Piazzolla, Iorio, Bacalov, De Falla

Roberto Gianola, direttore

Gianni Iorio, bandoneón

Alcamo - Piazza Ciullo

  • Luogo

  • Piazza Ciullo - Alcamo

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Sabato
    15 Luglio 2023

    Ore

    21,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Programma

  • Astor Piazzolla
    Mar de la Plata 1921 - Buenos Aires 1992

    Fear (arrangiamento Gianni Iorio)

    Durata: 6'

    Astor Piazzolla
    Mar de la Plata 1921 - Buenos Aires 1992

    Oblivion (arrangiamento Gianni Iorio)

    Durata: 5'

    Astor Piazzolla
    Mar de la Plata 1921 - Buenos Aires 1992

    Adios Nonino (arrangiamento Gianni Iorio)

    Durata: 7'

    Gianni Iorio
    Foggia 1972

    Sagra d'estate

    Durata: 8'

    Luis Bacalov
    San Martin 1933 - Roma 2017

    Il Postino

    Durata: 3'

    Astor Piazzolla
    Mar de la Plata 1921 - Buenos Aires 1992

    Libertango (arrangiamento Gianni Iorio)

    Durata: 3'

    Manuel de Falla
    Cadice 1876 - Alta Gracia 1946

    Il cappello a tre punte (El sombrero de tres picos), suite n. 2 (arrangiamento Gianni Iorio)

    I vicini (Seguidilla) (Allegro ma non troppo)

    La danza del mugnaio (Farruca) (Moderato assai, molto ritmico e pesante)

    Danza finale (Jota) (Allegro ritmico, molto moderato e pesante)

     

    Durata: 14'

    Manuel de Falla
    Cadice 1876 - Alta Gracia 1946

    El amor brujo (L’amore stregone) suite dal balletto (arrangiamento Gianni Iorio)

    Introduzione e scena (Allegro furioso ma non troppo)

    Dai gitani (Notte) (Tranquillo e misterioso)

    Canzone delle pene d’amore (Allegro)

    Lo spettro (Vivo ma non troppo)

    Danza del terrore (Allegro ritmico)

    Il cerchio magico (Racconto del pescatore) (Andante molto tranquillo)

    Mezzanotte (I sortilegi) (Lento e lontano)

    Danza rituale del fuoco (Per scacciare gli spiriti maligni) (Allegro ma non troppo pesante)

    Scena (Poco moderato, Allegro)

    Canzone del fuoco fatuo (Vivo)

    Pantomima (Allegro, Andantino tranquillo)

    Danza della gara amorosa (Allegretto mosso)

    Finale (Le campane del mattino) (Allegro tranquillo)

    Durata: 25'

    Compositore argentino di origine italiana, Astor Piazzolla è stato giustamente considerato il più grande autore di composizioni nel genere del Tango. Nonostante abbia modificato le caratteristiche fondamentali di questa danza che gli Argentini conservano come qualcosa di sacro, Piazzolla ha avuto il grande merito di aprirla al jazz e anche ad una scrittura dissonante estremamente moderna mantenendone sempre il carattere sensuale e la straordinaria forza comunicativa capace di affascinare e sedurre il pubblico. Forse proprio per questa ragione Piazzolla ha ottenuto inizialmente maggiori consensi in Europa e nel Nord America, piuttosto che nel suo paese.

    Fear è il quinto brano di una suite, intitolata 5 Tango Sensations, che Piazzolla compose nel 1989 in seguito a una grave malattia. Eseguiti per la prima volta presso la Alice Tully Hall di New York il 25 novembre 1989, questi cinque brani si presentano come un addio musicale alla vita, del quale l’ultimo atto è proprio Fear (Paura).

    Composto per il film Enrico IV di Marco Bellocchio, Oblivion si segnala per una commovente e nostalgica melodia che fa di questa pagina una delle più famose di Piazzolla.

    Dedicato al padre Vicente Nonino Piazzolla, in occasione della sua morte, Adiós Nonino è un vero e proprio omaggio espresso in stile rapsodico.

    Composto nel 1974, Libertango, infine, si impone per la sua coinvolgente e sensuale melodia di grande forza espressiva e comunicativa.

    ***

    Dalla struttura bipartita, Sagra d’Estate di Gianni Iorio esprime quella vivacità e spensieratezza che caratterizzano appunto una sagra di paese. Il brano si basa, infatti, su ritmi folkloristici abbastanza simili e, in particolar modo, su quello incalzante (2/quarti) tipico della “Milonga” e quello del “Candombe”, quest’ultimo proveniente dalla tradizione Uruguayana. Nella parte centrale del brano si sviluppa un assolo del Bandoneon che si appoggia su un brioso contrappunto degli archi.

