Mendelssohn & Rimskij-Korsakov

IN STREAMING 5 MARZO, ORE 21

Diego Matheuz, direttore

Anna Tifu, violino

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    05 Marzo 2021

    Ore

    21,00

    Durata

    70min.

    Prezzi

    - €

    Calendario

  • Programma

  • Felix Mendelssohn-Bartholdy
    Amburgo, 1809 - Lipsia, 1847

    Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64

    Allegro molto appassionato

    Andante

    Allegretto non troppo, Allegro molto

     

    Come molte altre opere di Mendelssohn, il Concerto in mi minore per violino e orchestra fu sottoposto a continue limature e correzioni al fine di trovare quella perfezione formale che costituì una delle preoccupazioni principali del compositore tedesco. Una testimonianza di ciò ci è fornita dal fatto che quest’opera fu composta in un arco di tempo molto lungo, ma non sorprendente per Mendelssohn. Iniziato nel 1838, il Concerto fu completato soltanto nel settembre del 1844 durante un periodo di convalescenza trascorso a Soden nei pressi di Francoforte sul Meno e fu eseguito per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia con la direzione dello stesso Mendelssohn e la superba interpretazione di Ferdinand David, al quale l’opera è dedicata, avendo egli stesso, nel 1836, esplicitamente chiesto al compositore tedesco di scrivere un concerto per violino e orchestra. Ferdinand David, che nel 1835 era stato assunto come primo violino solista al Gewandhaus grazie all’intervento di Mendelssohn, godeva di una certa fama di virtuoso tanto che lo stesso Paganini gli aveva dedicato il Moto perpetuo, una delle pagine più complesse della sua produzione. Molto importante, anche se difficilmente evidenziabile, deve essere stato il contributo di David alla stesura della parte solistica, per la quale Mendelssohn chiese molti consigli, sempre assillato dalla ricerca della perfezione formale.

    Questa ricerca non deve essere, tuttavia, interpretata come la volontà di uniformare in modo acritico e senza spunti originali la propria opera ai modelli classici, ma va letta in un senso più ampio, come una forma di attualizzazione di quei modelli che vengono rielaborati in modo del tutto personale. Proprio in questo lavoro, infatti, Mendelssohn, trasgredì ad alcune norme formali tipiche del concerto solistico, eliminando, per esempio, l’iniziale esposizione orchestrale ed assegnando, così, un ruolo prevalente al solista che espone immediatamente il celebre e lirico primo tema su un tappeto armonico affidato agli archi, ai clarinetti e ai fagotti. L’orchestra interviene soltanto dopo una breve parentesi virtuosistica del solista per affermare in modo perentorio e autorevole il primo tema e, al tempo stesso, introdurre la transizione modulante che, nella parte conclusiva, contiene una nuova idea melodica cantabile e distesa, riutilizzata, in seguito, nella parte iniziale dello sviluppo. Il secondo tema, esposto, secondo i canoni, nella tonalità di sol maggiore, relativa di mi minore, s’inserisce perfettamente nel clima disteso e sereno, anticipato magistralmente nella parte conclusiva dello sviluppo, che sembra, almeno inizialmente, confermato, nella coda dell’esposizione, dalla ripresa da parte dell’orchestra del primo tema nella tonalità maggiore, ma il dialogo seguente tra orchestra e solista, che si scambiano alcuni frammenti del primo tema, acquista una grande forza drammatica; il solista cerca di opporsi all’orchestra, che, nei vani tentativi di ridurlo al silenzio con accordi dissonanti, vuole assumere quel ruolo principale sulla scena strappatole dal violino quando aveva direttamente esposto il primo tema. Questo dramma si ricompone nel raffinato equilibrio dello sviluppo, dove il solista e l’orchestra si ritagliano due ruoli diversi, ma entrambi importanti e complementari; il primo, infatti, si accontenta di riproporre l’idea secondaria, apparsa sul finire della transizione, lasciando subito dopo all’orchestra il compito di riproporre il tema iniziale nella parte dei flauti e dei clarinetti. In questo passo il solista, lungi dal tacere, decide di ricamare in modo virtuosistico il tema dell’orchestra che, dopo aver girato diverse tonalità, esaurisce la sua azione in un diminuendo con il quale il solista si riappropria del suo ruolo di primo piano. Lo sviluppo si conclude in modo insolito con una cadenza che si evidenzia per la presenza, al suo interno, di una citazione della Ciaccona di Bach e per la sua introduzione alla fine dello sviluppo che costituisce una piccola trasgressione alle regole classiche del concerto solistico, nel quale generalmente trova spazio alla fine della ripresa prima della coda. Anche nella ripresa successiva è operata da Mendelssohn un’altra trasgressione rappresentata dalla scelta di riesporre il secondo tema nella tonalità maggiore, anziché in quella minore. La coda costituisce un momento estremamente virtuosistico per la forte accelerazione impressa alla parte del solista e culminante nei tre accordi conclusivi.

