Di danza in danza
Domenico Longo, direttore
Signum Saxophone Quartet
Bisacquino - Piazza Triona
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Programma
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Camille Saint-Saëns
Parigi, 1835 - Algeri, 1921Samson et Dalila, baccanale
“Massimo organista al mondo”. Così era stato definito da Franz Liszt Camille Saint-Saëns nel periodo in cui il compositore francese svolgeva la funzione di organista nella chiesa della Madeleine a Parigi, incarico che ricoprì ininterrottamente dal 1858 al 1877. In quello stesso periodo il pensiero costante del teatro assillava Saint-Saëns che, pur avendo già composto due opere mai rappresentate, Le Timbre d’argent e La Princesse Jaune, aveva in mente un progetto ambizioso: un’opera che narrasse l’importante episodio biblico di cui sono protagonisti Sansone e Dalila. Il progetto incominciò a prendere forma nel 1869 quando Saint-Saëns decise di mettere in musica il libretto scritto da Ferdinand Lemaire, ma la composizione procedette piuttosto a rilento. Nel 1870 la guerra franco-prussiana, infatti, non era stata priva di conseguenze in Francia per l’attività musicale che aveva subito un arresto; a ciò si aggiunge anche la delusione di Saint-Saëns per la bocciatura di un brano dell’opera che aveva fatto ascoltare nel corso di un’audizione privata. Non si sa se Saint-Saëns avesse avuto l’intenzione di abbandonare il progetto, ma certamente fu determinante per il prosieguo del suo lavoro l’incontro, avvenuto a Weimar nel 1870 in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Beethoven, con Franz Liszt all’epoca direttore artistico del teatro di quella città. Incoraggiato da Liszt a proseguire il suo lavoro, Saint-Saëns riprese la composizione portandola a termine nel 1874. L’opera, il cui primo atto, eseguito in forma di concerto il 12 marzo 1875, ebbe un’accoglienza piuttosto fredda, fu messa in scena per la prima volta solo tre anni dopo grazie all’interessamento di Liszt che la fece rappresentare in versione tedesca per la prima volta il 2 febbraio 1877 nel Teatro Granducale di Weimar dove il successo riscosso fu notevole. Da quel momento l’opera entrò stabilmente nei cartelloni dei maggiori teatri europei, ma dovette aspettare ben 13 anni prima che venisse rappresentata in Francia e precisamente il 3 marzo del 1890 a Rouen, dove ottenne il meritato successo anche in patria.
Inserito nell’atto terzo dell’opera, secondo la tipica struttura del Grand-Opéra che prevedeva la presenza di scene danzate, il Baccanale ne costituisce una delle pagine più significative affermatasi come brano sinfonico autonomo per il carattere orientaleggiante delle sue melodie perfettamente ascrivibili all’esotismo francese di fine Ottocento. Questo carattere è evidente già nel tema di apertura dell’oboe solista che evoca le sensuali movenze di una ballerina. In seguito ha inizio e diventa più intensa la festa in onore del dio Bacco caratterizzata da una crescente eccitazione che si trasforma in una danza frenetica di tutti i partecipanti, mentre Sansone e Dalila si isolano in un loro mondo. Un sereno interludio si trasforma in voluttuoso episodio con un tema molto tenero da cui scaturisce, prima, una melodia piena di passione e, poi, un trascinante crescendo alla cui conclusione tutti cadono stremati dall’eccitazione.
