscuotere un grande successo grazie al carattere brillante delle sue musiche. Il balletto è ambientato nel famoso caffè parigino, nel quale si intrecciano le vicende amorose più o meno fortunate di una guantaia, di un barone, di un duca, di un ufficiale, di una fioraia, di alcune donnine allegre e di ballerine di can-can. Per descrivere musicalmente questo esile soggetto Rosenthal assemblò un pot-pourri di danze e melodie tratte dalle operette di Offenbach, tra le quali spiccano i due celebri can-can.
Riccardo Viagrande
Durata: 17'