    Il secondo movimento, Andante, è legato al precedente da un lungo si tenuto dai fagotti che introduce il tema di ninna-nanna, esposto dal solista. Il clima di serenità, che aveva dominato nel primo movimento, sembra confermato nella parte iniziale del secondo, la cui sezione centrale si colora, tuttavia, di forti tinte drammatiche disegnate dai corni, dalle trombe, dai timpani e dai tremoli dei violini secondi che sostengono una melodia malinconica e piena di tensione esposta dai primi violini, a cui si unisce il solista. Le continue modulazioni accentuano il clima di tensione e allontanano la composizione dal solare do maggiore iniziale che ritorna, tuttavia nella ripresa, dove il solista riespone il tema iniziale sui delicati tremoli dei violini, ormai privati della drammaticità che li aveva caratterizzati nella parte centrale.

    Anche il terzo movimento (Allegro molto vivace) è legato al secondo senza soluzione di continuità con un breve episodio (Allegretto non troppo) in cui viene presentato in una forma rielaborata il primo tema del primo movimento. Dopo una gioiosa fanfara di fagotti, corni e trombe il rondò si apre con un brillante tema iniziale affidato al solista a cui si contrappone la seconda idea tematica, marziale e strutturata in modo da assumere la forma di un dialogo tra orchestra e solista. Lo sviluppo è dominato dal primo tema che viene variato inizialmente dal solista e sfocia in una nuova idea tematica per essere rielaborato dall’orchestra. Nella ripresa la scena è integralmente occupata dal secondo tema che, essendo del tutto assente nello sviluppo, svolge la funzione di ristabilire l’equilibrio apparentemente minato dalle trasgressioni alla forma classica del concerto; un esempio di tali trasgressioni è rappresentato dalla scelta di fare seguire i movimenti in modo da escludere ogni soluzione di continuità. Il carattere maggiormente qualificante è rappresentato, pertanto, proprio dall’evidente tentativo di introdurre elementi originali in un’opera perfetta dal punto di vista formale.

    Durata: 25'

    Nikolaj Rimskij-Korsakov
    Tichvin 1844 - Ljubensk 1908

    Shéhérazade, suite sinfonica op. 35

    Il mare e la nave di Sinbad (Largo e maestoso, Lento, Allegro non troppo)

    La storia del principe Kalender (Lento, Andantino)

    Il giovane principe e la giovane principessa (Andantino quasi allegretto, Pochissimo più mosso)

    Festa a Bagdad, il mare, il naufragio (Allegro molto e frenetico, Vivo, Allegro non troppo e maestoso)

     

    Ispirata alla raccolta orientale di fiabe, Le mille e una notte, la suite sinfonica Shéhérazade fu composta da Nikolaj Rimskij-Korsakov nel 1888 ed eseguita il 28 ottobre dello stesso anno a Pietroburgo sotto la direzione dell’autore che, all’inizio della partitura, dichiarò in modo esplicito la fonte d’ispirazione introducendo il personaggio eponimo e proponendo un riassunto della storia:

     

    “Il sultano Schahriar, convinto della perfidia e dell’infedeltà delle donne, aveva giurato di condannare a morte ciascuna delle proprie mogli, dopo la prima notte. Ma la Sultana Shéhérazade riuscì ad avere salva la propria vita interessando il feroce marito a meravigliosi racconti che gli andò narrando durante 1001 notti. Stimolato dalla curiosità, il sultano rimandava continuamente il supplizio della moglie finendo per rinunciare completamente al suo progetto sanguinario. Shéhérazade raccontò storie stupende al sultano; per i suoi racconti, prese a prestito i versi dai poeti e le parole delle canzoni popolari; riuscendo a creare fiabe su fiabe, avventure su avventure”.

