Ravel/Qígāng/ Petitgirard
LAURENT PETITGIRARD direttore
YIWEN LU erhu
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Luogo
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Politeama Garibaldi - Palermo
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Sabato 07 Marzo 2026
Ore
17,30
Durata
100min.
Prezzi
30 - 18 €
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Programma
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Maurice Ravel
Ciboure, 1875 - Parigi, 1937Gaspard de la nuit (orchestrazione di Marius Constant)
Ondine (Ondina). Lent
Le gibet (Il patibolo). Très lent
Scarbo (Scarbo). Modéré
Pubblicata postuma nel 1842 in un’edizione piena di errori, la raccolta Gaspard de la nuit di Aloysius Bertrand ebbe una vicenda editoriale piuttosto travagliata, nonostante fosse stata apprezzata da un poeta come Charles Baudelaire il quale, nella prefazione del suo Spleen de Paris, conosciuto anche con il titolo di Petits poèmes en prose, aveva affermato:
“Ho una piccola confessione da farvi. È stato sfogliando, per la ventesima volta almeno, quel famoso Gaspard de la Nuit di Aloysius Bertrand (un libro noto a voi, a me e ad alcuni dei nostri amici: non ha forse tutti i diritti di essere chiamato famoso?) che mi è venuta l'idea di tentare qualcosa di analogo, e di applicare alla descrizione della vita moderna, o piuttosto di una vita moderna e più astratta, il procedimento che egli aveva applicato alla pittura della vita antica, così stranamente pittoresca”.
Di questa raccolta, nel 1895, fu data alle stampe dalla casa editrice Mercure de France una nuova edizione, alla quale, nel 1908, sempre lo stesso editore fece seguire una ristampa che costituisce la fonte d’ispirazione del trittico pianistico che Ravel compose proprio in quell’anno e che fu eseguito per la prima volta a Parigi, presso la Salle érard per i concerti della Société Nationale de Musique, il 9 gennaio 1909 da Ricardo Viñes. In realtà si dice che Ravel avesse avuto modo di conoscere questa raccolta molto tempo prima e, in particolare, nel 1895, grazie proprio a Viñes, il quale gli avrebbe fatto avere un’edizione originale che lui stesso aveva acquistato a Londra, secondo quanto riferito dal pianista nel suo diario. Diversa è, invece, un’altra versione, riferita dallo scrittore Léon Leclère, che si firmava con lo pseudonimo di Tristan Klingsor, in un suo articolo uscito sul numero speciale del 1925 della «Revue Musicale»:
“Era stato riabilitato il primo maestro della poesia in prosa. Nella mia giovinezza, prima della nuova edizione […] il libro era introvabile. Il padre di un mio amico di regimento, libraio in rue de Chateaudun, ne possedeva tuttavia un raro esemplare. Mi ricordo di averne copiato molte pagine. In seguito, Ravel avrebbe scelto fra loro i pretesti dei suoi pezzi”.
Se sono del tutto incerte le modalità con le quali Ravel sarebbe venuto in contatto con la raccolta di Bertrand, la cui edizione del 1908 è comunque alla base di questo lavoro, come si legge nello spartito pubblicato da Durand nel 1909, al contrario, è possibile conoscere il periodo di composizione di questo trittico, la cui “gestazione” occupò il compositore dal mese di maggio al 5 settembre 1908. In realtà, come si evince da quanto raccontato da Ravel a una sua amica, la pianista Ida Godebska, in una lettera del 17 luglio 1908, sembra che sia stato solo allora che «l’ispirazione si sarebbe svegliata. Dopo mesi troppo lunghi di gestazione, Gaspard de la nuit vedrà la luce […]. È stato il diavolo a venire, Gaspard, il che è logico, poiché è l’autore delle poesie».
