Händel/ Giulio Cesare in Egitto
IGNAZIO MARIA SCHIFANI direttore
-
Luogo
-
Politeama Garibaldi - Palermo
-
Giorno
ora
Durata
Prezzo
-
Giorno
Venerdì 08 Maggio 2026
Ore
20,30
Durata
150min.
Prezzi
30 - 18 €
GIGI BORRUSO voce recitante
Personaggi e interpreti
Cleopatra MARI ERIKSMOEN soprano
Giulio Cesare ANNA GORYACHOVA mezzosoprano
Cornelia JOSÈ MARIA LO MONACO mezzosoprano
Sesto Pompeo ANNA-DORIS CAPITELLI mezzosoprano
Tolomeo FILIPPO MINNECCIA controtenore
Achilla ROCCO CAVALLUZZI basso
SIMONE PIRAINO maestro ai sopratitoli
-
Programma
-
Georg Friedrich Händel
Halle 1685 – Londra 1759Giulio Cesare in Egitto HWV 17, dramma per musica in tre atti su libretto di Nicola Francesco Haym da Giacomo Francesco Bussani(selezione)
Ouverture
I atto
Aria di Cesare - Presti omai l'egizia terra Scena I
Aria di Cesare - Empio, dirò, tu sei Scena III
Aria di Cornelia - Priva son d'ogni conforto Scena IV
Aria di Sesto - Svegliatevi nel core Scena IV
Aria di Cleopatra - Non disperar; chi sa? Scena V
Aria di Tolomeo - L'empio, sleale, indegno Scena VI
Aria di Cleopatra - Tutto può donna vezzosa Scena VII
Aria di Sesto - Cara speme, questo core Scena VIII (BC)
Aria di Cesare - Va tacito e nascosto Scena IX
Aria di Achilla - Tu sei il cor di questo core Scena XI
Duetto di Cornelia e Sesto - Son nata a lagrimar Scena XI
II atto
Sinfonia Scena II
Aria di Cleopatra - V'adoro pupille Scena II
Arioso di Cornelia - Deh piangete, oh mesti lumi Scena III (BC)
Aria di Achilla - Se a me non sei crudele Scena IV
Aria di Tolomeo - Sì spietata, il tuo rigore Scena IV
Aria di Cesare - Al lampo dell'armi Scena VIII
Aria di Cleopatra - Se pietà di me non senti Scena VIII
III atto
Aria di Achilla - Dal fulgor di questa spada Scena I
Sinfonia Scena II
Aria di Tolomeo - Domerò la tua fierezza Scena II
Aria di Cleopatra - Piangerò la sorte mia Scena III
Aria di Cesare - Quel torrente, che cade dal monte Scena V
Aria di Sesto - La giustizia ha già sull'arco Scena VI
Aria di Cleopatra - Da tempeste il legno infranto Scena VII
Aria di Cornelia - Non ha più che temere quest'alma Scena IX
Duetto di Cleopatra e Cesare - Caro! - Bella! Scena Ultima
“Il grande successo dell’opera [Radamisto, 1720] affrettò il progetto già prima concepito di fondare un’accademia. Non la si era infatti potuta realizzare in un sol colpo, moltissime persone importanti avendo contribuito ad appoggiare Bononcini e Attilio [Ariosti]. Codesti stranieri erano poi tanto meno disposti a cedere in quanto erano effettivamente assai abili nella loro professione. Può darsi che ambo le parti abbiano spinto le rivalità più in alto di quanto non meritasse l’importanza dell’oggetto del contendere. Ma non posso concordare con coloro che le considerano di nessun momento e le trattano come cosa ridicola. Quanto a coloro che si facevano un punto d’onore di sostenere i compositori più anziani, o che davvero li preferivano a Händel, o che consideravano una mancanza di umanità e un’ingiustizia licenziarli non perché fossero impari al loro compito bensì soltanto perché era giunto un altro straniero stimato superiore, avevano certamente buon motivo e buon diritto di interessarsi caldamente della loro difesa in un momento in cui avevano un così grande bisogno di assistenza.
D’altra parte, non meno ragionevolmente si coalizzavano nel combatterli coloro che erano fermamente convinti della grande superiorità di Händel e che ritenevano di onorare la nazione arruolando al suo servizio gli artisti più eminenti. […] Tale era lo stato delle cose nell’anno 1720, all’epoca del Radamisto”.
Con queste parole John Mainwaring, il primo biografo di Händel, nelle sue Memorie della vita del fu G. F. Händel, pubblicate anonime nel 1760, descrisse il clima di competizione che si respirava nella Londra musicale del 1720 e che si era acuito nel 1721, tanto che, sempre in base al racconto di Mainwaring, “per porre fine alla controversia, si concordò di procedere equanimemente. Le parti in causa si impegnarono a comporre un’opera nella quale ciascuna doveva fornire un atto. E a colui che per acclamazione generale avrebbe dato miglior prova della propria abilità sarebbe stata concessa la direzione del teatro [King’s Theatre]. La proposta fu accettata, non saprei se per libera scelta o per necessità. Il risultato confermò le aspettative dei sostenitori di Händel: il suo atto era l’ultimo dell’opera, e la sua superiorità risultò talmente palese da non lasciar adito a ulteriori pretese e dispute. Avrei dovuto dire che ciascuno compose una ouverture, oltre che un atto, e che quella questione parve risolta fin dalle prime note dell’ouverture con la quale iniziava l’atto di Händel. Il titolo dell’opera era Muzio Scevola”.
