Un teatro di classe/Family Concert
IL SOLE DI CHI È?
di Silvia Colasanti
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Luogo
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Politeama Garibaldi
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Giorno
ora
Durata
Prezzo
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Giorno
Domenica 26 Marzo 2023
Ore
18,00
Durata
60min.
Prezzi
10 - 5 €
Riccardo Scilipoti, direttore e maestro del Coro di voci bianche
Silvia Alù, regia
Canzonatrice/La Gazza Aurora Bruno, soprano
Gonzello Davide Vitale, tenore
Luca Maria Laura Carollo/Gloria Minnelli, voce bianca
Luchino Andrea La Parola/Samuela Ricca, voce bianca
Lucia Costanza Castellana/Anna Lapis, voce bianca
Rospo Simona Forte/Giulia Rizzo, voce bianca
Topo Giulia Damasco/Delia Simoncini, voce bianca
Coro di Voci Bianche della Fondazione
Gruppo strumentale Orchestra Sinfonica Siciliana
Gabriella Federico - Ivana Sparacio violini; Vytautas Martisius viola; Daniele Lorefice violoncello; Damiano D’Amico contrabbasso; Debora Rosti flauto; Maria Grazia D’Alessio oboe; Joshua Fortunato clarinetto; Laura Costa fagotto; Rino Baglio corno; Massimo Grillo - Giuseppe Mazzamuto percussioni
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Programma
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Silvia Colasanti
Roma 1975Il sole di chi è? fiaba in un atto su testo di Roberto Piumini (prima esecuzione assoluta della nuova versione con coro di voci bianche)
Dalla prima esecuzione al Ponchielli di Cremona nel 2009, questa deliziosa operina per ragazzi continua a girare per i teatri di Italia e (a sentire le reazioni del pubblico giovanile) non smette di divertire e appassionare.
Partiamo dal testo, dai dialoghi cadenzati che sapientemente, senza darlo a vedere, uniscono il divertimento e l’intento pedagogico, in un equilibrio delicato e proficuo che Piumini conosce e pratica da una vita, e che lo rende amatissimo presso il pubblico infantile. In lui lo scatenarsi della fantasia attorno a piccoli, minuti fatterelli, l’ingigantirsi comico e a suo modo epico della situazione riprendono e aggiornano la lezione di Gianni Rodari. Vi si colgono, come nelle fantasticherie di Rodari, chiari intenti civili, inviti alla riflessione e alla solidarietà, anche garbati inviti alla ribellione (civile, sempre, fatta di intelligenza delle cose e applicazione della fantasia) dinanzi ai soprusi e all’ottusità, e un rispetto profondo per i piccoli, gli indifesi, i più sfortunati o i meno arroganti.
Nel nostro caso, una piccola comunità di lucertole, immaginose e flemmatiche, si gode beatamente il sole, finché non arriva un prepotente lucertolone di nome Gonzello che reclama per sé tutto il sole – nel farlo, gigioneggia in modo irresistibilmente indecoroso. Le poverette chiederanno aiuto ad alcuni animali, dapprima senza risultati, finché una gazza, con un trucco, non troverà lo stratagemma giusto per scacciare e punire il lucertolone tirannico. La trama è tutta qua, lieve e svagata, le situazioni ricorrono, giocando sull’effetto sicuramente comico della ripetizione (comico per i bambini, e ancora di più per gli adulti, che amano provare a tornare bambini, finché possono farlo di loro volontà).
La duttile musica di Silvia Colasanti ne “Il sole, di chi è?” si limita a acquarellare qua e là i dialoghi immaginati da Piumini, aprendo momenti che alla lontana ricordano marcette o arie o duetti o pezzi d’assieme persi in ampi recitativi (ovviamente senza clavicembalo obbligato). L’organico limitato alla minima rappresentanza delle principali famiglie strumentali (flauto, clarinetto, corno, violino, violoncello, percussioni) è l’ideale per questo genere di lavoro, dove la musica si pone al servizio del testo, allude, punteggia, giocherella, lavora per sottrazione, sembra insomma improvvisata lì per lì, dinanzi al giovanissimo pubblico, anzi stimolata dalle reazioni di questo. Anche in questa parsimonia di colori strumentali sta un’intuizione interessante e vicina alla sensibilità infantile: i bambini giocano con poco (con le scatole dei regali, più che con il pretenzioso contenuto), amano le ellissi che riempiono a loro piacimento con lo scatenarsi spontaneo dell’immaginazione – hanno insomma bisogno di poche note, accenni, guizzi, per sentire risuonare un’intera fantastica orchestra.
E questa di “Il sole, di chi è?” è musica così, saltella e scutrettola alla ricerca sempre un ritmo di marcia, oppure ammicca in parodie buffe (“O sole mio”, strapazzato ma non troppo dall’egoista Gonzello) che strappano l’applauso. Quella di Silvia Colasanti è musica che asseconda sempre la parola, che dalla parola poetica fluisce e prende corpo e struttura, che dà al testo ispiratore vastità di echi anche quando resta puramente strumentale.
Estratto da un articolo di Claudio Morandini su LetteratitudineNews (gennaio 2013)