Bollani, Gershwin & Šostakovič

Evgeny Bushkov, direttore

Stefano Bollani, pianoforte

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    26 Ottobre 2018

    Ore

    21,00

    Durata

    110min.

    Prezzi

    9 - 35 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    27 Ottobre 2018

    Ore

    17,30

    Durata

    110min.

    Prezzi

    9 - 35 €

    Calendario

Concerto d'inaugurazione

Direttore: 
Evgeny Bushkov

Pianoforte:
Stefano Bollani

La stagione 18/19 si apre con un interprete simbolo del cambiamento di questo XXI secolo, che ha visto e vedrà ancora il superamento delle barriere tra i linguaggi. Stefano Bollani spazia sulla tastiera tra classico e improvvisazione, tra jazz e repertorio, e nel suo recente Concerto Azzurro mira a superare i generi.

La Quinta Sinfonia riprende il ciclo completo delle sinfonie di Šostakovič, già in corso dalla scorsa stagione che sono l’asse portante della programmazione 2018/2020.

“Risposta a una giusta critica” come la definì l’Autore, dopo che Stalin in persona aveva interdetto l’esecuzione della sua Quarta Sinfonia, fu un enorme e immediato successo e divenne la più popolare tra le sue 15 sinfonie.

Il concerto sarà preceduto il 24 ottobre da un incontro con Bollani per la presentazione del suo ultimo CD con il Concerto Azzurro.

 

Note di Sala a cura di
Riccardo Viagrande

  • Programma

  • Stefano Bollani
    Milano, 1972

    Concerto azzurro per pianoforte e orchestra

    "Nel nostro piccolo disobbediremo alle regole che, in caso di orchestra sinfonica al seguito, vogliono il pianista obbligato a stare dentro una partitura precisissima e immutabile. E ci rinnoveremo ogni giorno, grazie ad una buona parte di improvvisazione affidata al pianoforte e ad un tipo di energia e gioia creativa che Kristjan Järvi andrà a estrarre uno ad uno dai membri dell'orchestra". 
    Così lo stesso Stefano Bollani ha descritto il suo Concerto azzurro, composto, a quattro mani con Paolo Silvestri che ha preparato la partitura, su commissione della MDR Sinfonieorchester guidata da Järvi ed eseguito per la prima volta all'Opera di Firenze nel 2017. Questo lavoro, che nasce dall'incontro tra Bollani e il direttore e pianista estone, ha la particolarità di essere scritto di nuovo in occasione di ogni concerto grazie all'improvvisazione del pianista e al tocco dell'orchestra residente della quale fa parte integrante la batteria di Bernardo Guerra, grande talento internazionale che affianca Bollani anche nel progetto jazz Napoli Trip.  
    In questo concerto, il cui titolo evoca l'azzurro del cielo, il quinto chakra, quello dell'udito che invita l'uomo ad ascoltare se stesso e gli altri, e il colore azzurro capace di stimolare l'energia creativa, la parte del solista, infatti, non presenta una partitura fissa ma si basa su un canovaccio che si rinnova di volta in volta grazie all'improvvisazione e al carattere dell'orchestra. 

    Durata: 35'

    George Gershwin
    New York, 1898 - Los Angeles, 1937

    Rhapsody in blue per pianoforte e orchestra

    "Questa composizione mostra uno straordinario talento, poiché mostra un compositore giovane con obiettivi che vanno al di là di quelli del suo genere, lottando con una forma di cui egli è lontano dall'essere padrone. Nonostante tutto ciò egli si è espresso in una forma significativa e, nel complesso, altamente originale"
    Questo preciso, ben articolato e, nel complesso, esaltante giudizio, espresso da Olin Downes nella sua recensione uscita sul "New York Times" all'indomani della prima esecuzione della Rhapsody in blue di George Gershwin avvenuta all'Aeolian Concert Hall il 12 febbraio 1924, è un'importante testimonianza del grande successo di cui questa composizione, che si configura come un lavoro sperimentale in cui confluiscono, in una perfetta sintesi, il jazz e la grande tradizione sinfonica europea, ha goduto e continua a godere presso un larghissimo pubblico, nonostante siano trascorsi più di 90 anni. L'opera nacque dal progetto di Paul Whiteman, direttore della Palais Royal Orchestra di New York, di organizzare un concerto sperimentale, nel cui programma figuravano, insieme ad alcune opere di compositori della tradizione classica, come Purcell, Schönberg, Bartók e Hindemith, quelli dello stesso Gershwin, di Kern e Berlin, autori di canzoni di musica leggera. Il concerto, tenuto dalla cantante franco-canadese Eva Gauthier all'Aeolian Concert Hall  il 1° novembre 1923, riscosse un successo tale da indurre Whiteman a chiedere al Nostro di scrivere una composizione per pianoforte e jazz-band in cui il jazz fosse amalgamato con il sinfonismo classico. Così nacque Rhapsody in blue, la cui musica fu composta in brevissimo tempo tra la fine del 1923 e il mese di gennaio del 1924; l'orchestrazione fu curata da Ferde Grofé il quale stese la partitura contemporaneamente alla composizione della musica che via via riceveva dal compositore. 
    Dal punto di vista formale la Rhapsody in blue avrebbe dovuto essere, almeno nelle intenzioni del committente, un concerto di musica jazz, ma, sebbene la presenza di uno strumento solista, il pianoforte, avvicinasse la composizione a questa forma, il titolo faceva pensare piuttosto ad un lavoro in un unico movimento di carattere rapsodico, quindi, di struttura irregolare e, per certi aspetti, improvvisativa. Tutti i temi, complessivamente cinque, secondo quanto evidenziato da David Schiff, sono presentati nelle prime 14 misure ed evidenziano la straordinaria fantasia del compositore. 
     

