SHÉHÉRAZADE & L’ENFANT ET LES SORTILÈGES di Ravel
Prova generale scuole
FRÉDÉRIC DELOCHE direttore
Shéhérazade op.41
MAJDOULINE ZERARI mezzosoprano
L'enfant et les sortilèges (Il bambino e gli incantesimi)
Personaggi e interpreti
L'Enfant (Il bambino) ANNA-DORIS CAPITELLI mezzosoprano
Maman, Tasse Chinoise, Libellule (La Mamma, La Tazza cinese, La Libellula) CHIARA TIROTTA mezzosoprano
Le Feu, La Princesse, Le Rossignol (Il Fuoco, La Principessa, L'Usignolo) MARIA CATERINA VITAGGIO soprano
Pastourelle, Chuette Chauvesouris (La Pastorella, Il Gufo, Il Pipistrello) MARIA MUDRYAK soprano
Chatte, L'Écureuil, Bergère Pâtre (La Gatta, Lo Scoiattolo, Il Pastore) CRISTINA MELIS soprano
L'Horloge Comtoise, Le Chat (L'Orologio a pendolo, Il Gatto) PAOLO INGRASCIOTTA baritono
La Théière Rainette, Petit Vieillard (La Teiera, La Raganella, Il piccolo vecchio) ROSOLINO CLAUDIO CARDILE tenore
Le Fauteuil, Arbre (La Poltrona, L’Albero) HIDENORI INOUE basso-baritono
I SOLISTI DI OPERALABORATORIO coro
FABIO CIULLA maestro del coro
CORO VOCI BIANCHE FONDAZIONE ORCHESTRA SINFONICA SICILIANA
RICCARDO SCILIPOTI maestro del coro
Regia/Coreografie ALESSANDRA PANZAVOLTA
Costumi LUCA DALL’ALPI
In collaborazione con l’Accademia Belle Arti di Palermo e l’Associazione Museo Sociale Danisinni
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Biglietti:. € 5 per alunno (non paganti: alunni H e docenti accompagnatori e di sostegno).
Prenotazioni scuole: segreteriascuole@orchestrasinfonicasiciliana.it - tel. 3382669146
Info Botteghino: biglietteria@orchestrasinfonicasiciliana.it - tel. 091 6072532/533
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Programma
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Maurice Ravel
Ciboure, 1875 - Parigi, 1937Shéhérazade op. 41, poema per voce e orchestra su testi di Tristan Klingsor
I - Asie: Asie, Asie - Très lent (mi bemolle minore). Dedica: Madame Jeanne Hatto
II - La flute enchantée: L’hombre est douce et ton maître dort – Trés lent (si bemolle). Dedica: Madame René de Saint-Moceaux
III - L' indifférent: Tes yeux sont doux comme ceux d'une fille - Lent (do diesis minore). Dedica: Madame Sigismond Bardac
Il meraviglioso mondo delle Mille e una notte, che già aveva ispirato Shahrazād di Nikolaj Rimskij-Korsakov, aveva attirato, nel 1898, l’attenzione del ventitreenne Maurice Ravel, il quale aveva composto un’ouverture¸ che, però, alla prima esecuzione avvenuta il 27 maggio 1899 presso la Salle du Nouveau Théâtre di Parigi, ebbe un’accoglienza tutt’altro che favorevole soprattutto da parte della critica. Se, infatti, Pierre Lalo, nella sua recensione apparsa su «Le Temps», il 13 giugno 1899, dopo aver citato la parte del programma di sala scritto da Ravel, nella quale si dava conto della struttura dell’ouverture, aveva sentenziato: «Se voi cercate nella musica quanto indicatovi nel programma, farete molta fatica a percepirlo», ancor più duro era stato l’anonimo recensore di «L’Ouvreuse du cirque d’été» che definì Ravel, «un debuttante mediocremente dotato». Quest’ouverture, che costituisce la prima opera orchestrale rimastaci di Ravel, non fu pubblicata durante la sua vita dal compositore francese, la cui fantasia, però, sarebbe stata, a distanza di cinque anni, ancora una volta sollecitata dal mondo evocato nella celebre raccolta di racconti. In questa occasione, a stimolarne la fantasia fu l’incontro con il poeta Tristan Klingsor, il quale aveva pubblicato nel 1903 una raccolta di poesie in versi liberi che si ispirava, non tanto alle Mille e una notte, quanto alla famosa suite orchestrale di Rimskij-Korsakov. Di queste liriche Ravel ne scelse tre che, stranamente, non hanno alcun legame con Le mille e una notte e nelle quali non è nominata l’eponima protagonista, Shéhérazade. Di questa scelta ha dato un’interessante spiegazione Klingsor:
“La scelta che egli fece non deve sorprendere. Egli non si è soffermato su quelle che, per la loro forma melodica, potevano essere trasposte agevolmente in canzoni. Prese proprio quelle che avevano un aspetto più descrittivo, che, come Asie, per il lungo sviluppo dei periodi, non sembravano doversi prestare agevolmente all’esecuzione di un simile disegno. Ciò perché, per lui, mettere in musica una poesia significava trasformarla in un recitativo espressivo, esaltare le inflessioni della parola fino al canto, esaltare tutte le possibilità della parola, ma non asservirle”.
