66ma Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale

Italia e Germania nell’epoca barocca

Giulio Prandi, direttore

Sandrine Piau, soprano

Arianna Art Ensemble

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Martedì
    15 Ottobre 2024

    Ore

    21,00

    Durata

    -

    Prezzi

    - €

    Calendario

Beatrice Scaldini, Federico Brigantino e Raffaele Nicoletti primi violini

Karla Bocaz e Sara Bagnati secondi violini

Giorgio Chinnici viola

Alessandro Nasello fagotto barocco e flauto

Andrea Rigano violoncello

Paolo Rigano arciliuto e chitarra barocca

Cinzia Guarino organo e clavicembalo

Fabio Longo contrabbasso

 

Ingresso libero fino ad esaurimento di posti

  • Programma

  • Antonio Vivaldi
    Venezia, 1678 - Vienna, 1741

    Concerto per archi in Sib RV 163

    Antonio Vivaldi
    Venezia, 1678 - Vienna, 1741

    O qui Coeli terraeque serenitas RV 631

    Georg Friedrich Haendel
    Halle, 1685 - Londra, 1759

    Concerto grosso in mi minore

    Georg Friedrich Haendel
    Halle, 1685 - Londra, 1759

    O take me from this hateful light (da Alexander Balus)

    Georg Friedrich Haendel
    Halle, 1685 - Londra, 1759

    Calm thou my soul - Convey me to some peaceful shore (da Alexander Balus)

    Antonio Vivaldi
    Venezia, 1678 - Vienna, 1741

    Concerto per flauto dolce e orchestra RV 443

    Georg Friedrich Haendel
    Halle, 1685 - Londra, 1759

    Flattering tongue no more I hear thee (da Esther, 1 vers, HWV 50a)

    Georg Friedrich Haendel
    Halle, 1685 - Londra, 1759

    Choirs of angels all around thee (da Deborah)

    Composto durante un soggiorno di Vivaldi in Boemia tra il 1730 e il 1731, il Concerto per archi in si bemolle RV 163 deriva il suo titolo Conca da un particolare strumento a fiato diffuso in quella regione e chiamato Wettertrompete. Costituito da una conchiglia di mare con imboccatura di stagno, questo strumento produceva un intervallo di ottava che si riteneva fosse capace di placare o provocare le tempeste. L’intervallo d’ottava è il protagonista di questo concerto sin dalla parte iniziale del primo movimento, che non reca alcuna indicazione di andamento, mentre l’Allegro molto con il suo tremulo evoca la tempesta. Anche gli altri due movimenti, Andante e Allegro, sono costruiti su temi realizzati con ottave.

    Non si conosce con precisione la data di composizione del mottetto O qui Coeli terraeque serenitas, per soprano, due violini e basso continuo RV 631 su un testo di autore anonimo e costituito da quattro parti, delle quali la prima è una splendida aria col da capo (Allegretto) in mi bemolle maggiore, la seconda, Fac ut sordescat tellus, è costituita da un breve ma intenso recitativo, la terza, Rosa quae moritur, è un’aria col da capo (Largo), nella quale la caducità dell’esistenza di cui si parla nel testo, è resa con grande efficacia dalla tonalità minore. Il mottetto si conclude con l’Alleluja.

    Autentici capolavori, i 12 Concerti grossi dell’op. 6, composti da Händel in poco meno di un mese tra la fine di settembre e il 20 ottobre del 1739, in un periodo particolarmente prodigioso caratterizzato anche dalla composizione di oratori come il Saul e l’Israel in Aegypt, costituiscono un importante contributo all’evoluzione di questa forma che, in epoca barocca, aveva avuto la sua massima espressione nei lavori di Arcangelo Corelli, autore conosciuto dal compositore sassone e da lui particolarmente stimato. Più elaborata nei Concerti grossi di Händel, rispetto a quelli di Corelli, è, infatti, la contrapposizione tra il Tutti, chiamato ripieno, e il Concertino, come si può notare in questo lavoro, che si apre con un solenne Larghetto, in cui il ripieno esegue un ritornello, e al quale seguono un complesso Andante in stile fugato, un vigoroso Allegro, un’elegantissima Polonaise e un Allegro, ma non troppo elaborato dal punto di vista contrappuntistico e dalla struttura bipartita.

    Protagonista dell’aria O take me from this hateful light e del recitativo Calm thou my soul e dell’altra aria Convey me to some peaceful shore, tratti dall’atto terzo dell’oratorio Alexander Balus, composto da Händel nell’estate del 1747 su un libretto di Thomas Morell ispirato al Primo libro dei Maccabei, e rappresentato per la prima volta il 23 marzo 1748 al Covent Garden, è la regina Cleopatra che, dopo essersi raccomandata ad Iside, si ritira in una pacifica spiaggia.

    Diffuso in tutta Europa e in particolar modo in Francia e in Germania, il flauto traverso è uno strumento che si affermò in Italia soltanto nella prima metà del Settecento, come si evince anche da alcuni documenti, chiamati Nottatori del Pio Ospitale della Pietà di Venezia, dove Vivaldi visse e operò dal 1704 al 1740. In uno di questi documenti del 27 ottobre 1728 si fa riferimento alla nomina di maestro di traversiere, cioè di flauto traverso, conferita ad Ignazio Siber [sic] il quale già nel 1713 era stato scritturato sempre dalla stessa istituzione in qualità di maestro di oboe. Proprio al secondo decennio del Settecento risale la composizione di questo Concerto in do magg. per flauto dolce e archi RV 443 conservato insieme ad altre composizioni dello stesso genere nel Fondo Giordano della Biblioteca Nazionale di Torino. Un accentuato virtuosismo con scale ascendenti e discendenti, trilli e figurazioni di terzine caratterizza il brillante primo movimento, Allegro, mentre nel secondo, Largo, pur non mancando di passi di natura virtuosistica, si può apprezzare anche una sezione di intensa espressività. Brillante è l'ultimo movimento, Allegro molto, nel quale il solista può esibire le sue capacità virtuosistiche facilitato da una scrittura orchestrale molto semplificata che gli consente di emergere.

    Considerato il primo oratorio inglese di Händel, Esther fu composto originariamente nel 1718, sebbene sia stato rivisto completamente nel 1732. Tratta dalla versione del 1718, l’aria di Esther, Flattering tongue no more I hear thee, è una delle più note.

    Anche Deborah, da cui è tratta l’aria Choirs of angels all around thee, è uno dei primi oratori inglesi di Händel, in quanto la sua composizione risale al 1733 e la sua prima rappresentazione, presso il King’s Theatre di Londra, al 17 marzo dello stesso anno.

     

    Riccardo Viagrande

     

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