Summer fireworks
Gianluca Marcianò, direttore
Marco Salcito, chitarra
Palermo - Orto Botanico
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Luogo
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Orto Botanico
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Domenica 17 Luglio 2022
Ore
21,00
Durata
70min.
Prezzi
10 - 5 €
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Programma
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Gerónimo Giménez
Siviglia 1854 - Madrid 1923La boda de Luis Alonso, intermezzo
Nato a Siviglia nel 1854, Gerónimo Giménez fu un vero e proprio enfant prodige. Dopo aver studiato con suo padre e poi con Salvador Viniegra a Cadice, Giménez, all'età di 12 anni, fu, infatti, ingaggiato come primo violino nell'orchestra del Teatro Principale della città spagnola e a 17 anni, divenuto direttore d'orchestra in una compagnia di opere e di zarzuela, debuttò in questa a veste a Gibilterra, dirigendo l'opera Saffo di Pacini. Dopo aver completato i suoi studi al Conservatorio di Parigi, dove fu allievo di Jean-Delphin Alard per il violino e di Ambroise Thomas per la composizione e aver soggiornato per breve tempo in Italia, ritornò in Spagna dove fu nominato direttore presso il Teatro de la Zarzuela della quale coltivò, come compositore, il género chico (genere piccolo). All'interno della sua vasta produzione conseguì una certa fama La boda de Luis Alonso, composta nel 1897, il cui intermezzo si segnala per la scrittura vivace nella quale confluiscono i ritmi di varie danze tra cui quello di una seguidillia il cui tema sarebbe stato utilizzato da De Falla nel Cappello a tre punte.
Durata: 6'
Ernesto Cordero
New York 1946Concierto Antillano
Compositore e chitarrista portoricano, Ernesto Cordero, dopo aver studiato presso il Conservatorio di Portorico e quello di Madrid, nel 1971 è diventato docente di chitarra e composizione presso il Dipartimento Musicale dell'Università di Portorico, dove dal 1980 al 1997 è stato direttore musicale dell'importante Festival Internazionale di Chitarra. Molto vasta è la sua produzione all'interno della quale spiccano ben otto concerti (quattro per chitarra, due per violino, uno per flauto o ottavino e uno per il cuatro portoricano, uno strumento simile alla chitarra). Composto nel 1993, il Concierto Antillano, chiamato così per le influenze della musica antillana, ma anche spagnola, si compone di tre movimenti, tutti dotati di un titolo. Al primo, Campo y Mar (Allegro ma non troppo), che disegna un lussureggiante paesaggio delle Antille, segue la Pavana al estilo del son cubano (Allegro espressivo) che si basa su due melodie delle quali la prima ha un sapore antico, mentre la seconda mostra le sue influenze cubane. L’ultimo movimento, Seis Milonga (Allegro moderato), si segnala per il virtuosismo della parte solistica e per l’utilizzo di ritmi e temi del folklore cubano.
Durata: 21'
Amilcare Ponchielli
Paderno Fasolaro, Cremona, 1834 – Milano 1886La Gioconda, La danza delle ore
Allegro Brillante, andante poco mosso, Moderato, Andante poco mosso, Allegro vivacissimo
A distanza di due anni dal suo debutto alla Scala, avvenuto il 7 marzo 1874 con I lituani, Amilcare Ponchielli ritornò nel teatro milanese con una nuova opera, La Gioconda, che, rappresentata l’8 aprile 1876, riscosse un immediato successo. Inizialmente la scelta del soggetto non fu, tuttavia, particolarmente semplice, in quanto il dramma di Victor Hugo Angélo, tyran de Padoue, proposto da Arrigo Boito, che firmò il libretto con l’anagramma del suo nome Tobia Gorrio, aveva suscitato qualche perplessità in Ponchielli, preoccupato del confronto con Il giuramento di Saverio Mercadante su libretto di Gaetano Rossi. Tali perplessità furono superate dal lavoro di Boito che non si limitò ad una semplice riduzione librettistica, ma creò, come era solito fare, una nuova opera. Nonostante qualche difficoltà e le richieste di modifiche al libretto puntualmente disattese da Boito, impegnato, in quel periodo, nell’allestimento della seconda versione del suo Mefistofele, Ponchielli, sempre assillato da dubbi, portò a termine la partitura il 24 gennaio 1876. Mancavano ancora il preludio e i due ballabili, La furlana, collocata alla fine del primo atto, e la celeberrima Danza delle ore che fu composta da Ponchielli quando erano già iniziate le prove di canto seguendo, nel realizzare l’idea di Arrigo Boito, alcuni suggerimenti del coreografo Luigi Manzotti. Nel terzo atto Alvise Badoero, capo dell’inquisizione di stato e marito di Laura, donna amata da Enzo, del quale è a sua volta innamorata la protagonista Gioconda, offre una festa nella sua residenza, la Ca’ d’oro, e intrattiene i convitati con una danza in cui 12 ballerine in cerchio e due ballerini al centro rappresentano rispettivamente le ore e le lancette dell’orologio. Il brano sinfonico, che accompagna l’ingresso in successione delle ore dell’aurora, del giorno, della sera e della notte, si conclude con un galop che, per il suo carattere vivace, ricorda alcune pagine offenbachiane.
