Beethoven & Mozart
Massimo Quarta, direttore
Alessandro Quarta, violino
Duomo di Monreale
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Luogo
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Duomo di Monreale
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Mercoledì 16 Marzo 2022
Ore
21,00
Durata
80min.
Prezzi
- €
Ingresso gratuito sino ad esaurimento di posti
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Programma
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Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Coriolano, ouverture in do minore op. 62
Allegro con brio
Composta nel 1807 per la tragedia Coriolano di Heinrich Joseph Collin, ormai quasi del tutto dimenticata, l’ouverture rimase l’unico brano di un progetto originario che prevedeva la composizione di un intero ciclo di musiche di scena per questo testo teatrale. Al pari di altre ouverture beethoveniane, anche questa trovò subito una stabile collocazione nel repertorio sinfonico indipendentemente dalla rappresentazione della tragedia per la quale era stata composta. Molto probabilmente l’ouverture venne eseguita soltanto in occasione della prima rappresentazione della tragedia, il 24 aprile 1807, anche se già un mese prima la sua musica era stata apprezzata in un concerto, tenuto nel palazzo del principe Lobkovitz sotto la direzione di Beethoven stesso, durante il quale furono eseguite anche la Quarta sinfonia e il Quarto concerto per pianoforte e orchestra.
In questa ouverture emerge la tragica grandiosità di un personaggio della cui realtà storica non si ha certezza, Coriolano, che, dopo aver conquistato la città volsca di Corioli, era stato esiliato dai Romani per aver esercitato in modo dispotico il potere. Rifugiatosi presso i Volsci, aveva deciso di vendicarsi dei Romani guidando l’esercito volsco contro la sua patria. Quando ormai era alle porte dell’Urbe, Coriolano fu raggiunto dalla madre Veturia e dalla moglie Volumnia con i due figlioletti in braccio. Le due donne lo implorarono di non muovere le armi contro Roma, per cui il condottiero, esaudendo la loro ardente preghiera, si ritirò, ma fu messo a morte dai Volsci che lo accusarono di tradimento.
Tutta l’ouverture, che si apre in un tragico do minore con tre celeberrimi unisoni degli archi in crescendo che preparano l’esplosione in accordi di tutta l’orchestra, vive del contrasto tra lo spirito combattivo di Coriolano, efficacemente rappresentato nel primo tema, e quello implorante della moglie Volumnia espresso altrettanto efficacemente nel secondo tema dalla forte caratterizzazione lirica. Molto suggestiva è la coda, dove, dopo la ripresa delle battute introduttive, il tema si dissolve quasi a far presagire la tragica fine di Coriolano.
Durata: 9'
Wolfgang Amadeus Mozart
Salisburgo 1756 – Vienna 1791Concerto n.5 “Türkish” in la maggiore per violino e orchestra KV 219
Allegro aperto
Adagio
Rondò: Tempo di Minuetto
Ultimo dei concerti per violino e orchestra, il Quinto fu composto da Mozart nel mese di dicembre del 1775, anno in cui è concentrata la sua produzione per violino e orchestra. Il compositore, infatti, non avrebbe, in seguito, utilizzato più il violino come strumento solista eccezion fatta per la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra KV 364 che fu composta quattro anni dopo nel 1779, preferendogli per gli altri concerti non solo il pianoforte, ma anche il corno, l’arpa, l’oboe e il clarinetto. A prima vista risulta alquanto sorprendente la scelta di Mozart di dedicare solo cinque concerti ad uno strumento, in realtà, tanto amato, come il violino. Un aneddoto, riportato dalle biografie mozartiane per esaltarne la precocità del genio, narra della facilità con cui Mozart, all’età di quattro o cinque anni, suonasse questo strumento. Durante una delle tante serate, in cui il padre Leopold si dilettava a suonare a casa sua insieme con il suo amico Andreas Schachtner, brillante trombettista della corte di Salisburgo, sembra che il piccolo Mozart abbia chiesto loro di accompagnarli al violino ricevendo un netto quanto brusco rifiuto. Essendosi, allora, allontanato in lacrime, Wolfgang fu richiamato dal padre a patto che non disturbasse. Effettivamente il piccolo Wolfgang non disturbò affatto, ma suonò così perfettamente la sua parte da suscitare la meraviglia di Schachtner, che esclamò: qui non c’è più bisogno di me, e la commozione di Leopold che non riuscì a trattenere le lacrime di fronte alla geniale precocità del giovanissimo figlio, le cui doti musicali si rivelavano così promettenti. L’aneddoto, sebbene la sua autenticità sia stata messa in dubbio, adombra un fondo di verità, in quanto sta a dimostrare che Mozart amò effettivamente il violino di cui aveva una conoscenza perfetta. La formazione violinistica di Wolfgang era, infatti, di ottimo livello, in quanto agli insegnamenti del padre, che aveva scritto anche un trattato di esecuzione violinistica e aveva istruito il figlio in modo tale da farlo ben figurare come solista nei concerti di corte, si era aggiunta anche la conoscenza della grande tradizione violinistica e, in particolar modo, delle opere di Vivaldi e Corelli, con le quali il giovane compositore era venuto a contatto durante i suoi viaggi in Italia. Le precoci doti violinistiche di Mozart sono, inoltre, confermate dal fatto che, quando aveva appena 8 anni, il padre Leopold fece pubblicare quattro sonate del giovane figlio Pour clavier avec accompagnement de violon che costituiscono l’op. 1 e l’op. 2 e alle quali seguirono tra il 1765 e il 1766 altri due gruppi. Nonostante ciò, le motivazioni, che spinsero Mozart a comporre concerti per violino e orchestra furono molto probabilmente occasionali, in quanto nel periodo che va dal 1773 al 1777 la corte di Salisburgo era diventata meta di musicisti virtuosi del violino tra i quali è degno di nota il maestro napoletano Antonio Brunetti che ricopriva l’incarico di primo violino dell’orchestra di corte. Nei concerti di corte, inoltre, venivano eseguiti con una certa frequenza Divertimenti e Serenate con parti di rilievo virtuosistico affidate proprio al primo violino.
