Betta, Kabalevskij & Berlioz

Julian Kuerti, direttore

Francis Gouton, violoncello

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    12 Aprile 2019

    Ore

    21,00

    Durata

    110min.

    Prezzi

    12 - 25 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    13 Aprile 2019

    Ore

    17,30

    Durata

    110min.

    Prezzi

    12 - 25 €

    Calendario

22° Concerto in abbonamento

Direttore:
Julian Kuerti

Violoncello:
Francis Gouton

La Fantastica, l’opera più celebre del giovane Berlioz, che inaugurò il genere del poema sinfonico, viene riproposta nel 150° anniversario della morte del compositore. Nella prima parte una novità assoluta commissionata al palermitano Marco Betta, in omaggio al 60° anniversario dell’OSS e una novità per Palermo di Kabalevsky, compositore russo coetaneo di Šostakovič, ma al contrario di lui strettamente legato ai dogmi del realismo socialista, autore di piacevoli concerti, scritti per i più famosi solisti sovietici.

  • Programma

  • Marco Betta
    Enna, 1964

    Notturno per orchestra

    Opera commissionata dalla FOSS per la sua 60a stagione concertistica 1958-2018. Prima esecuzione assoluta.

    Andante

     

    Composto sul finire del 2018 e nei primi mesi del 2019 su commissione dell'Orchestra Sinfonica Siciliana che lo eseguirà in prima assoluta in quest'occasione, Notturno è uno dei lavori più recenti di Marco Betta, compositore siciliano, autore di una vasta produzione in ogni genere musicale eseguita sia in Italia che all'estero. Contrariamente a quanto farebbe pensare il titolo, questo lavoro non ha nulla di romantico, configurandosi, in realtà, come un notturno virgiliano. Il brano si ispira, infatti, a due passi del famoso secondo libro dell'Eneide: «et iam nox umida caelo / praecipitat suadentque cadentia sidera somnos» («E già la notte umida dal cielo / precipita e le stelle che cadono inducono ai sonni») e «Vertitur interea caelum et ruit Oceano nox» («Intanto il cielo gira e dall'Oceano corre la notte»). In questo lavoro il paesaggio notturno è evocato grazie a una scrittura che nel suono e nella ricerca delle sue possibilità dinamiche e timbriche trova la sua peculiarità alfine di creare un'atmosfera di sospensione resa perfettamente, già nella parte iniziale, da un tappeto sonoro di archi che eseguono in pianissimo suoni armonici. Su questo tappeto, inizialmente immobile, si staglia una melodia siciliana di vaga ascendenza araba e di carattere rapsodico affidata al violoncello solista. Con il ravvivarsi dei suoni lunghi grazie a crescendi e diminuendi, che sembrano scavarli al loro interno, appare nella parte del fagotto un nuovo soggetto ripreso successivamente dall'oboe per contagiare anche altri strumenti in una scrittura che si fa sempre più tesa e ricca dal punto di vista timbrico. A quest'evocazione di un notturno siciliano segue una sezione particolarmente suggestiva che, ispirata al secondo dei due passi citati in precedenza, è una vera e propria marcia funebre costruita su una serie dodecafonica esposta dai contrabbassi e ripresa in forme permutate dagli altri strumenti in una scrittura tale da dar vita ad un climax di grande intensità drammatica di cui sono protagoniste anche le percussioni. Raggiunto il punto culminante in un fortissimo, l'atmosfera di sospensione ritorna nel finale caratterizzato da sonorità diafane, quasi impalpabili.

    Durata: 12'

    Dmitrij Borisovič Kabalevskij
    San Pietroburgo, 1904 - Mosca, 1987

    Concerto n.2 in do minore/maggiore op.77 per violoncello e orchestra

    Molto sostenuto, Allegro molto e energico

    Presto marcato

    Andante con moto, Allegro Agitato, Molto tranquillo

     

    Annoverato tra i più grandi compositori sovietici moderni, Dmitrij Borisovič Kabalevskij fu una delle personalità di spicco del panorama musicale dell'Unione Sovietica alle cui istanze estetiche ha dato voce nella sua vasta produzione. Impegnato politicamente e fondatore dell'Organizzazione dei compositori dell'Unione sovietica, Kabalevskij ha sempre adottato un linguaggio musicale, influenzato da Prokof'ev e da Scriabin di facile ascolto, ricco di effetti brillanti e lontano, quindi, dalle sperimentazioni musicali novecentesche a favore di una scrittura diatonica, talvolta intrecciata con elementi cromatici e con un'armonia che gioca sul contrasto tra modo maggiore e modo minore.