    ***

    Uscito nelle sale cinematografiche nel 1994, Il postino di Michael Redford costituisce uno dei più grandi capolavori del cinema italiano grazie anche alla superba interpretazione del grande Massimo Troisi, venuto a mancare poche ore dopo la fine delle riprese. Premiata con l’Oscar nel 1996, la colonna sonora fu composta da Luis Enrique Bacalov il quale, soltanto nel 2013 e dopo una lunga querelle giudiziaria, ha riconosciuto la co-paternità delle musiche a Sergio Endrigo, a Riccardo Del Turco e a Paolo Margheri. Delle 17 tracce di cui la colonna sonora è costituita, oggi è eseguita la prima e più famosa per il lirismo della sua struggente melodia.   

    ***

    Nel mese di aprile del 1917 a Madrid, proprio durante le rappresentazioni al Teatro Eslava di El corregidor y la molinara, pantomina composta tra il 1916 e il 1917 da Manuel de Falla su libretto di Martinez Sierra e ispirata ad un racconto omonimo di Pedro Antonio de Alarcón y Ariza, si trovava Diaghilev, impresario dei Ballets Russes, che già da tempo faceva pressioni sul compositore spagnolo affinché scrivesse qualcosa per la sua compagnia. Dopo aver assistito ad una di queste rappresentazioni, il geniale impresario chiese a De Falla di trasformare proprio questa pantomina in un balletto riorchestrando interamente la partitura per un organico più ampio. Nacque così Il cappello a tre punte, che, sottoposto da De Falla ad una profonda rielaborazione tra il 1918 e il 1919, fu rappresentato all’Alhambra Theatre di Londra il 22 luglio 1919 con le coreografie di Léonide Massine e le scene e i costumi di Pablo Picasso. La prima fu un trionfo, nonostante alcune situazioni sfortunate come l’improvvisa malattia di Felix Fernando Garcia, primo ballerino e specialista di flamenco, scoperto da Diaghilev in un caffè situato in un vicolo della capitale spagnola, prontamente sostituito dallo stesso Massine. Anche De Falla non poté dirigere il balletto, in quanto raggiunto, il pomeriggio della prima, dalla notizia che la madre stava morendo. Il suo posto fu preso da Ernest Ansermet che contribuì al notevole successo del balletto. La trama di questo lavoro ruota attorno alle figure del Corregidor, magistrato di un paese, il cui potere è rappresentato dal cappello a tre punte, e della bella moglie di un mugnaio che egli tenta, senza successo, di sedurre. Beffato dalla donna fedele e astuta, alla fine l’uomo diventa lo zimbello del paese. Da questo balletto De Falla trasse due suites nelle quali egli mantenne il carattere folkloristico grazie all’introduzione di danze come la Seguidilla e la Farruca che danno un’immagine tradizionalmente solare della Spagna.

    La seconda suite si compone di tre brani, dei quali il primo, Danza de los vicinos, è una seguidilla, danza popolare andalusa, caratterizzata da un tema melodioso e da una seconda idea tematica dolce e struggente che rappresenta uno splendido paesaggio notturno. Il brano successivo, Danza del Molinero, è una farruca, una varietà del flamenco, danzata dal mugnaio e dalla moglie su invito di quest’ultima, mentre la Danza final, è una festosa jota nella quale ritorna il tema già ascoltato nel Meriggio.

    ***

    El amor brujo, pur essendo uno dei lavori di Manuel de Falla più amati dal pubblico, non riscosse un grande successo alla prima rappresentazione, avvenuta al Teatro Lara di Madrid il 15 aprile 1915. Questa prima versione, una “gitaneria” per canto e danza scritta per la zingara andalusa Pastora Imperio, cantante e ballerina di flamenco di grande successo, si avvaleva di un organico orchestrale alquanto ridotto, in cui figuravano un flauto con obbligo di ottavino, un oboe, un corno, una cornetta, un pianoforte, il quintetto d’archi e, infine, alcune percussioni. Il compositore attribuì la causa dello scarso gradimento del pubblico, nonostante le positive recensioni sulla sua abilità nell’orchestrazione, alla scelta di questo organico, dettata dalla struttura architettonica del teatro, destinato alla rappresentazione di opere di prosa e, quindi, privo di una fossa in cui ospitare l’orchestra, tanto che decise di riorchestrare la partitura. La seconda versione, il cui organico, molto più ampio, prevedeva la presenza di due flauti, un oboe, due clarinetti, un fagotto, due trombe, timpani, pianoforte, archi e percussioni, ebbe un notevole successo alla prima esecuzione avvenuta il 28 marzo 1916 per la Società Nazionale di musica presso l’Hotel Ritz di Madrid.  Tale successo assicurò a quest’opera, tramutata in balletto con canto, un posto fisso nel repertorio sinfonico. Non si conosce il nome del direttore di quella serata trionfale, in quanto non figura nella nota di sala, ma alcuni studiosi attribuirono la direzione dell’Orchestra Filarmonica di Madrid a Bartholomé Perez Casas, mentre altri a Enrique Fernández Arbós.