Nacque così Shéhérazade op. 41, un ciclo di tre canzoni che fu eseguito il 17 maggio 1904, con il soprano Jane Hatto e sotto la direzione di Alfred Cortot, nella stessa Salle du Nouveau Théâtre di Parigi che aveva ospitato la prima esecuzione dell’ouverture.
Per quanto attiene alla scrittura vocale, questo lavoro risente dell’influenza di Debussy e, in particolar modo, del suo Pellèas et Mélisande che, andato in scena all’Opéra-Comique il 30 aprile 1902, fu particolarmente apprezzato da Ravel il quale assistette, con entusiasmo crescente, a tutte le 14 repliche dell’opera e riprodusse quel declamato che aveva caratterizzato la vocalità debussiana in un’orchestrazione sfumata e già raffinata, grazie alla quale i timbri assumono una funzione evocativa. L’influenza di Debussy è maggiormente evidente in Asie, in cui le immagini del continente vengono esaltate da un declamato sostenuto da un’orchestrazione particolarmente delicata ed evocativa. Di La flute enchantée è protagonista il flauto, al quale è affidata una sensuale e languida melodia che ricorda quella del Prélude à l'après-midi d'un faune di Debussy. Avvolto da torpore e sensualità è, infine, L’indifférent, che si distingue per linee melodiche essenziali e quasi scarne.
Durata: 21'
L’Enfant et les sortilèges (Il bambino e gli incantesimi), fantasia lirica in due parti su libretto di Colette
“Venne il giorno in cui il signor Rouché [direttore dell’Opéra dal 1914] mi chiese un libretto di balletto fantastico per l’Opéra. Non riesco ancora a spiegarmi come gli abbia fatto avere, proprio io che lavoro con lentezza e fatica, l’Enfant et les sortilèges in meno di otto giorni… A lui piacque il mio piccolo componimento e suggerì dei compositori, i cui nomi accettai nel modo più cortese possibile. Ma, disse Rouché, dopo aver fatto silenzio, se vi proponessi Ravel? Abbandonai bruscamente i miei modi gentili e l’espressione della mia speranza prese tutte le forme possibili. Non dobbiamo nasconderci, aggiunse Rouché, che la cosa può andare per le lunghe, ammettendo che Ravel accetti”.