A differenza di altri lavori di Ravel, Gaspard non fu orchestrato direttamente da lui, ma da Marius Constant che, nel 1988, diede una veste orchestrale ricca di colori a questo trittico particolarmente virtuosistico dal punto di vista della tecnica pianistica. Nel primo dei tre brani, Ondine, Ravel cercò di evocare quanto affermato nel testo di Bertrand, posto in calce allo spartito:
“«Ascolta, ascolta! Son io, l'Ondina che accarezza con le sue gocce le lastre sonore della tua finestra illuminata dai lividi raggi di luna; ed ecco in abito nero sul balcone la signora del castello che contempla la magnifica notte stellata, e il bel lago addormentato. Ogni flutto è un'ondina che nuota nella corrente e ogni corrente un sentiero che serpeggia verso il mio palazzo. Il mio palazzo è fluido, in fondo al lago, nel triangolo di fuoco, di terra e di aria. Ascolta, ascolta! Mio padre batte l'acqua che mormora con un ramo verde d'ontano e le mie sorelle carezzano con braccia di schiuma le fresche isole d'erbe, di ninfea e di giuggiolo oppure scherzano con il salice folto e piangente che pesca alla lenza». Dopo aver mormorato la sua canzone, l'Ondina mi pregò di infilare al dito il suo anello per diventare il re dei laghi. Ma le risposi che amavo una donna mortale e Ondina, indispettita e stizzosa, pianse qualche lacrima, poi scoppiò a ridere e scomparve in uno scroscio di pioggia bianca che scorreva lungo i vetri azzurri della mia finestra”.
Il canto dell’Ondina, su un tappeto sonoro di legni e celesta, che evoca l’acqua del lago, prende forma nella calda voce del clarinetto per passare, poi, agli altri strumenti in una scrittura orchestrale estremamente varia. Il testo, scelto da Ravel per il secondo brano, Le gibet (Il patibolo), recita:
“Ah! Ciò che ascolto è forse la brezza notturna che soffia o l'impiccato che geme sul patibolo? Forse è il grillo che canta nascosto nel muschio e nell'edera che pietosamente riveste la scorza degli alberi? Forse è una mosca che va cacciando e suona il suo corno in quelle orecchie sorde alla fanfara gioiosa? Forse è lo scarabeo che afferra nel suo volo ineguale un capello insanguinato strappato al cranio calvo? O forse è un ragno che ricama mezza canna di mussolina attorno al collo strangolato per fargli una cravatta? È la campana che rintocca fra le mura della città, laggiù all'orizzonte, è la carcassa dell'impiccato insanguinata dal sole morente”.
Il carattere lugubre del testo viene rappresentato dai rintocchi delle campane e da un tema mesto dei corni che dialogano ora con i legni ora con gli archi, mentre un pedale di si bemolle riproduce la macabra immagine del corpo penzolante dalla forca. Infine, il testo, scelto da Ravel per l’ultimo brano, Scarbo, recita:
“Oh! quante volte l'ho sentito e veduto, Scarbo, quando la luna splende nel cielo di mezzanotte, simile a uno scudo d'argento sopra una bandiera azzurra ricamata di api d'oro! Quante volte ho sentito scoppiare il suo riso nell'ombra dell'alcova e stridere le sue unghie sulla seta delle cortine del mio letto! Quante volte l'ho visto scivolare dal soffitto, piroettare su un piede e volteggiare per la stanza come un fuso caduto dall'arcolaio di una strega! Lo credevo sparito, ma ecco che il nano diventava grande, proiettato come il campanile di una cattedrale, con il sonaglio d'oro in cima al berretto a punta! Ma presto il suo corpo si faceva trasparente, diafano come la cera della candela; il suo viso impallidiva come la cera di un lucignolo e all'improvviso si spegneva”,
In questo brano, l’eponimo personaggio è una sinistra figura di nano, il cui carattere ambiguo viene rappresentato con due temi, dei quali il primo, di tre note, è esposto all’inizio dal controfagotto, mentre il secondo si basa su un re diesis ribattuto.
Durata: 23'
Chén Qígāng
Shangai 1951Un temps disparu per erhu e orchestra (prima esecuzione in Italia)
Nato a Shangai nel 1951, ma cittadino francese dal 1992, Chén Qígāng, dopo aver iniziato i suoi studi musicali in patria in tenera età, nel 1977, fu tra i 26 candidati, su duemila concorrenti, ad essere ammessi a frequentare la classe di composizione del Conservatorio Centrale di Pechino, dove ebbe modo di studiare con Luo Zhongrong. In seguito, la vittoria del primo premio, nel 1983, in una competizione nazionale, gli permise di andare a studiare all’estero e, in particolar modo, in Francia, dove, tra il 1984 e il 1988, fu l’ultimo allievo di Olivier Messiaen, grazie al quale poté ampliare le sue conoscenze sulla musica del Novecento. Oggi le opere di Chén Qígāng, che nel 2013 ha ottenuto l’Ordre des Arts et des Lettres, conferitogli dal ministero della cultura francese, sono sicuramente tra le più eseguite in tutto il mondo tra quelle dei compositori viventi. Notevole e vasta è la sua produzione che abbraccia tutti i generi dal teatro musicale alla musica da camera e a quella sinfonica, della quale fa parte anche Un temps disparu pour erhu, lavoro composto tra il 2001 e il 2002 su commissione della Montréal Symphonic Orchestra ed eseguito per la prima volta il 23 ottobre 2002 in occasione del Festival Internazionale di Musica di Pechino, dalla China Philharmonic Orchestra sotto la direzione di Muhai Tang con Ma Xianghua in qualità di solista. È lo stesso Chén Qígāng a raccontare la genesi e a fornire una descrizione di questo suo lavoro in un programma di sala risalente al mese di febbraio del 2002:
“La storia della composizione del concerto per erhu è iniziata nel 1999 durante la tournée in Cina dell’Orchestre National de France. Approfittando di una prova dell’Orchestre National de France per una mia opera, ho invitato Ma Xianghua a eseguire brani tradizionali per i musicisti dell’Orchestra. La sua esecuzione quel giorno ha commosso tutti i musicisti presenti. Charles Dutoit, all’epoca direttore musicale dell’orchestra, propose immediatamente che scrivessi un concerto per erhu.