    Tra le sue opere strumentali, un posto di rilievo è occupato dal Secondo dei due concerti per violoncello e orchestra, composto nel 1964 e costituito da tre movimenti che si susseguono senza soluzione di continuità. Il primo si apre con una sezione particolarmente suggestiva in do minore (Molto sostenuto) che, aperta da un rullo dei timpani, vede subito protagonista il violoncello solista che esegue dei suoni pizzicati su note lunghe affidate ai contrabbassi. Poco convenzionale è il passaggio al virtuosistico Allegro molto e energico, nella tonalità di mi minore, mentre la ripresa della parte iniziale conduce alla cadenza, utilizzata come ponte tra il primo e il secondo movimento, Presto marcato, una pagina di piacevole ascolto che vive del contrasto tra il 3/8 e il 2/4, metri nei quali sono scritte due ampie sezioni. Un'altra cadenza, nella quale il solista è coadiuvato da timpani e piatti, conduce all'ultimo movimento che, caratterizzato da una grande varietà agogica (Andante con moto, Allegro Agitato, Molto tranquillo), si segnala per la ripresa di elementi tematici del primo movimento e per la conclusione nella tonalità di do maggiore.

    Durata: 30'

    Hector Berlioz
    La Côte-Saint-André, 1803 - Parigi, 1869

    Sinfonia Fantastica op.14

    Sogni, passioni (Largo, Allegro agitato, e appassionato assai)

    Un ballo (Valse: Allegro non troppo)

    Scena nei campi (Adagio)

    Marcia al supplizio (Allegretto non troppo)

    Sogno di una notte del Sabba (Larghetto, Allegro)

     