     

    Di Shéhérazade il compositore fece due versioni, nella seconda delle quali furono eliminati i titoli descrittivi dati all’inizio di ciascun movimento, senza che, però, venisse in qualche modo alterata l’atmosfera orientaleggiante, realizzata attraverso temi che mescolano elementi popolari russi con il sistema pentatonico. L’assenza dei titoli, nella seconda versione, non toglie nulla alla struttura narrativa dell’opera realizzata attraverso un tema, affidato al violino solista, che funge da filo conduttore e appare nelle introduzioni al primo, al secondo e al quarto movimento e nell’intermezzo del terzo, rappresentando Shéhérazade che racconta le storie fantastiche.

    Il primo movimento, Il mare e la nave di Sinbad, che, dal punto di vista formale, si presenta come una forma-sonata privata della sezione di sviluppo, inizia con un tema rude, pesante e, al tempo stesso, solenne eseguito in ottave dall’orchestra che rappresenta perfettamente il carattere cupo e terribile del Sultano; dopo un breve interludio il violino solista, accompagnato dall’arpa, interviene con un tema melismatico per rappresentare la protagonista che racconta le storie fantastiche. L’esposizione si svolge attorno a due gruppi tematici dei quali il primo è costituito dal tema del Sultano affidato sempre all’orchestra seguito da uno malinconico, esposto dai legni, che evoca immense distese marine, mentre il secondo è caratterizzato dal tema di Shéhérazade; questo tema ritorna nella breve introduzione del secondo movimento, La storia del principe Kalender, che, dal punto di vista formale, ha una struttura tripartita e presenta un carattere brillante che lo rende paragonabile allo Scherzo della sinfonia romantica. Il tema principale, di carattere nostalgico, è affidato prima al fagotto e poi all’oboe per passare alla fine ai violini, mentre la musica assume un brillante carattere di danza. Nella seconda parte del brano si ha un vero e proprio colpo di scena con gli ottoni che introducono un tema marziale che a un certo punto si arresta su un tremolo in pianissimo degli archi per lasciare il posto ad una cadenza ad libitum del clarinetto di sapore orientaleggiante. Nella ripresa, infine, il carattere nostalgico del tema principale si è ormai dissolto lasciando il posto ad un’energia ritmica a cui partecipa l’intera orchestra.

    Tutto il terzo movimento, Il giovane principe e la giovane principessa, vive, invece, del contrasto dei due temi che rappresentano rispettivamente i due personaggi del titolo. Il tema del giovane principe è una tenera melodia affidata prima ai violini e ripresa dagli oboi e dai violoncelli, mentre il secondo, che rappresenta la giovane principessa, è un grazioso motivo di carattere danzante.

    Nel quarto movimento, Festa a Bagdad, il mare, il naufragio, ritornano quasi tutti i temi esposti nei movimenti precedenti per rappresentare situazioni diverse e non alla stregua di Leitmotivs, come lo stesso Korsakov ebbe modo di precisare:

     

    “tutti quelli che sembrano Leitmotivs non sono altro che materiali puramente musicali, motivi di sviluppo sinfonico. Questi motivi circolano in tutte le parti del pezzo, inseguendosi e intrecciandosi”.

     

    Dopo una breve introduzione, in cui vengono riproposti il tema del Sultano e quello di Shéhérazade, la movimentata festa a Bagdad può avere inizio con un tema che si configura subito come una sorta di moto perpetuo; il secondo tema è, invece, affidato ai corni e alle trombe. In questo movimento è molto suggestiva la rappresentazione del mare, che non è più ritratto in un momento di pace, ma durante una tempesta che sconvolge l’assetto di navigazione del vascello fino a farlo naufragare tra i fragori degli elementi scatenati la cui furia devastatrice è resa efficacemente da colpi di piatti e grancassa. Alla fine ritorna il tema del Sultano che, finalmente, si esprime in modo dolce, ormai distolto dal suo proposito di uccidere la moglie, che sembra affidare il suo trionfo al violino, lo strumento che ha usato per incantarlo, con i suoi penetranti suoni armonici che giungono nel finale.

     

    Riccardo Viagrande

     

     

    Durata: 45'