Bruckner
Lü Jia, direttore
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Programma
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Anton Bruckner
Ansfelden, 1824 - Vienna, 1896Sinfonia n. 7 in mi maggiore WAB 107 - 200° anniversario della nascita
Allegro moderato
Adagio, Sehr feierlich und langsam (Molto solenne e lento)
Scherzo: Sehr schnell (Molto veloce), trio
Finale: Bewegt, doch nicht su schnell (Mosso, ma non troppo veloce)
Composta fra il 1881 e il 1883, la Settima sinfonia fu eseguita per la prima volta a Lipsia il 30 dicembre 1884 sotto la direzione di Arthur Nikisch, ottenendo un grande successo che suggellò un periodo felice della vita e della carriera artistica di Bruckner. La sinfonia, infatti, iniziata nel 1881, anno in cui il compositore ottenne il primo grande successo con la Quarta, fu composta in un biennio denso di emozioni che culminò nell’incontro con Wagner avvenuto il 26 luglio del 1882 a Bayreuth in occasione della prima esecuzione assoluta del Parsifal. In quella circostanza l’ormai anziano compositore aveva promesso a Bruckner che avrebbe eseguito le sue opere congedando il collega più giovane, che, per una forma di rispetto, gli si era inginocchiato davanti, con queste parole: Calma, Bruckner e buona notte. La stima di Wagner nei confronti di Bruckner era sicuramente sincera: “Io non conosco che un uomo che può avvicinarsi a Beethoven: esso è Bruckner”
Così si era espresso Wagner, a proposito di Bruckner, con amici musicisti tra cui il direttore Hans Richter. La stima era, del resto, reciproca e nell’animo di Bruckner si univa a una forma di affettuosa venerazione che gli aveva fatto sentire una grande angoscia quando aveva avvertito, un mese prima, il presentimento dell’imminente morte di Wagner avvenuta a Venezia il 13 febbraio 1883. Bruckner aveva scritto, infatti: “Mi sentii angosciato al pensiero che il maestro non potesse più vivere a lungo e l’Adagio in do diesis mi venne alla mente”.
Questo Adagio in do diesis, del quale Bruckner aveva già composto 180 battute prima della morte di Wagner, corrisponde proprio al secondo movimento di questa sinfonia ed è interamente dedicato alla memoria del maestro, come egli stesso dichiarò esplicitamente dopo aver appreso la notizia della sua morte: “Oh, quante lacrime ho versato […] Non era soprattutto a me che veniva tolto? Ho terminato l’Adagio come una vera e propria marcia funebre alla memoria del maestro”.
Questo Adagio riscosse un successo tanto grande da essere eseguito da solo su proposta di Liszt il 30 maggio 1884 a Karlsruhe e da indurre il direttore Arthur Nikisch a confidare a Schallk durante le prove: Da Beethoven in poi nulla di simile è stato scritto.
Beethoven e Wagner, quasi fossero numi tutelari, sembrano aver vegliato sulla composizione di questa sinfonia nella quale si rintracciano interessanti echi della loro musica. Già il primo tema del primo movimento, Allegro moderato, in forma-sonata, non può non ricordare, nell’arpeggio iniziale affidato ai violoncelli e al primo corno, il primo tema dell’Eroica di Beethoven, qui privato di quello slancio eroico e caricato di nuovi significati rigeneratori. Sergio Martinotti ebbe modo di notare nella sua monografia su Bruckner (EDT, Torino 2003 p. 161): “sembra che quasi tutta la musica si rigeneri (come nell’inizio del wagneriano Anello del Nibelungo), e una successione di intervalli “primitivi” (cioè di quinte, quarte e terze) riesce tanto nuova e sospesa”.
Il clima sereno e quasi aurorale, che spira da questo primo tema, è confermato dal secondo, leggermente più dimesso ed esposto dai legni, e dal terzo di carattere danzante. Il celebre Adagio, fulgido omaggio alla memoria di Wagner, è stato accostato alla marcia funebre dell’Eroica e a quella del Crepuscolo degli dei per il carattere mesto del movimento che emerge immediatamente nel primo tema nel quale le viole e le tube espongono una melodia sommessa che si innalza alla ricerca di una luce divina che sembra affacciarsi nella citazione di un inciso del Te Deum. Nonostante il clima mesto, il secondo tema sembra aprire un momento di serenità, turbato da una certa nostalgia, ma le emozioni e gli stati d’animo si accumulano in un crescendo che conduce a un climax in do maggiore al culmine del quale entra il tema funebre in onore di Wagner. La vita ritorna a prendere il sopravvento nello Scherzo, dove il tema iniziale è esposto perentoriamente dalla prima tromba su un motivo dolce e cullante degli archi che rispondono dolcemente con i primi e i secondi violini. La musica, che sembra animarsi in un crescendo quasi a voler esprimere la gioia di vivere, è minata, però, dal disegno discendente a tratti cromatico che sembra introdurre un momento di turbamento. Il tema del Trio, introdotto dai timpani, presenta un carattere di dolce e cullante pastorale. Il Finale si presenta come una magnifica sintesi del materiale musicale e tematico esposto in precedenza. Il primo tema, infatti, fa sue le caratteristiche melodiche del primo tema del movimento iniziale trasfigurandole in una scrittura che, dal punto di vista ritmico, rielabora quella del tema iniziale del secondo movimento in un contesto modificato dal diverso andamento. Il secondo e il terzo tema contrastano nettamente con il primo, in quanto contrappongono al suo carattere slanciato una scrittura meditativa che ricorda quella del corale e che presenta una connotazione tipicamente bruckneriana. Il vero protagonista del movimento è, però, il primo tema che emerge nella parte conclusiva in modo perentorio.
Riccardo Viagrande
Durata: 65'