Durata: 8'
Astor Piazzolla
Mar de la Plata 1921 - Buenos Aires 1992 Theodore Kerkesos
Tango Suite 1965-1970
Preludio
Fuga y mistero
Fugata
Milonga del Angel
Adios Nonino
Libertango
Argentino di origine italiana, Astor Piazzolla è stato giustamente considerato il più grande compositore di tanghi, nonostante abbia modificato le caratteristiche fondamentali di questa danza che gli Argentini conservano come qualcosa di sacro. Piazzolla ha avuto il grande merito di aprire il Tango al jazz e anche ad una scrittura dissonante estremamente moderna mantenendone sempre il carattere sensuale e la straordinaria forza comunicativa capace di affascinare e sedurre il pubblico. Della sua produzione sono stati fatti numerosi arrangiamenti tra i quali spicca questa Tango Suite 1965-1970 per quartetto di sassofoni e orchestra realizzata dal sassofonista greco Theodore Kerkezos, nelle quale sono riproposte alcune delle pagine più celebri del compositore argentino e, in particolar modo, la Milonga del Angel, Adios Nonino e Libertango
Durata: 25'
Georges Bizet
Parigi, 1838 - Bougival, 1875Carmen, suite 1 e 2 (selezione)
Suite 1 (Ernest Guirard)
Prelude (Andante maestoso)
Aragonaise (Allegro vivo)
Intermezzo (Andantino quasi allegretto)
Seguedille (Allegretto)
Les Dragons D’Alcala (Allegro moderato)
Les Toreadors (Allegro giocoso)
Suite n. 2 (Ernest Guirard)
Marche des contrabandiers
Habañera
Danse Bohème
Come è accaduto per molti altri capolavori del teatro musicale, anche Carmen di George Bizet non ebbe, alla sua prima rappresentazione avvenuta il 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi, un’accoglienza tale da far presagire la straordinaria fortuna di cui avrebbe goduto in seguito. Il benpensante pubblico parigino, saldamente ancorato al moralismo e al perbenismo della borghesia che proprio in quel periodo celebrava i suoi fasti, rimase scandalizzato dal soggetto dell’opera che i librettisti H. Meilhac e L. Halévy trassero da una novella di Mérimée, in cui tutti i valori borghesi dell’Ottocento romantico venivano sistematicamente colpiti e il lieto fine, tipico di quel genere teatrale, era disatteso per la morte della protagonista per mano del suo gelosissimo amante Don José.
La prima Suite, costituita da alcuni dei passi più significativi dell’opera, si apre con l’Ouverture, formata dai due brani iniziali, Toreadors, dove, con un ritmo travolgente, vengono presentati i temi della scena iniziale dell’atto quarto che preparano l’atmosfera della corrida, e Prelude in cui è esposto il minaccioso ed inquietante tema del destino su un angoscioso tremolo degli archi. Segue il preludio all’atto quarto, Aragonaise, in cui il colore spagnolo emerge nei ritmi e nelle sonorità orchestrali. Di carattere lirico è il successivo Intermezzo, preludio all’atto terzo, caratterizzato da una poetica melodia del flauto; la suite si conclude con una stilizzata marcia, Les Dragons D’Alcala.
Non meno famosi sono i brani della Seconda suite della quale sono in programma la Marche des contrabandiers, originariamente un brano corale che introduce un’atmosfera notturna, la celeberrima Habanera, cantata da Carmen nell’atto primo, nella quale il carattere gitano della femme fatale è espresso da un tema che Bizet trasse da una canzone popolare del compositore spagnolo Yradier, e la Danse Bohème, un’energica danza gitana di grande effetto, nella quale la parte di Carmen è sostenuta dai legni e da un assolo della tromba.
Durata: 21'
Alberto Ginastera
Buenos Aires 1916 - Ginevra 1983Danzas del ballet Estancia
Los trabajadores agrícolas
Danza del trigo
Los peones de hacienda
Malambo
Compositore argentino di origine sia spagnola che italiana, Alberto Ginastera, dopo aver studiato nel Conservatorio di Buenos Aires, presso il quale conseguì il diploma nel 1938, si perfezionò negli Stati Uniti con Aaron Copland, per fare ritorno nel 1947 in Argentina. Qui, oltre a diventare membro di importanti istituzioni come il Consiglio Internazionale della Musica (UNESCO), l'Accademia Nazionale delle Belle Arti e l'American Academy of Arts and Sciences, fondò il Conservatorio di La Plata ed ebbe tra i suoi allievi anche Astor Piazzolla. Secondo quanto affermato dallo stesso Ginastera, la sua produzione può essere divisa in tre fasi delle quali, la prima, chiamata del nazionalismo oggettivo, si segnala per l'utilizzo di elementi tratti dal folklore argentino. A questo periodo risale la composizione del balletto in un atto e cinque scene Estancia che, scritto nel 1941 su commissione dell'American Ballet Caravan, non fu subito messo in scena a causa di problemi sorti all'interno della compagnia. Del balletto, che, infatti, avrebbe visto le scene soltanto nel 1952, fu però eseguita nel 1943 a Buenos Aires una suite di quattro danze che si è affermata nel repertorio sinfonico. La prima danza Los trabajadores agrícolas (Agricoltori) è una pagina di grande vivacità ritmica, mentre il secondo brano Danza del trigo (Danza del grano) è un interludio di carattere lirico nel quale si segnala il bel tema iniziale del flauto. Estremamente marcati dal punto di vista ritmico sono gli ultimi due brani Los peones de hacienda (Braccianti agricoli) e Malambo, una danza diffusa presso i gaucho.
Riccardo Viagrande
Durata: 14'