Carillon, la scatola sonora
di e con Salvo Piparo
Salvatore Percacciolo, direttore
Orchestra Giovanile Siciliana
Coro Voci Bianche della Fondazione
Fabio Ciulla, maestro del coro
Silva Alù, assistente regia e movimenti scenici
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Domenica 14 Aprile 2019
Ore
18,00
Durata
70min.
Prezzi
5 - 10 €
“Carillon, la scatola sonora” ci introdurrà nel magico mondo della musica mettendo in evidenza tanti giovanissimi musicisti insieme a uno straordinario cuntastorie: Salvo Piparo.
«Tutto comincia con un incantesimo di Morfeo ai danni dell'uomo, da cui scaturisce un percorso mentale e onirico cucito sul tentativo di svegliarsi. L'Invocazione a Sant' Onofrio "pilusu" porterà al ritrovamento di un vecchio carillon degli anni 80, piccolo meccanismo dal suono magico capace di aprire il lucernario dei ricordi e di scuotere le storie sotterrate di Palermo». (Salvo Piparo)
"Carillon, la scatola sonora" è quel meccanismo dentro ogni racconto, un vortice di musica, silenzi, fiati e sentimento di parola, la lingua di Palermo è la sua giostra, colui che muove il braccio di questa scatola-narrativa sonora è un girovago, un uomo indurito dal tempo, che ha per mantello una buccia dura che si apre al suono dei ricordi. Lo spettacolo è una ballata, un "cunto" concentrato su divertenti musioni e parole in disuso di una saggezza antica. Si comincerà proprio con un racconto d’infanzia, dove per strada un pianino a cilindro scandiva gli antichi ricordi, ed ecco che inizia una favola per parlare della nascita della parola Italia, per dare posto infine ai racconti del Pitrè. Non mancherà un omaggio alla storia dei paladini di Francia con il racconto di Astolfo sulla Luna per poi chiudere la scena con la fiaba di un bambino, che camminando per la città, incontrerà per la prima volta… il Mare.
Una maniera per ritornare alle origini, divertendo e scuotendo coscienze e sentimenti popolari.
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Programma
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Benjamin Britten
(Lowestoft, 1913 - Aldeburgh 1976)Soirées musicales op. 9, Suite su musiche di Gioachino Rossini
- March (Pas de soldats, da Guillaume Tell, atto III)
- Canzonetta (La promessa, n. 1 dalle Soirées musicales)
- Tirolese (La pastorella dell’Alpi, n. 6 dalle Soirées musicales)
- Bolero (L’invito, n. 5 dalle Soirées musicales)
- Tarantella (La charité, n. 3 da: 3 Choeurs religieux)
Lotte Reiniger, regista tedesca celebre negli anni ’30, che stava preparando il suo cortometraggio The Tocher (La dote), decide di introdurvi un sonoro ispirato alle musiche Rossini. Per dare alle musiche una veste più “moderna” e adatta all’occasione, la Reininger si rivolge a un giovane compositore inglese di nome Benjamin Britten, al tempo ventiduenne. Sarà un incontro positivo e le aggraziate figurine della Reininger vengono accompagnate discretamente da Britten, che elabora frammenti presi qua e là dal catalogo di Rossini. Britten raccoglie le suggestioni rossiniane in una Suite per piccola orchestra, nel 1938, riscrivendo i cinque pezzi per orchestra più ampia e li pubblica come Soirées musicales opera 9. Niente parodie né arida imitazione del passato: Britten da genio quale è legge Rossini e lo ricrea con estrema semplicità, assorbendo empaticamente con inglesissimo humor e innegabile gusto la bonomia del musicista italiano.
Durata: 11'
Three two-part Songs (Tre canti per coro di ragazzi)
trascrizione e traduzione di Fabio Ciulla
- The ride by nights (La cavalcata di notte)
- The rainbow (L’arcobaleno)
- The ship of Rio (La nave di Rio)
Composte per coro di fanciulli o voci femminili, furono il primo lavoro di Britten ad essere pubblicato nel 1932. In origine vennero chiamate “Three studies in canon”. Nel suo diario il compositore scrive che mostrò questo suo primo lavoro durante una lezione di composizione al suo insegnante John Ireland. Nella vastissima produzione di Britten, uno dei grandi compositori del XX secolo, una buona parte delle sue opere è dedicata all’infanzia e alle voci bianche. Si può affermare che nessun altro compositore è stato capace di esaltare le voci infantili come ha fatto il musicista inglese proprio sull’onda di una concezione musicale, sia nella scelta dei testi, sia nelle tematiche espresse che si ricollegano alla purezza espressiva, alla verginità e all’innocenza insita nell’animo dei fanciulli.