    Il nucleo originario dell’opera è costituito da una canzone gitana, il cui testo fu scritto da María Lejárraga per la prima rappresentazione della commedia Lirio entre spinas (Il giglio tra le spine), di cui era coautrice insieme al marito Gregorio Martinez Sierra. La canzone, musicata da Gerónimo Giménez (1845-1923) e introdotta ad apertura della commedia, cantava le pene d’amore di una giovane gitana tradita dall’uomo di cui era innamorata e nei confronti del quale esprimeva propositi di vendetta. La commedia ebbe un notevole successo in questa versione anche se i coniugi decisero di stamparla non nella forma teatrale, ma in quella originale che non prevedeva la presenza della canzone.

    Proprio in quel periodo Falla conobbe i coniugi Martinez Sierra con i quali iniziò un’importante e produttiva collaborazione che prevedeva la composizione di musiche di scena per la rappresentazione dei loro lavori teatrali per la stagione 1914-1915 al Teatro Lara di Madrid. In questo teatro era consuetudine chiudere gli spettacoli con un brano musicale e l’impresario, in quell’anno, decise di ingaggiare la famosa ballerina di flamenco Pastora Imperio, il cui repertorio era molto disorganico, in quanto prevedeva l’esecuzione di canti e danze, accompagnati da una chitarra e da un pianoforte senza alcun legame tra di loro. Proprio per dare una certa coerenza allo spettacolo della famosa ballerina nacque il nucleo originario dell’Amor brujo, che ruotò attorno a quella canzone riscritta da María Lejárraga per l’occasione con il titolo Canción del amor dolido (Canzone delle pene d’amore). Alla canzone Falla fece seguire la Danza del fin del día (La danza della fine del giorno) che, nella versione definitiva, sarebbe diventata la celeberrima Danza rituale del fuoco. Da questo nucleo originario, con l’aggiunta di brani nuovi, nacque la prima versione dell’Amor brujo, il cui libretto, scritto da Gregorio Martinez Sierra, narra di una gitana, innamorata e non sufficientemente corrisposta che ricorre alle sue arti magiche per intenerire il cuore dell’uomo, riuscendo nel suo intento. Protagonista della seconda versione per balletto è, invece, Candelas, che ama, corrisposta, un gitano di nome Carmelo, ma alla sua felicità si oppone lo spettro di un suo vecchio amore che la tormenta con la sua gelosia postuma. Soltanto alcuni sortilegi, grazie ai quali Candelas riuscirà ad allontanare l’attenzione dello spettro da sé per rivolgerla ad un’altra gitana di nome Lucía, permetteranno ai due giovani di liberarsi dall’incubo e, quindi, di coronare il loro sogno d’amore.

    Dopo l’energico attacco orchestrale, Introduction y Escena (Introduzione e scena), in cui al pianoforte, al flauto, all’ottavino e all’oboe è affidato un motivo dal carattere ossessivo, il tremolo degli archi gravi fa da introduzione al successivo brano En la cueva (Dai gitani) che esprime le inquietudini causate dall’atmosfera notturna. In questo clima inquieto, accentuato dalla scansione delle ore ad opera dei due flauti, del pianoforte e della prima fila dei primi violini, si erge il canto della zingara di Granata, Candelas, che intona la sua Canción del amor dolido (Canzone delle pene d’amore). Il senso di terrore diventa ulteriormente più intenso nel brano successivo El aparecido (Lo spettro) con l’apparizione dello spettro la cui immagine, delineata dal tema della tromba formato da note ribattute, sparisce immediatamente con le veloci folate del pianoforte, del flauto e degli archi, lasciando, tuttavia, sopravvivere un seguito di stati d’animo angosciosi provocati dal ricordo inquietante degli amori defunti che, nella Danza del terror, si personalizzano intrecciando un ballo sinistro intorno a Candelas. La donna cerca di porre rimedio a questi incubi ricorrendo alla magia, rappresentata da un etereo motivo affidato alle trombe nel successivo brano El circolo magico (Il cerchio magico). Finalmente è Mezzanotte (Medianoche) e i rintocchi battuti dal pianoforte ricordano che è il momento opportuno per iniziare i sortilegi; la Danza rituel del fuego (Danza rituale del fuoco) per cacciare gli spiriti malvagi può così iniziare con i suoi ritmi ancestrali e quasi “barbarici” a cui seguono i motivi orientaleggianti dell’oboe nella Escena (Scena) successiva. Nei sortilegi interviene anche il fuoco il cui potere magico è richiamato nella successiva Danza rituel del fuego fatuo (Danza rituale del fuoco fatuo) alla quale segue una pantomima i cui personaggi diventano il malinconico violoncello e il dolce oboe. La Danza del juego dell’amor (La danza della gara amorosa) costituisce un ultimo momento di inquietudine con le cupe sonorità orchestrali prima che la gioia si possa finalmente liberare in Las campanas del amanecer (Le campane del mattino). Qui le campane annunciano la fine delle tenebre e i due amanti possono scambiare il loro pegno d’amore. L’incantesimo è, finalmente, sciolto e l’amore può così trionfare.

     

    Riccardo Viagrande

     

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