Con queste parole, la scrittrice francese Colette ricordò nel suo Journal à rebours del 1941 le circostanze che più di 20 anni prima l’avevano portata a scrivere il libretto di L’Enfant et les sortilèges per Ravel, nonostante la collaborazione tra i due artisti non sia stata, almeno inizialmente, semplice. Colette, infatti, fino al 1905 aveva collaborato alla redazione degli articoli di critica musicale che venivano pubblicati, a firma di Willy, nella rubrica di grande successo del quotidiano «L’écho de Paris», Lettres de l’ouvreuse, senza mai parlare di Ravel, con il quale, però, si sarebbe riconciliata in occasione di una cena organizzata dal compositore Henry Février nel 1906. Da questa riconciliazione sarebbero passati ben 12 anni prima che il progetto potesse incominciare a prendere forma, dal momento che Ravel, il quale ne sarebbe venuto a conoscenza soltanto nel 1918 al ritorno dal fronte, non solo mostrò scarso entusiasmo per esso, ma si prese gioco anche del sottotitolo che inizialmente era balletto per mia figlia, affermando di non avere una figlia. Alla fine, come ricordato da Colette sempre nel suo Journal à rebours, Ravel
“accettò. Si andò per le lunghe. Portò via il mio libretto e non sentimmo più parlare né di Ravel né dell’Enfant… Dove lavorava Ravel? Lavorava? Non ero a conoscenza di ciò che la creazione di un'opera esigesse da lui, della lenta frenesia che lo possedeva e lo teneva isolato, ignaro dei giorni e delle ore. La guerra prese Ravel, fece calare su di lui un silenzio ermetico, e persi l'abitudine di pensare a L'Enfant et les Sortilèges. Trascorsero cinque anni. L'opera completata e il suo autore uscirono dal silenzio, sfuggendo all'occhio azzurro dei gatti del Siam, confidenti di Ravel”.
Dopo cinque anni di lavoro, l’opera vide le scene il 21 marzo 1925 all’Opéra di Montecarlo con Marie-Thérèse Gauley nel ruolo dell’Enfant, ottenendo un grande successo testimoniato da Henry Prunières il quale, sulla «Revue Musicale», scrisse: “Il pubblico è stato sedotto sin dalla prima serata […] e Ravel ha ottenuto un enorme successo […], contro ogni aspettativa, presso il pubblico cosmopolita di Montecarlo”.
Protagonista dell’opera è un bambino di 7 anni capriccioso e pigro che, in una vecchia casa di campagna, brontola perché deve fare i compiti. Punito dalla madre e preso dalla rabbia, getta via una tazza cinese e una teiera, infastidisce uno scoiattolo nella sua gabbia, tira la coda al gatto, accende la brace con una torcia, capovolge il bollitore, strappa il suo libro e la carta da parati, distrugge il vecchio orologio e, dopo aver detto di essere libero e cattivo, si lascia cadere in una vecchia poltrona che, però, retrocede. Da questo momento in poi, in un gioco fantastico gli oggetti e gli animali, che erano stati sue vittime, si animano e minacciano il bambino pietrificato. Tra questi vanno segnalati l’orologio e il fuoco del camino le cui fiamme prendono forma nelle agilità eseguite da un soprano di coloratura. Alla fine, nel giardino le bestie vorrebbero punire il bambino che, però, cura un piccolo scoiattolo ferito, suscitando in loro una forma di compassione e di rimorso. Le bestie lo riportano allora dalla madre e l’opera si conclude con il fanciullo che, tendendo le braccia alla madre, canta maman.
Dal punto di vista musicale, L’Enfant et les sortilèges si configura come un vero e proprio esercizio di stile, dal momento che è costituito da una serie di tableaux indipendenti nei quali si susseguono generi musicali diversi che vanno dal jazz al foxtrot e al ragtime. È possibile, inoltre, ascoltare una polka, un valzer e nel finale anche un brano corale, per mezzo dei quali Ravel mostrò la sua grande capacità di giocare con i diversi generi musicali, avvalendosi sempre di un’orchestrazione raffinatissima, di cui fu entusiasta anche Colette, la quale ricordò sempre nel suo Journal à rebours:
“La partitura de L'Enfant et les Sortilèges è ormai famosa. Come dire la mia emozione al primo balzo dei tamburelli che accompagnano il corteo dei pastorelli, il bagliore lunare del giardino, il volo delle libellule e dei pipistrelli... «Non è divertente?» diceva Ravel. Tuttavia, un nodo di lacrime mi stringeva la gola: le bestie, con un sussurro pressante, appena sillabato, si chinavano sul Bambino, riconciliate... Non avevo previsto che un'onda orchestrale, costellata di usignoli e lucciole, sollevasse così in alto il mio modesto lavoro”.
Riccardo Viagrande
Durata: 52'