Respighi/Bizet

Francesco Ivan Ciampa, direttore

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Sabato
    26 Aprile 2025

    Ore

    17,30

    Durata

    90min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Giorno

    Domenica
    27 Aprile 2025

    Ore

    21,00

    Durata

    90min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Programma

  • Ottorino Respighi
    Bologna 1879 - Roma 1936

    Vetrate di chiesa, quattro impressioni sinfoniche

    La fuga in Egitto (Molto lento)

    San Michele Arcangelo (Allegro impetuoso)

    Il mattutino di Santa Chiara (Lento)

    San Gregorio Magno (Lento-Moderato)

     

    Risale ai primi anni del 1925, dopo il successo ottenuto all’Augusteo di Roma con i Pini di Roma, il progetto di un altro poema sinfonico, meglio conosciuto come “impressioni sinfoniche” e intitolato Vetrate di Chiesa, in cui l’autore descrive i portali riccamente decorati di una chiesa antica ma ideale, servendosi della sua grande abilità nell’orchestrazione che gli permise di annullare quasi il divario fra musica pura e musica descrittiva, fra spirito religioso e laico, fra stile antico e stile moderno. Questo lavoro, infatti, eseguito nel mese di febbraio del 1927 alla Symphony Hall di Boston con la direzione Sergej Koussewitzki, non è altro che l’orchestrazione dei Tre preludi su melodie gregoriane per pianoforte del 1919 a cui l’autore aggiunse un quarto movimento, attribuendo, nel contempo, titoli originali. I Preludi erano stati concepiti in un periodo in cui Ottorino Respighi aveva avuto occasione di conoscere e analizzare il repertorio gregoriano grazie alla moglie Elsa che, in quel periodo, cantava per il marito le melodie del Graduale Romano.  La prima impressione, La fuga in Egitto, traendo ispirazione dal Vangelo di San Matteo, racconta la fuga in Egitto di Giuseppe e Maria col Bambino per sfuggire alla persecuzione di Erode. Il brano, che ha un impianto modale sulla scala frigia, presenta una struttura tripartita in cui la prima parte si snoda in una scrittura ariosa su un tema quieto e malinconico, mentre la seconda sezione è più mossa e di carattere modulante. Nella parte conclusiva ritorna il tema gregoriano spoglio. Lo strumento protagonista è il clarinetto, al quale è affidato un importante a solo, accompagnato dagli archi, che descrive la fuga notturna della Sacra Famiglia. Il secondo movimento, San Michele Arcangelo, si rifà all’episodio narrato da Giovanni nell’Apocalisse e precisamente alla lotta e successiva vittoria sul drago, personificazione di Satana, ingaggiata da un esercito di angeli guidati da San Michele. Per rappresentare la battaglia, Respighi innalzò gli ottoni a protagonisti, affidando loro il tema gregoriano sotto un raffinato contrappunto di terzine eseguito dagli archi. Nella parte conclusiva il Bene trionfa nelle sonorità dei legni, mentre gli squilli delle trombe annunciano la sua vittoria finale sul male. Il terzo movimento, Il mattutino di Santa Chiara, si rifà al XXXIV Fioretto di San Francesco in cui si racconta che la Santa, non potendo partecipare al Mattutino del giorno di Natale a causa di una malattia, fu trasportata dagli angeli in chiesa dove poté assistere alla celebrazione del sacro rito e prendere l’Eucarestia prima di essere riportata nel suo letto. Musicalmente il brano è il più riuscito dal punto di vista timbrico, in quanto la melodia gregoriana, sostenuta da arpeggi e da un pedale che passa dagli archi ai fiati e alla celesta, è continuamente rinnovata nell’ambientazione timbrica ed espressiva. Gli archi, divisi in due, e altri impasti strumentali rendono perfettamente un ostinato scampanio nella parte acuta.

    Il quarto movimento, San Gregorio Magno, aggiunto e, quindi, di nuova composizione, è dedicato al grande pontefice vissuto nel VI secolo e famoso anche per i canti liturgici che da lui presero il nome di gregoriani. In questo movimento la musica diventa solenne con i rintocchi della campana e i corni che sembrano eseguire un inno a Dio.