Durata: 6'
Maurice Ravel
Ciboure, 1875 - Parigi, 1937Ma mère l'oye
- Pavane de la Belle au bois dormant (Pavane della Bella addormentata)
- Petit poucet (Pollicino)
- Laideronnette, impératrice des pagodes (Laideronnette, imperatrice delle pagode)
- Les Entretiens de la Belle et la Bête (I dialoghi della Bella e la Bestia)
- Le Jardin féerique (Il giardino fatato)
Ma Mère l'Oye è una suite di Maurice Ravel, originalmente composta per pianoforte a quattro mani e successivamente ampliata e trascritta per orchestra. La versione pianistica, pubblicata nel 1910, è composta di cinque pezzi, ispirati da altrettante illustrazioni tratte da un libro di fiabe per l'infanzia (di qui il sottotitolo Cinq pièces enfantines). Solo i primi due pezzi derivano direttamente dalla raccolta di fiabe Ma Mère l'Oye di Charles Perrault, mentre gli altri discendono da altre fonti (Madame d'Aulnoy per "Laideronnette" e Jeanne-Marie Leprince de Beaumont per "La Bella e la Bestia"; rimane dubbia l'ispirazione del "Giardino fatato"). Questa versione fu scritta per i figli di Ida e Cipa Godebski, Mimie e Jean, di sei e sette anni rispettivamente. La versione orchestrale, concepita come un balletto è datata 28 gennaio 1920.
Mauro Mariani la analizza così per il più piccoli: “La Bella addormentata dorme al placido ritmo d’una pavana su accordi dolci e favolosi. Pollicino è colto nel momento in cui non trova più la sua traccia di briciole nel bosco: l’ingenua ricerca, l’emozione, la sorpresa del cinguettio degli uccelli che gli fa capire l’accaduto (un effetto strumentale aggiunto nella versione orchestrale), lo sconforto. Laideronnette, imperatrice di un’esotica terra di sogno, si spoglia per il bagno e prodigiosamente ecco tutto un esile e fantastico tintinnare di mille piccoli strumenti irreali. Una Bella incantevole, dalla voce suadente, e una Bestia dalla voce profonda e asmatica, ma assai sottile e avveduta nell’arte di commuovere, intrattengono al ritmo d’un valzer lento il loro dialogo moraleggiante ma anche sotterraneamente sensuale, alla fine del quale l’incantesimo è spezzato e la Bestia si trasforma in Principe. Infine si è trasportati in un giardino fatato, ricco di semplici ma indicibili bellezze, sfociante in una piccola e brillante fanfara”.
Durata: 19'
Igor' Fëdorovič Stravinskij
Lomonosov, 1882 - New York, 1971Suite n. 2 per piccola orchestra
Marche - Valse - Polka - Galop e Trio
Nacquero sul pianoforte le idee delle Suites. Nel 1915, Stravinskij era in visita a Roma e tra i suoi compagni di viaggio c’era anche Djaghilev, l’impresario dei Ballets Russes. Fu durante quel soggiorno romano che Stravinskij dichiarò all’amico di aver composto tre duetti per pianoforte, alludendo a pagine a quattro mani dalla scrittura molto semplice. Il terzo di quei brani era dedicato proprio a Djaghilev; ma l’ispirazione sapeva quasi di buffa presa in giro, perchè Stravinskij disse di aver immaginato l’amico impegnato a domare le indisciplinate fiere di un circo sull’orlo del fallimento. Djaghilev rovesciato in parodia è dunque il dedicatario della Polka che chiude la prima serie pianistica. Ma le due precedenti miniature rimandano a volti altrettanto illustri: la Valse, con la sua struttura ternaria scarnificata, è dedicata al poeta della semplicità in musica Erik Satie; mentre la Marche iniziale è un omaggio ai meccanismi ad orologeria di Alfredo Casella. L’anno dopo, a Morges, nasceva una seconda raccolta di duetti per pianoforte. Anche Stravinskij ebbe l’occasione di inoltrarsi nel terreno della musica per l’infanzia: i suoi due nipoti, Theodore e Mika, avevano fatto progressi alla tastiera e non desideravano altro che un po’ di pezzi firmati dallo zio. Nacquero così altre cinque miniature dalla scrittura semplificata che terminavano con un Galop in cui è racchiusa la stessa frizzante euforia di chi stappa una bottiglia di champagne. Stravinskij tornò a più riprese su quel materiale, tra il 1917 e il 1925, completando due Suites per piccola orchestra in cui gli otto brani pianistici sono rimescolati secondo un nuovo ordine: Andante, Napolitana, Española, Balalaïka per la prima; Marche, Valse, Polka, Galop per la seconda che è quella che verrà eseguita in questo spettacolo.
Durata: 8'
Leonard Cohen
(Montréal, 1934 – Los Angeles, 2016)Hallelujah
trascrizione di Giuseppe Vasapolli
Hallelujah è una canzone scritta e interpretata dal cantautore canadese Leonard Cohen per l'album Various Positions, pubblicato nel 1984. Il brano, pubblicato come singolo, inizialmente non ebbe alcun successo commerciale. Nonostante questo, nel corso degli anni si susseguirono molte reinterpretazioni, ad opera sia dello stesso Cohen, che ne modificò ripetutamente il testo, sia di molti altri artisti. Il testo del brano contiene numerosi riferimenti biblici ed è stato oggetto di interpretazioni diverse, anche a seguito dei continui cambiamenti nei versi che lo costituiscono e dei molteplici stili adottati nella sua esecuzione dagli artisti che lo hanno cantato nel corso degli anni facendolo diventare molto popolare.
Durata: 4'
Scheda illustrativa dello spettacolo
Guida allo spettacolo