    Durata: 15'

    Dmitrij Dmtrevič Šostakovič
    San Pietroburgo, 1906 - Mosca, 1975

    Sinfonia n. 5 in re minore op. 47

    Moderato
    Allegretto
    Largo
    Allegro non troppo

    Composta in brevissimo tempo tra il 18 aprile e il 20 luglio 1937, la Quinta sinfonia è la testimonianza della capacità di Šostakovič di rispondere al regine sovietico che, in un articolo, Caos anziché musica, uscito sulla "Pravda" il 28 gennaio 1936, aveva stroncato la sua Lady Macbeth del distretto di Mszenk, accusata di formalismo. La sua risposta in musica fu proprio la Quinta sinfonia, che, eseguita, per la prima volta, il 21 ottobre 1937 a Leningrado sotto la direzione di Evegnij Mravinskij, riscosse un successo enorme, materializzatosi in un'ovazione durata addirittura un'ora secondo la testimonianza del celebre violoncellista Mstislav Rostropovič. La Quinta sinfonia, il cui sottotitolo recita Risposta pratica di un compositore a una giusta critica, dove l'aggettivo "giusto", riferito alla critica, suona quanto mai falso, è stata giudicata in Occidente quasi come un'abiura delle sperimentazioni avanguardistiche presenti nella monumentale Quarta sinfonia che in seguito a quell'articolo era stata ritirata da Šostakovič.  Fu lo stesso compositore, tuttavia, a spiegare il significato di questa sua creatura in un'intervista rilasciata ad un giornalista della "Literaturnaja gazeta" in concomitanza con la trionfale prima esecuzione moscovita della sinfonia avvenuta il 29 gennaio 1938:
    "Il mio nuovo lavoro può essere definito una sinfonia lirico-eroica. La sua idea principale esprime le esperienze emotive e l'ottimismo vittorioso dell'uomo su tutto il resto. Ho voluto mostrare come, superando una serie di conflitti tragici che scaturiscono dalla lotta intensa che si scatena nell'animo del singolo, l'ottimismo nasce come una visione del mondo. Durante la discussione della mia sinfonia alla sezione leningradese della Lega dei Compositori Sovietici, alcuni compagni l'hanno definita un lavoro autobiografico. Penso che, fino a un certo punto, ciò sia corretto. Secondo la mia opinione, ogni opera d'arte contiene tratti autobiografici. L'umanità dell'autore deve essere presente in ogni opera d'arte. L'opera da cui il creatore sia assente è povera e monotona. Ma una sinfonia, sebbene caratteristica della mia personalità artistica, non deve necessariamente riflettere episodi della mia vita".
    Nel primo movimento, Moderato, Šostakovič riprese la forma-sonata classica evitando la proliferazione tematica della Quarta e ritornò ad un'orchestrazione semplice. Il primo tema, che ricorda il soggetto della Grande fuga op. 113 di Beethoven, si presenta in forma di canone con ampi intervalli di sapore arcaico, mentre il secondo esaurisce il totale cromatico. Il secondo movimento, Allegretto, è uno scherzo in cui è evidente l'influenza di Mahler, il terzo movimento, Largo, si distingue per una scrittura elegiaca di grande espressione, mentre nel quarto, Allegro non troppo, Šostakovič ritornò a moduli čajkovskiani. 

     

    Riccardo Viagrande

    Durata: 45'