Durata: 9'
Giuseppe Verdi
Roncole di Busseto, 1813 - Milano, 1901Otello, ballabili
Danse Turque
Chanson Arabe
Invocation à Allah
Chanson Grecque
La Muranese
Chant de Guerre
Piuttosto lunga e travagliata fu la genesi dell’Otello di Verdi, alla cui realizzazione ha contribuito l’abilità diplomatica di Giulio Ricordi il quale riuscì ad appianare i contrasti tra il Cigno di Busseto e Arrigo Boito, scaturiti dalla pubblicazione da parte di quest'ultimo, dell’Ode saffica all’arte italiana. L’ode, nonostante una nota redazionale con la quale si chiariva il carattere occasionale e goliardico dell’episodio, irritò fortemente Verdi che si identificò nel vecchio e nel cretino della prima strofa tanto che scrisse a Tito Ricordi:
"Anch’io voglio la musica dell’avvenire, vale a dire che credo a una musica a venire, e se non l’ho saputa, come volevo, fare, la colpa non è mia. Se anch’io, fra gli altri, ho sporcato l’altare, come dice Boito, egli lo netti e io sarò il primo a venire ad accendere un moccolo".
Sarebbero passati molti anni, nei quali i due artisti posero mano insieme al rifacimento del Simon Boccanegra, prima che decollasse la collaborazione che avrebbe portato alla composizione di Otello che, alla prima rappresentazione avvenuta a Milano il 5 febbraio 1887, ottenne un grande successo. Sette anni dopo Verdi, in occasione della prima rappresentazione all'Opéra di Parigi il 12 ottobre 1894, aggiunse nel terzo atto il balletto che si compone di 6 brevi danze dall'orientaleggiante Danse Turque con il suo tema affidato al flauto e all'ottavino, a cui seguono una brillante Chanson arabe in la maggiore, l'Invocation à Allah, costituita da 6 battute ispirate all'ode sinfonica, Le désert di Félicien David, la raffinata Chanson Grecque, la brillante Muranese e il conclusivo Chant de guerre.
Durata: 6'
Charles Gounod
Parigi 1818 - Saint-Cloud 1893Faust, musique de ballet
Allegretto
Adagio
Moderato maestoso
Moderato con moto
Allegretto
Allegro vivo
Capolavoro di Gounod, il Faust è, se bisogna dare credito a quanto affermato dallo stesso compositore nella sua autobiografia, Mémoires d’un artiste, l’opera dell’intera sua vita. Il primo accenno ad esso si trova, infatti, nel capitolo dedicato al periodo trascorso in Italia e in particolar modo a Villa Medici nel 1838 in seguito alla vittoria del Prix de Rome. L’opera, però, fu composta solo 17 anni dopo, quando nel 1856 il compositore fece la conoscenza di Jules Barbier e di Michel Carré; fu allora che Gounod propose ai due librettisti di scrivere un’opera ispirata al Faust di Goethe. Gli entusiasmi di Gounod si scontrarono presto con alcune circostanze poco fortunate, dal momento che l’Opéra di Parigi la rifiutò in quanto non ritenne il Faust adatto al tradizionale genere del Grand-Opéra, mentre il Théâtre-Lyrique, al cui direttore, Léon Carvalho, Gounod l’aveva inizialmente proposto, lo mise in scena con un anno di ritardo per lasciare spazio al Faust di Dannery. Così l’opera vide finalmente le scene il 19 marzo 1859 al Théâtre-Lyrique di Parigi sotto la direzione di Louis-Michel-Adolphe Deloffre, ottenendo un esito contrastato. Se J. D’Ortigue, infatti, salutò il Faust di Gounod su «Le Ménestrel» con queste entusiastiche parole: «L’opera Faust è un capolavoro. Ogni pezzo si basa su un tema musicale largamente disegnato e abilmente sviluppato», più sfumato e articolato è il giudizio di B. Jouvin, il quale nella sua lunga recensione (quasi sei colonne) su «Le Figaro» (24 marzo 1859), non mancò di criticare il compositore che, a suo dire, avrebbe avuto «poche idee».
Composto per l'Opéra di Parigi dove l'opera approdò il 3 marzo 1869 e oggi in genere tagliato durante le rappresentazioni, il balletto, inserito nel secondo quadro dell'atto quinto, dove viene messa in scena la Notte di Walpurga, è costituito da 7 Entrées, delle quali la prima è un Valzer elegante e avvolgente, con il quale Faust e Mesfistofele vengono invitati a sedersi al tavolo delle regine, mentre la seconda è un Adagio che si segnala per la bellezza del tema affidato agli archi dopo una breve introduzione. Nella terza entrée, Allegretto, il tema brillante e spiccato rappresenta bene le schiave nubiane che bevono il veleno dalle coppe d'oro, mentre protagonista della quarta, Moderato maestoso, è un'altera e piccante Hélène. Alla lirica Toilette d'Astarté (Moderato con moto), che si segnala per il bel tema degli archi accompagnati dall'arpa, seguono un Allegretto di carattere leggero e il brillante Allegro vivo finale nel quale Gounod utilizzò l'intera orchestra.
Riccardo Viagrande
Durata: 17'