Settimana Musica Sacra di Monreale
Flavio Colusso, direttore
Elena Cecchi Fedi, soprano
Michele Vannelli, organo
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Luogo
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Duomo di Monreale
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Lunedì 05 Ottobre 2020
Ore
21,00
Durata
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Prezzi
- €
Lamentationes
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Programma
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Alessandro Scarlatti
Palermo, 1660 - Napoli, 1725Incipit lamentatio Jeremiae Prophetae
Alessandro Scarlatti
Palermo, 1660 - Napoli, 1725Concerto n.1 in Fa minore per organo (Grave-Fuga-Largo- Allemande. Allegro) trascrizione per organo di Michele Vannelli (prima esecuzione)
Alessandro Scarlatti
Palermo, 1660 - Napoli, 1725Lectio tertia Feria V. in Cena Domini
Flavio Colusso
Roma 1960Quid agis cor meum? Prima esecuzione della nuova versione
Padre di Domenico, Alessandro Scarlatti (Palermo 1660 - Napoli 1725), fu una delle figure musicali di spicco nel panorama musicale della sua epoca. Trasferitosi giovanissimo a Roma, dove avrebbe studiato con Carissimi, si impose con la sua prima opera Gli equivoci nel sembiante che gli fece ottenere la protezione di Cristina di Svezia, anche se svolse la maggior parte della sua attività a Napoli dove fu maestro della Real Cappella dal 1683 al 1702 e dal 1708 alla morte. Autore di una vastissima produzione in tutti i generi della musica vocale, sia profana che sacra, Scarlatti compose intorno al 1706 non si sa bene per quale committente dal momento che non esistono notizie certe sulla loro genesi ben 6 Lamentazioni: due per il Giovedì santo (Feria V in Coena Domini) cantate il mercoledì sera, due per il Venerdì santo (Feria VI in Parasceve) cantate il giovedì sera, e due per il Sabato santo (Lettioni del Venerdì Santo). In quest'occasione sono eseguiti i brani, Incipit lamentatio Jeremiae Prophetae e Lectio tertia Feria V. in Cena Domini, entrambe tratte dalla prima lamentazione per la celebrazione della Messa in Cena Domini del Giovedì Santo, ma che erano cantate il mercoledì sera in quanto le lamentazioni facevano parte del Mattutino, derivazione della primitiva preghiera notturna Vigiliae che prese nell’alto Medioevo i nomi di Agenda vigilarum, Officium nocturnale o Nocturnum, per il quale S. Benedetto prescriveva l’ottava ora della notte, intorno alle due.
Non si conosce la genesi del Concerto n.1 in Fa minore di Alessandro Scarlatti, il primo di una silloge di Sei concerti a 7 parti per due violini e violoncello obbligato, con in più due violini, un tenore e basso continuo pubblicata postuma a Londra dall'editore Cooke nel 1740, 15 anni dopo la morte del compositore. Questo lavoro è scritto nella forma barocca del concerto grosso fissata da Torelli e da Corelli e caratterizzata dal dialogo e dal contrasto tra il concertino, costituito dal violino I e II e dal violoncello, e il ripieno, formato da quattro sezioni d'archi. Nei concerti di Scarlatti appare evidente, anche rispetto ai modelli di Torelli e di Corelli, una maggiore attenzione alla scrittura contrappuntistica e all'espressione che trova uno dei suoi esempi proprio in questo primo concerto. Scritto nella tenebrosa tonalità di fa minore, il concerto si articola in quattro movimenti, dei quali il primo, Grave, e il terzo, Largo sono due adagi particolarmente espressivi che si segnalano per la presenza di ligature e durezze. Il secondo movimento è un Allegro nella forma della fuga, mentre l'ultimo è un'Allemanda. La specifica tipologia dei movimenti e il carattere austero del brano hanno ispirato la sua trascrizione per organo, realizzata da Michele Vannelli e presentata qui in omaggio al monumentale strumento della Cattedrale di Monreale.
Conclude il programma del concerto la nuova versione, approntata appositamente per la settimana di musica sacra di Monreale, di Quid agis cor meum per soprano, archi, organo positivo e clavicembalo, di Flavio Colusso (Roma 1960 -) il quale si è avvalso di un testo poetico tratto dall’omonimo mottetto di Giacomo Carissimi che recita: «Quid agis cor meum? / cur Jesum non amas, suspiras, non clamas / o dulcem, amabilem Deum. / Cantabo, laudabo, nec unquam cessabo amare, clamare, o dulcem amabilem Deum. / [...] Ecce nobis Dominus in locum munitum, et in locum refugii, factus est; venite, properate, flammis dexteras armate: impugnate, jaculate faces, vibrate tela, librate fulmina, et agitate sagittas. / Cedet, cadet, dissipabitur, effugabitur avversarios atrox a facie Salvatoris nostri Jesu. / Non Deus rigoris, / sed Deus amoris: / non ferro pugnavit, /sed flamma triumphavit». A proposto di questo lavoro Antonio Mazza ha scritto:
"Sempre raffinata la ricognizione musicale che Flavio Colusso compie ormai da anni, spingendosi nel cuore dell’arte barocca, fino a quel punto magico in cui “melos” e voce assumono una fisionomia del tutto inedita rispetto al passato. È un tipo di espressione che, nella diversa dosatura dei tempi e dei modi, nella novità dello stile, ha colori spesso cangianti, vivi, caldi, come è appunto il Barocco. Sia nel filone sacro, sia nel filone profano che, nel ‘600, il periodo di fioritura, procedono in parallelo [...] il giusto equilibrio fra i due eterni contendenti viene ristabilito da Quid agis cor meum? di Flavio Colusso, vibrante espressione di spiritualità dell’oggi ma con uno sguardo attento al passato".
Riccardo Viagrande
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