    Composta tra il 1829 e il 1830, la Sinfonia fantastica op. 14 di Hector Berlioz, del quale si celebra il centocinquantesimo anniversario della morte avvenuta l'8 marzo 1869, costituisce una pietra miliare nella storia della sinfonia, in quanto inaugura il nuovo genere della sinfonia a programma che, nell’Ottocento, sarebbe stato foriero di grandi e importanti sviluppi soprattutto nei poemi sinfonici di Richard Strauss dotati di un programma letterario. Fonte d’ispirazione primaria della Fantastica, è un evento personale, l’incontro, avvenuto l’11 settembre 1827, con l’attrice irlandese Harriet Smithson, della quale il compositore s’innamorò follemente e che avrebbe sposato, nonostante l’opposizione della famiglia della donna e momenti non sempre felici, nel 1833. Berlioz iniziò la composizione della Sinfonia nel 1829, quando la storia d’amore con la bella attrice sembrava sul punto di finire, cercando, in questo modo, di dare sfogo con la musica a quella tempesta di sentimenti causata dalla delusione. Nello stesso tempo una vera e propria folgorazione fu, per Berlioz, la scoperta di Beethoven, del quale ebbe modo di ascoltare nel marzo 1829 la prima esecuzione parigina diretta da Habeneck della Terza e della Quinta sinfonia. Nella composizione di questo lavoro il cui sottotitolo è Episode de la vie d’un artiste, Berlioz seguì un programma extramusicale fatto circolare nella sala durante la prima esecuzione, avvenuta a Parigi il 5 dicembre 1830 sotto la direzione di Habeneck. Del programma scritto per questa sinfonia, più volte modificato da Berlioz, esistono due versioni, delle quali la prima risale al 1845, anno in cui la Sinfonia fantastica  fu pubblicata a Parigi dall’editore Schlesinger, mentre la seconda è del 1855. In questo programma extramusicale, in cui si narra di un giovane musicista il quale, in preda alla disperazione per una delusione amorosa, cerca l’oblio nella droga che, essendo presa in una dose tale da non ucciderlo, genera nella sua mente  una serie di allucinazioni da lui trasformate in musica, è trasfigurata una vicenda autobiografia, la passione per la Smithson, alla quale si sovrappone il ricordo di un essere ideale sognato dalla sua immaginazione e conosciuto da Berlioz, quando aveva solo dodici anni. Questo essere ideale è identificato in una fanciulla ventenne di nome Estelle, alla quale egli aveva dedicato una romanza su versi tratti dalla pastorale Estelle et Nemorin di Florian. Nella descrizione del protagonista le due versioni del programma differiscono, però, notevolmente, in quanto, nel primo, manca qualunque riferimento all’uso della droga e il giovane musicista è presentato, nella parte iniziale del programma del 1845, come affetto da quella malattia romantica, chiamata, con un’espressione tratta da Le génie du Christianisme di François-René de Chateaubriand, vague des passions (ondata di passioni). Nel più sintetico programma del 1855, oltre ad apparire attenuata la responsabilità del giovane a causa dell’assunzione della droga, manca l’elogio sperticato della donna amata il cui pensiero prende forma musicale nell'idée fixe. Il primo movimento, Rêveries, passions (Sogni-passioni), che narra l’incontro del giovane con la donna amata e la nascita dell’amore, si apre con un’introduzione lenta, Largo, estremamente espressiva nella delicata e sognante melodia dei violini. Prima della conclusione di questo Largo introduttivo, che prepara l’esplosione della passione, ritorna il tema della romanza di Estelle, mentre il corno contribuisce a rendere l’atmosfera ancor più rarefatta ed irreale. La passione è rappresentata da un classico colpo di fulmine, reso da un’improvvisa serie di accordi orchestrali che aprono l’Allegro agitato e appassionato assai introducendo il primo tema, l’idée fixe appunto, esposto dai violini primi e dal flauto e tratto dalla sua cantata Herminie, presentata nel 1828 al concorso per il Prix de Rome. Il secondo tema del movimento, in forma-sonata, che appare dopo alcuni decisi interventi dell’orchestra che spezzano l’esposizione tematica, è molto simile al primo in una concezione classica, in base alla quale la varietà non è data dalla struttura intervallare del tema stesso, ma dalla componente armonica, ritmica e timbrica. Nel secondo movimento, Un bal. Valse (Un ballo. Valse), il giovane, in una sala da ballo, cerca disperatamente la donna amata che appare tra le eleganti movenze di un valzer. In questo movimento, che si segnala per una raffinata ricerca timbrica ottenuta grazie all’introduzione di due arpe e alla contemporanea eliminazione delle trombe e dei fagotti, l’idée fixe è affidata al clarinetto che la espone nella tonalità di dominante prima che la musica si lasci trascinare nel vortice della danza. Nel terzo movimento, Scène aux champs (Scena nei campi), il protagonista, che sente in lontananza il suono di due zampogne di pastori, reso con un dialogo desolato tra oboe e corno inglese, sembra trovare la pace nella campagna. Anche in questo movimento l’idée fixe tormenta il giovane al punto tale da farlo ricadere nell’angoscia che aumenta fino a raggiungere il suo punto culminante in un tremulo urlato dall’intera orchestra. Da qui si dipana un motivo mesto del clarinetto che porta con sé tutti i dubbi e le ansie del giovane ossessionato ancora dall’idée fixe, ripresa dal flauto, dall’oboe e dal clarinetto, fino a quando un nuovo tremulo dell’orchestra (il tuono del programma) non introduce la coda conclusiva. Nel quarto movimento, Marche au supplice (Marcia al supplizio) il giovane, dopo essersi drogato, cade in preda ad allucinazioni che gli fanno vedere il momento in cui uccide la donna e, condannato a morte, viene accompagnato al patibolo per essere giustiziato. Questa macabra marcia, aperta da un minaccioso rullo dei timpani, si divide in due parti, delle quali la prima, cupa e selvaggia, è caratterizzata da un tema discendente esposto dai violoncelli e contrabbassi, mentre la seconda, brillante e solenne, è affidata ai timbri chiari degli ottoni e dei legni. Prima della conclusione ritorna l’idée fixe nella calda e appassionata voce del clarinetto. Nel quinto movimento, Songe d’une nuit du Sabbat (Sogno di una notte del Sabba), il nostro giovane musicista è in mezzo a un Sabba e vede una schiera di ombre che organizzano appunto un Sabba infernale durante il suo funerale. Dopo un’introduzione misteriosa, Larghetto, un clarinetto da lontano espone il tema dell’idée fixe, a cui risponde l’intera orchestra con un’esplosione. Esposta da oboi, clarinetti e ottavino, l’idée fixe si alterna all’annuncio del tema del Sabba fino a quando i rintocchi di due campane introducono il tema del Dies irae che scatena la cosiddetta Ronda del sabba, un ampio episodio in stile fugato. Un improvviso tremolo in pianissimo degli archi lascia il posto prima al tema del Dies irae e, poi, al travolgente finale.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 50'