    Durata: 27'

    Ottorino Respighi
    Bologna 1879 - Roma 1936

    Impressioni brasiliane

    Notte tropicale (Andante lento, Allegretto, Andante mosso, Calmo)

    Butantan (Lento non troppo, Moderato mosso, Allegro vivo, Allegro)

    Canzone e danza (Allegretto, Allegro moderato, Tempo I°, Più vivo)

     

     

    Meno famose e anche meno eseguite dei poemi sinfonici facenti parte della cosiddetta trilogia romana, Impressioni brasiliane furono composte da Respighi in seguito a una sua tournée nel 1927 in Brasile dove, come affermato da Daniele Gambaro nella sua biografia dedicata al compositore bolognese (Zecchini, Varese, 1911, p. 128), rimase “colpito dalla musica popolare indigena”. Partito insieme con la moglie Elsa il 12 maggio sul “Conte Verde” e sbarcato a Rio, Respighi si diresse a San Paolo dove era atteso per due concerti da camera nei quali ottenne un successo tale che i due coniugi dovettero darne altri sei. Un grande successo fu tributato a Respighi anche nei due concerti che, nel mese di luglio, diede a Rio con l’Orchestra Filarmonica dell’importante città, la cui dirigenza gli strappò la promessa di scrivere una suite basata sui ritmi e sui temi della musica popolare brasiliana. Ispirato da questa musica, della quale portò diversi appunti in Italia, Respighi, nei primi mesi del 1928, compose queste Impressioni brasiliane, il cui titolo originario era Suite brasiliana e la cui stesura, sempre come affermato da Gambaro, fu, per il compositore italiano, “un vero momento di ricreazione musicale e un toccasana per l’umore” (ibidem).

    Eseguite, per la prima volta, a Rio de Janeiro, il 6 giugno 1928, queste Impressioni brasiliane sono costituite da soli tre brani rispetto ai cinque che inizialmente Respighi aveva progettato di comporre, dei quali il primo Notte tropicale è una pagina nella quale l’afa opprimente è resa attraverso un insistente ribattuto dei violini primi con patetici sincopati al di sotto dei quali si stagliano frammenti di sensuali, con i loro cromatismi, melodie brasiliane, come lo splendido tema affidato al clarinetto e poi ripreso dagli archi nella sezione Andante mosso. Nel secondo brano, Butantan, è evocato l’omonimo istituto di ricerca biologica situato a Butantã, nella parte occidentale della città di San Paolo. Aperto da un’introduzione, della quale sono protagonisti gli archi, il brano prosegue con sinuosi e rapidi disegni dei fiati che evocano i serpenti velenosi utilizzati nell’istituto per la produzione di siero medicinale. Di carattere contrastante è l’ultimo brano Canzone e Danza, una pagina tutta intrisa del grande vigore ritmico delle danze brasiliane, tra le quali spicca un tema di Samba che si può ascoltare nella parte finale.

     

     

     

    Georges Bizet
    Parigi, 1838 - Bougival, 1875

    Roma, Sinfonia in do maggiore op. 37 - 150° anniversario della morte

    Andante tranquillo, a cui segue un Allegro agitato 

    Allegretto vivace, Scherzo

    Andante molto

    Allegro vivacissimo (Finale)

     