La commissione ufficiale arrivò nel 2000 dall’Orchestre Symphonique de Montréal. Tuttavia, il 2000 fu l’anno in cui composi il mio balletto Raise the Red Lantern, e il 2001 ha visto aggiungersi Iris dévoilée e altre opere. Il concerto per erhu non poté essere iniziato. La vera composizione fu messa in programma solo nell’ottobre 2001. Quando mi sono seduto per scrivere, mi sono reso conto della difficoltà. Le modalità espressive che prediligevo non potevano fiorire pienamente con l’erhu. Ad esempio, gli armonici, le sfumature dinamiche, lo staccato, i pianissimi, a cui sono molto legato. Soprattutto, il fatto che l’archetto dell’erhu fosse incastrato tra le due corde ostacolava la normale vibrazione dello strumento, il che mi dava fastidio...
Per essere responsabile verso me stesso e verso tutti, ho optato per una soluzione di compromesso: adattare il mio concerto per violoncello Reflet d’un temps disparu per erhu.
Il tema di Reflet d’un temps disparu è tratto dalla melodia dell’antico brano Tre Variazioni sul Pruneto (Mei Hua San Nong). Dal punto di vista della tecnica tradizionale dell’erhu, è molto poco adatto allo strumento. Ma è proprio questa una delle sfide che pone a livello di interpretazione al solista. La maggior parte dei pezzi per erhu tende alla dolcezza, al lirismo, al canto, ecc., mancando di semplice eleganza, franchezza, potenza esplosiva. Eseguire Tre Variazioni sul Pruneto può purificare, sublimare e portare nuove dimensioni espressive e tecniche all’erhu.
È un concerto per erhu di grande difficoltà tecnica. È ancora più difficile per coloro che non hanno seguito una rigorosa formazione in solfeggio e teoria musicale. Poiché il pezzo naviga costantemente tra politonalità e atonalità, richiede al solista un’intonazione molto precisa; i ritmi e i tempi sono mutevoli, esigendo un senso ritmico molto sviluppato; i numerosi armonici, specialmente gli armonici naturali nei passaggi veloci, impongono requisiti molto severi sul posizionamento della mano sinistra; la dinamica e la tessitura sono molto ampie (utilizzando frequentemente il registro sovracuto estremo), richiedendo al solista una grande capacità di adattamento psicologico e fisiologico. Allo stesso tempo, quest’opera lascia una grande libertà interpretativa all’esecutore, permettendogli di scegliere il proprio modo di espressione e i tempi che gli sono più congeniali, il che richiede anche un ottimo senso musicale e una vasta cultura musicale.
La versione per violoncello di Reflet d’un temps disparu è l’opera più personale ed emotivamente intensa che abbia composto. È stata eseguita in prima assoluta nell’aprile 1998 da Yo-Yo Ma e dall’Orchestre National de France a Parigi. Adattata per l’erhu, l’anima dell’opera originale rimane. Essa esprime la mia nostalgia per i bei giorni del passato.
A causa dell’improvvisa partenza di Charles Dutoit dall’Orchestre symphonique de Montréal, la prima esecuzione canadese prevista per il 23 aprile non ha potuto aver luogo. Ma ho avuto l’onore di poter dedicare la prima esecuzione di quest’opera agli amici del Festival Internazionale di Musica di Pechino”.
Di origine cinese, l’erhu, strumento solista di questo concerto, è un cordofono simile al violino occidentale, costituito da una piccola cassa armonica di forma esagonale o anche ottagonale e suonato con un archetto.