Di questo Muzio Scevola il primo e il secondo atto erano stati composti rispettivamente da Filippo Amedei e da Giovanni Bononcini il quale, ancora nella stagione del 1723-1724, insieme ad Attilio Ariosti, era in competizione con Händel. Quella stagione del King’s Theatre di Londra, infatti, si era aperta il 27 novembre con il Farnace di Bononcini, a cui seguirono, l’11 dicembre, la ripresa dell’Ottone di Händel e le rappresentazioni, il 14 gennaio 1724, del Vespasiano, una nuova opera di Ariosti, e del Giulio Cesare in Egitto, il 20 febbraio. L’opera di Händel, che, in occasione di questa première, era stata interpretata dal soprano Francesca Cuzzoni nella parte di Cleopatra, dal contraltista castrato Francesco Bernardi detto Il Senesino in quella del protagonista, e da Margherita Durastanti, la cui voce, leggermente abbassata, la rendeva perfetta per un ruolo maschile en travesti, come quello di Sesto, con le sue 13 repliche, costituì l’attrazione di quella stagione che si sarebbe conclusa con la ripresa del Coriolano di Ariosti e la rappresentazione di due nuove opere, Calfurnia e Aquilio Consolo, rispettivamente, di Bonincini e di Ariosti. Händel avevo composto il suo Giulio Cesare su un libretto che Nicola Francesco Haym, all’epoca segretario della Royal Academy of Music, aveva tratto da un altro di Francesco Bussani, messo in musica nel 1677 da Antonio Sartorio, anche se è probabile che il compositore, secondo quanto affermato da Hellmuth Christian Wolff, lo abbia conosciuto in una versione tedesca con il titolo di Cleopatra, la cui musica era stata composta da Friedrich Christian Bressard. La trama si basa sugli eventi che videro Cesare impegnato, nel 48-47 a. C., nella campagna di Egitto, seguita alla battaglia di Farsalo, nella quale aveva sconfitto Pompeo. Giunto in Egitto all’inseguimento di Pompeo, Cesare cede alle preghiere di Cornelia, moglie del suo nemico, e decide di risparmiargli la vita, quando Achilla, generale dell’esercito di Tolomeo, si presenta al suo cospetto con un’urna contenente la testa di Pompeo. Sdegnato nei confronti di Tolomeo, Cesare decide di incontrare il re dell’Egitto che è informato della reazione del condottiero romano da Achilla. Questi, segretamente innamorato di Cornelia, si offre di uccidere Cesare, in cambio della mano della donna. A sua volta, Cleopatra, sorella di Tolomeo, vorrebbe spodestare il fratello con l’aiuto di Cesare, che, prima, cerca di sedurre sotto le mentite spoglie della cortigiana Lidia, ma del quale, poi, si innamora veramente. Nello scontro tra egiziani e romani sembra che inizialmente siano i primi ad avere la meglio, dal momento che Cleopatra è stata fatta prigioniera e si è sparsa la falsa notizia, secondo la quale Cesare sarebbe morto in mare. In realtà Cesare è salvo e, alla fine, esce vittorioso con l’aiuto di Sesto, figlio di Pompeo, che voleva vendicare il padre, e di Achilla, che ha tradito Tolomeo perché quest’ultimo gli aveva negato la mano di Cornelia. Nel finale Tolomeo, che cerca di conquistare inutilmente Cornelia, è ucciso da Sesto, mentre Cesare affida il regno di Egitto a Cleopatra nel tripudio generale per la pace ritrovata.
Quest’opera, la cui composizione fu particolarmente lunga dal momento che occupò Händel dall’estate del 1723 al mese di febbraio del 1724, si segnala per la bellezza delle sue arie, tra le quali spiccano: Va tacito, la cui musica era stata tratta dal compositore dalla sua cantata Vedendo amor; Cara speme, ispirata alla sua Brockes Passion; L’empio sleale, composta originariamente da Händel per il Senesino in occasione di una ripresa dell’Ottone; Al lampo dell’armi, in cui il protagonista giura vendetta nei confronti di Tolomeo, e quella ammiccante di Cleopatra, Tutto può donna vezzosa. Estremamente curata è anche l’orchestrazione che si segnala per la ricchezza dell’organico, che prevede, oltre alla presenza degli archi, quella di due flauti, due oboi, due fagotti e quattro corni, ai quali si unisce un basso continuo, costituito dalla viola da gamba e dall’arpa, collocate ai lati di Händel che sedeva al clavicembalo.
Riccardo Viagrande
Durata: 150'