    Piuttosto lunga, dal momento che ricoprì un arco di tempo di ben 11 anni, fu la gestazione di Roma, Sinfonia in do maggiore op. 37 di Bizet, la cui prima idea risalirebbe al periodo trascorso in Italia in seguito alla vittoria, nel 1857, del Prix de Rome, consistente in un soggiorno di due anni presso Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma, e di un anno in Germania per svolgere un periodo di formazione. Nel 1860 Bizet, dunque, avrebbe dovuto trasferirsi in Germania, ma, grazie ai buoni auspici del direttore dell’Accademia, Jean-Victor Schnetz, ottenne di restare in Italia che decise di visitare facendo un piccolo tour nelle sue città più importanti. Sembra, infatti, che, proprio durante un suo soggiorno a Rimini, Bizet abbia pensato di scrivere una sinfonia in cui ciascuno dei quattro movimenti avrebbe dovuto essere dedicato a una città italiana: Roma, Venezia, Firenze e Napoli. Questo progetto non fu mai realizzato almeno in questa idea iniziale, anche se risale al 1861 la composizione dello Scherzo, che fu eseguito in forma privata nel mese di novembre del 1861 e in pubblico, a Parigi, l’11 gennaio del 1863, sotto la direzione di Jules Pasdeloup, non ottenendo il successo sperato, anche perché sembra che non sia stato eseguito perfettamente. Questo Scherzo ebbe modo di trovare un pronto riscatto, però, una settimana dopo, il 18 gennaio presso la Société Nationale des Beaux-Arts dove ebbe un’accoglienza più calorosa. Sarà necessario ancora attendere altri tre anni per la composizione degli altri tre movimenti dei quali, però, Bizet non rimase soddisfatto tanto che li rivide ancora una volta, nel 1868, soffermandosi in particolare sul primo che, in origine, era stato scritto nella forma del tema e variazioni. In questa versione, limitata solo a tre movimenti, ai quali assegnò rispettivamente i sottotitoli di Une chasse dans la forêt d'Ostie, Une Procession e Carnaval à Rome, la Sinfonia, fu eseguita, senza lo Scherzo e con il titolo Fantaisie symphonique: Souvenirs de Rome, il 28 febbraio 1869 a Parigi con l’orchestra di Pasdeloup. Non contento, però, Bizet rimise mani alla partitura nel 1871 apportando delle modifiche per, poi, abbandonarla fino alla sua morte, tanto che fu pubblicata postuma nel 1880 dall’editore Choudens il quale non solo, molto probabilmente, inserì alcune delle modifiche fatte da Bizet nel 1871, ma modificò il titolo in Roma, troisième suite de concert. Nello stesso anno avvenne sempre per opera di Pasdeloup la prima esecuzione postuma di quest’ultima versione che, poco apprezzata dalla critica che ha sempre esaltato solo lo Scherzo, ritenendo gli altri movimenti intrisi anche di una certa pedanteria di matrice accademica, fu particolarmente amata da Mahler il quale non solo ne diresse la prima viennese nel corso della stagione 1898-1899, ma la ripropose anche nella sua tournée del 1910 negli Stati Uniti, dove, però, era già stata eseguita per la prima volta l’11 novembre 1880 alla Metropolitan Concert Hall di New York sotto la direzione di Theodore Thomas.

    Dalla struttura tripartita (A-B-A), il primo movimento, il cui sottotitolo originario era Une chasse dans la forêt d'Ostie (Una caccia nella foresta di Ostia) si apre con un Andante tranquillo, nel quale i corni, a cui si aggiungono prima i legni e, poi, gli archi, espongono un tema di carattere omofonico che sembra alludere, se si vogliono accogliere le suggestioni del sottotitolo, proprio all’atmosfera di caccia e che cede il posto a una crescente concitazione attuata attraverso rapide scale cromatiche eseguite dagli archi fino a sfociare nell’Allegro agitato in 6/8, la vera e propria caccia, a cui non sono estranei, nella struttura ritmica di alcuni suoi passi, echi del secondo movimento della Nona di Beethoven. Il movimento si conclude con la ripresa del tema dell’Andante tranquillo iniziale. Ritenuto anche dalla critica contemporanea di Bizet, il movimento migliore, lo Scherzo denuncia ancora una volta l’ispirazione beethoveniana nella parte iniziale realizzata con un’esposizione di fuga, come il secondo movimento della Nona, e nella vitalità ritmica. Di carattere più lirico è il Trio, che, comunque, non è indicato così in partitura e che vede protagonisti gli archi con un tema più disteso. Dalla struttura tripartita (A-B-A) e con due temi, dei quali il primo è esposto dai primi violini e il secondo dai legni, il terzo movimento, Andante molto, in fa maggiore, che, nelle intenzioni di Bizet, sempre se si vuole fare riferimento al sottotitolo, Une Procession (Una processione), avrebbe dovuto essere di carattere processionale, risulta, invece, un po’ magniloquente e a volte ripetitivo. L’ultimo movimento, Allegro vivacissimo, è una pagina di carattere brillante in forma-sonata, che dovrebbe evocare il carnevale romano, sempre se si vuole tenere fede al sottotitolo, Carnaval à Rome (Carnevale a Roma). In questo movimento, se il primo tema si muove al ritmo di saltarello, altri passi si segnalano per momenti di gradevole lirismo, come quelli del secondo tema esposto dagli archi in una scrittura omofonica.

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 33'