DOMENICHE CIVICHE

Vittorio Sgarbi & Zyz Quartet

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Domenica
    22 Maggio 2022

    Ore

    18,00

    Durata

    -

    Prezzi

    10 - 7 €

    Calendario

DOMENICHE CIVICHE

Incontri culturali, concerti cameristici, aperitivi al Politeama

16 eventi dal 16 gennaio al 29 maggio

Palermo, Politeama Garibaldi

Ingresso ore 17.30 – Inizio ore 18.00

 

“Caravaggio e Pasolini”

Conversazione con Vittorio Sgarbi

 

Zyz Quartet

Francesco Ciancimino, flauto - Gabriele Calogero Palmeri, oboe - Claudia Gamberini, violoncello - Riccardo Scilipoti, clavicembalo

Musiche di Bach

 

Al termine di ogni appuntamento, laddove ammesso dalle vigenti normative anti Covid, sarà offerto al pubblico un aperitivo.

 

Vittorio Sgarbi

Vittorio SgarbiÈ un critico d'arte, storico dell'arte, saggista, politico, personaggio televisivo e opinionista italiano. Più volte membro del Parlamento e di diverse amministrazioni comunali, tra le quali quella di Milano. Parallelamente alla sua attività politica, continua a occuparsi di arte, commentando alcune delle opere dei più importanti pittori e scrivendo numerosi saggi e libri specializzati. I titoli più rilevanti da lui pubblicati sono Carpaccio (1979), I capolavori della pittura antica (1984), La stanza dipinta (1989), Davanti all'immagine (1990, vincitore del Premio Bancarella), Onorevoli fantasmi (1994), Lezioni private (1995), Lezioni private 2 (1996), Davanti all'immagine (2005), Ragione e passione. Contro l'indifferenza (2006), Clausura a Milano, Da Suor Letizia a Salemi (2008, scritto con Marta Bravi).

 

Zyz Quartet

Zyz QuartetIl gruppo cameristico è composto da musicisti dell'Orchestra Sinfonica Siciliana, i quali, legati dall'amicizia e dalla stessa passione per la musica barocca, hanno intrapreso un percorso di crescita professionale ed artistica che li ha portati ad esibirsi in importanti istituzioni concertistiche in Italia. Il gruppo è specializzato nell’interpretazione della musica del Seicento e Settecento, di cui ha approfondito le prassi esecutive con una particolare attenzione rispetto al contesto musicale barocco e post barocco. L’ensemble propone spesso programmi monografici o tematici, come, in questo caso, un programma dedicato a Bach padre e figlio.

  • Programma

  • Johann Sebastian Bach
    Eisenach, 1685 - Lipsia, 1750

    Sonata in sol minore per oboe e basso continuo BWV 1030b

    Senza indicazione di andamento - Siciliana - Presto

     

    Non si conosce con precisione la data di composizione della serie di 6 Sonate per flauto traverso e clavicembalo (BWV 1030-1035), di alcune delle quali è stata messa in dubbio anche la paternità bachiana. Questo non è il caso della Sonata in sol minore per oboe e clavicembalo obbligato BWV 1030b, della quale esiste il manoscritto autografo conservato presso la Biblioteca di Stato di Berlino e risalente al 1737, nel quale, però, la parte principale è sostenuta dal flauto e non dall’oboe. In realtà si ritiene che questa sonata sia un rifacimento di un precedente lavoro, composto da Bach per oboe e basso continuo quando si trovava presso la Corte di Anhalt-Köthen, del quale è stata ritrovata solo la parte del clavicembalo segnata in sol minore piuttosto che in si minore. Il primo e il terzo (Presto) dei tre movimenti di cui si compone questa sonata, nella quale la parte del clavicembalo è scritta interamente e non svolge soltanto la semplice funzione di basso continuo,  mostrano dal punto di vista stilistico, per il loro piglio, e formale, per le modulazioni e il susseguirsi degli episodi, i debiti di Bach nei confronti del concerto italiano, mentre il secondo movimento (Siciliano) è una dolcissima siciliana nella quale la pacata melodia assume le movenze di una cullante pastorale.

    Sonata in sol minore per violino (o flauto traverso) e basso continuo BWV 1020

    Allegro moderato - Adagio - Allegro

     

    Per flauto traverso e clavicembalo obbligato, cioè con questa parte scritta per intero, è anche la Sonata in sol minore BWV 1020  la cui composizione risale al 1734, quando Bach si trovava presso la Corte del principe Leopoldo di Anhalt-Köthen che, essendo un luterano ortodosso, riservava pochissimo spazio alla musica nella liturgia, pur essendo un grande intenditore oltreché appassionato di quella profana. Alla sua corte vivevano e operavano, infatti, ben 18 solisti di autentico valore che riempivano il tempo libero con la cura dell’arte musicale. È in questo ambiente che nasce anche questa sonata nella quale si nota l’influenza dello stile italiano e, in particolar modo, vivaldiano, che ha indotto gli studiosi ad avere qualche dubbio sulla sua autenticità. Ciò è evidente nel primo movimento, Allegro moderato, nel quale i due strumenti intrecciano un serrato dialogo, mentre il secondo, Adagio, si segnala per la sua dolce cantabilità e per una melodia di carattere nostalgico. L’influenza vivaldiana ritorna nel virtuosistico terzo movimento, Allegro, soprattutto nel giro armonico.

    Carl Philipp Emanuel Bach
    Weimar 1714 – Amburgo 1788

    Sonata a 3 in re maggiore Wq 151, H. 575

    Allegro un poco - Largo - Allegro

     

     

    La riscoperta della produzione di C. P. E. Bach è di grande importanza perché conferisce al secondogenito dei figli di Bach il giusto posto nella storia della musica e, inoltre, rivela il suo contributo allo sviluppo delle forme musicali tra cui la sonata. Ne sono un esempio le Sonate a tre, composte nel periodo trascorso a Berlino tra il 1738 e il 1768 molto probabilmente per i quotidiani concerti che si tenevano presso la corte di Federico II il Grande di Prussia, della cui cappella Bach era il clavicembalista. Sembra, però, che sei di esse (Wq. 143-148)  risalgano molto probabilmente agli inizi del 1730 e che siano state rielaborate nel 1747 senza lasciare traccia delle versioni originarie che il compositore distrusse. A quest’ultimo  gruppo non appartiene la Sonata a tre wq 151, composta quasi sicuramente quando Bach prestava servizio presso la corte di Federico II il Grande e che qui è presentata in una versione in cui l’oboe sostituisce il violino, strumento per il quale era stata originariamente concepita mentre il violoncello si aggiunge al clavicembalo per sostenere il basso continuo. Nel primo movimento, Allegro un poco, si nota già quella supremazia affidata alla melodia nello stile galante di cui C. P. E Bach fu un esponente, anche se permangono, nella scrittura imitativa che coinvolge il flauto e l’oboe, elementi del tardo-barocco. Lo stesso discorso va fatto per il secondo movimento, Largo, intriso di intenso lirismo, mentre l’ultimo movimento,  Allegro, è una pagina brillante scritta ancora nella forma della sonata bipartita e monotematica di matrice scarlattiana.

     

    Riccardo Viagrande