Durata: 25'
Laurent Petitgirard
Parigi 1950Si Yeou Ki. La Pérégrination vers l’Ouest (Il viaggio in Occidente), suite sinfonica dal balletto per grande orchestra (prima esecuzione in Italia)
Prima parte
Xuanzang (San Ts’ang) Fa un Sogno e Inizia il Suo Viaggio
Sun Wukong viene salvato
I sei banditi
Vittoria contro Zhu Wuneng - Zhu Bajie (Tchou Wou Neng Pa Kiai)
Vittoria su Sha Wujing - Monaco Sha (Cha Wou Tsing’s – Cha Seng)
Il Triplice Omicidio e la Punizione di Sun Wukong
Il Mostro dalla Veste Gialla e la Principessa più bella di un Fiore
Seconda parte
Il Piccolo Monastero del Tuono
Arrivo al Grande Monastero del Tuono per prendere le Scritture
I viaggiatori raggiungono Ch'angan ed entrano nel Cielo Occidentale
Pur essendo uno dei lavori più recenti di Laurent Petitgirard, compositore e direttore d’orchestra francese acclamato in tutto il mondo, Si Yeou Ki, per quanto attiene alla sua fonte d’ispirazione, ha un’origine piuttosto lontana nel tempo, come lo stesso compositore ha raccontato in questa breve nota, nella quale ci fornisce anche una descrizione del lavoro:
“Nel 1966, per il mio sedicesimo compleanno, mio fratello maggiore mi regalò il Si Yeou Ki (Il Viaggio in Occidente). Questo libro mi affascinò, lo lessi e rilessi con l'idea di musicarlo. Tuttavia, ho intrapreso questo viaggio solo cinquantatré anni dopo; probabilmente dovevo aver compiuto il mio cammino di compositore prima di accompagnare in musica il viaggio iniziatico del monaco San Ts'ang.
Fou Kin Chen, discepolo di Buddha, fu punito per essere arrivato in ritardo a una meditazione celeste. Reincarnatosi, diventerà San Tsang, un semplice bonzo. Ispirato dalla dea Kouan Yin, partirà dalla Cina verso l'India per cercare i Libri della Verità nel paese di Buddha. Questo viaggio sarà la sua redenzione, così come quella dei tre discepoli che lo accompagneranno.
Il suo primo compagno in questo pericoloso viaggio iniziatico sarà Hing Tchö, il Re delle Scimmie, che diventerà il più dotato ma anche il più indisciplinato dei suoi discepoli. È anche chiamato Souen Wou K'ong, Colui che ha penetrato il Vuoto. Potrebbe percorrere con un balzo la distanza di 108 000 Li per arrivare nel Paese dei Bambù Celesti, ma dovrà imparare la pazienza. Sa riconoscere i mostri. Nella prima parte del libro, non trattata in questo balletto, si è ribellato contro gli Dèi. Un cerchio d'oro, controllato da San Tsang, costringe alla sottomissione l'intelligenza di cui egli è il simbolo.
Sarà affiancato da altri due discepoli: Pa Kiai, il goloso, il lussurioso, e Cha Seng, più introverso, che porterà docilmente i bagagli.
Al termine di un viaggio costellato di prove da superare e mostri da combattere con il sostegno della dea Kouan Yin, riceveranno inizialmente dei Libri Bianchi, poiché la Verità risiede nel loro viaggio. Riportando questi Libri, ne riceveranno altri, di rango meno elevato, per non deludere coloro che si aspettano una scrittura.
Il balletto, della durata di ottantacinque minuti, è strutturato in tre parti collegate, che comprendono sedici tappe di un percorso che ne contiene più di un centinaio, ognuna con diversi livelli di comprensione.
È soprattutto la poesia di questo libro e l'elevazione spirituale attraverso le prove che ho voluto esprimere con una musica destinata alla danza, sperando che si perdoni l'audacia di un compositore francese nell'affrontare un tale monumento della letteratura cinese.”
Eseguita per la prima volta a Pechino il 9 novembre 2024 dalla NCPA Orchestra sotto la direzione del compositore, la Suite sinfonica, ricavata dal balletto, è divisa in due parti, nelle quali è possibile ascoltare 10 dei 16 numeri, di cui si compone il lavoro originario, nei quali il viaggio dell’eroe cinese è evocato con una musica che alterna sezioni liriche, come il bellissimo assolo della viola, ad altre che si segnalano per la raffinata orchestrazione.
Riccardo Viagrande
Durata: 45'