Chiamato Türkish per la presenza nel terzo movimento di elementi che nell’immaginario dell’epoca erano riconducibili allo stile musicale turco, il primo movimento, Allegro aperto, si apre con una sorpresa: il solista, dopo la consueta introduzione orchestrale, fa, infatti, il suo ingresso in un episodio marcato con l’andamento Adagio che trasgredisce le regole formali e spicca per il suo carattere improvvisatorio. Il movimento scorre poi nella tradizionale forma-sonata con due temi dei quali il primo appare energico, mentre il secondo trae spunto dalla seconda parte del primo. Il secondo movimento, Adagio, è un’oasi contemplativa che si distingue per l’intenso e dolce lirismo mentre l’ultimo movimento è formalmente un Rondò che prende le movenze di un elegante Minuetto con Trio nel quale appaiono i suddetti elementi di sapore “turco”.
Durata: 29'
Ludwig van Beethoven
Bonn, 1770 - Vienna, 1827Sinfonia n.5 in do minore, op.67
Allegro con brio
Andante con moto
Allegro
Allegro, sempre più allegro, Presto
Composta tra il 1804 e il 1807, anche se fu completata nel 1808, la Quinta sinfonia, dedicata al principe Lobkowitz e al conte Rasumovsky, fu eseguita per la prima volta sotto la direzione di Beethoven, insieme alla Sesta e ad altri lavori in un lunghissimo concerto tenuto al Theater an der Wien a Vienna il 22 dicembre 1808. L’accoglienza del pubblico fu piuttosto fredda anche per la lunga durata dell’Accademia che comprendeva oltre alle due sinfonie, una Scena e aria, cantata da Mademoiselle Killishky, un Gloria, il Concerto n. 4 op. 58 per pianoforte e orchestra, un Sanctus con solista e coro e la Fantasia op. 80 per coro, pianoforte e orchestra. A tale proposito è significativo quanto scrisse il compositore Johann Friedrich Reichardt che, ospite del principe Lobkowitz, assistette al concerto:
“Vi siamo stati a sedere dalle sei e mezza fino alle dieci e mezza in un freddo polare, e abbiamo imparato che ci si può stufare anche delle cose belle. Il povero Beethoven, che da questo concerto poteva ricavare il primo e unico guadagno di tutta l’annata, aveva avuto difficoltà e contrasti nell’organizzarlo. […] Cantanti e orchestra erano formati da parti molto eterogenee. Non era stato nemmeno possibile ottenere una prova generale di tutti i pezzi, pieni di passi difficilissimi. Ti stupirai di tutto quel che questo fecondissimo genio e instancabile lavoratore ha fatto durante queste quattro ore. Prima una Sinfonia Pastorale o ricordi della vita campestre pieni di vivacissime pitture e di immagini. Questa Sinfonia Pastorale dura assai di più di quanto non duri da noi a Berlino un intero concerto di corte. […] Poi, come sesto pezzo, una lunga scena italiana […] Settimo pezzo: un Gloria, la cui esecuzione è stata purtroppo completamente mancata. Ottavo brano: un nuovo concerto per pianoforte e orchestra di straordinaria difficoltà […]. Nono pezzo: una Sinfonia [la Sinfonia n. 5 op. 67]. Decimo pezzo: un Sanctus […]. Ma al concerto mancava ancora il “gran finale”: la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra. Stanchi e assiderati, gli esecutori si smarrirono del tutto”.
La straordinaria novità di questa Sinfonia non sfuggì, però, alla critica romantica e, in particolar modo, ad Ernst Theodor Amadeus Hoffmann che, nel suo saggio, La Quinta sinfonia di Beethoven, pubblicato sulla rivista Allgemeine Musikalische Zeitung nel 1810, la definì una composizione meravigliosa.
Il primo movimento, Allegro con brio, si apre con il celeberrimo tema di quattro note, a proposito del quale lo stesso Beethoven ebbe modo di dire a Schubert: Ecco il destino che batte alla porta. Tutto il materiale tematico del primo movimento è originato da questo primo tema sul quale Hoffmann, nel succitato saggio, così si espresse:
“Nulla può essere più semplice della frase principale del primo allegro, consistente di due sole battute, che dapprima nell’unisono non dà all’uditore nemmeno un tono determinato.”.
Questo tema costituisce il principio unitario su cui si fonda l’intera sinfonia, in quanto appare mascherato in alcuni passi del secondo movimento, Andante con moto, formalmente un tema e variazioni interrotte, quest’ultime, da fanfare degli ottoni, e ritorna nello Scherzo (Allegro) in tutta la sua forza, quando, affidato ai corni, dà origine ad una nuova idea tematica che alla fine del movimento introduce il quarto direttamente legato al precedente da una fase di transizione. Quest’ultimo movimento, Allegro, sempre più allegro, Presto, nell’incalzare del ritmo, costituisce una vera e propria apoteosi resa da una costruzione grandiosa di grande effetto.
Riccardo Viagrande
Durata: 29'