Mozart - Il flauto magico

Gérard Korsten, direttore

Giampiero Mancini, narratore

  • Luogo

  • Politeama Garibaldi

  • Giorno

    ora

    Durata

    Prezzo

     

  • Giorno

    Venerdì
    21 Aprile 2023

    Ore

    21,00

    Durata

    -

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

  • Giorno

    Sabato
    22 Aprile 2023

    Ore

    17,30

    Durata

    -

    Prezzi

    20 - 10 €

    Calendario

Ciclo "Crossover e opera" n. 3

Vittoria Magnarello, soprano – Pamina

Airam Hernández, tenore - Tamino

Maria Sardaryan, soprano – Regina della notte

Giovanni Romeo, baritono – Papageno

Eugenia Vukkert, soprano – Papagena

George Andguladze, basso - Sarastro

Fulvio Di Piazza, pittore e scenografo

Immaginario scenico tratto dai quadri della serie intitolata “Flauto Magico “ del pittore Fulvio Di Piazza

Scenografia, videoproiezioni e costumi del Teatro Nazionale della Georgia di Tbilisi a cura di Fulvio Di Piazza

Costumista  Ester Martin Garrido

Light Design Stefano Gorreri

Maestro ai sovratitoli Simone Piraino

Maestro di sala Gaston Polle Ansaldi

 

  • Programma

  • Wolfgang Amadeus Mozart
    Salisburgo 1756 – Vienna 1791

    Die Zauberflöte (Il flauto magico), singspiel in due atti KV 620 su libretto di Emanuel Schikaneder

    Highlights (in forma semiscenica con costumi e videoproiezioni)

    Testi narrazione di Giampiero Mancini

     

    Genesi

    Un’ombra di mistero avvolge ancora la genesi dell’ultimo capolavoro teatrale di Wolfgang Amadeus Mozart, Die Zauberflöte, ma è certo che questo Singspiel, completato il 28 settembre 1791 e rappresentato due giorni dopo a Vienna al Theater auf der Wieden, il cui direttore e impresario, in quel periodo, era Emanuel Schikaneder, autore del libretto, ebbe un successo crescente che diede al suo autore forse l’ultima gioia in un anno particolarmente travagliato che si sarebbe concluso con la sua morte pochi mesi dopo. Eppure il 30 settembre 1791, alla sua prima rappresentazione, il pubblico fu piuttosto tiepido nei confronti di Die Zauberflöte, formalmente un Singispiel, genere musicale tedesco simile all’Opéra-comique francese e caratterizzato dall’alternanza di parti recitate e parti cantate. A tale proposito si narra che quella sera Mozart, deluso dell’accoglienza fredda del pubblico, si precipitò alla fine del primo atto pallido e sconvolto sulla scena dove fu consolato dallo stesso Schikaneder, ma, alla fine del secondo atto, il pubblico mutò opinione chiamando alla ribalta il Salisburghese che, dopo essersi nascosto, fu convinto a fatica a ritornare sulla scena. Dalla seconda rappresentazione in poi Il flauto magico, che, chiamato dallo stesso compositore Deutsche Oper, avrebbe posto le basi dell’opera nazionale tedesca, incontrò un successo via via crescente testimoniato da quanto scrisse alla moglie, che si trovava a Baden, lo stesso Mozart dopo una delle tante riprese dell’opera il 7 ottobre:

     

    “Vengo or ora dall’opera; c’era il pieno come al solito. Il duetto «Mann und Weib» ecc. e il pezzo dei campanelli nel primo atto sono stati, come sempre, bissati e così anche il terzetto dei fanciulli nel secondo. Ciò che però più di tutto mi fa piacere è l’applauso silenzioso; si vede ogni giorno di più come quest’opera sale”.

     

    Non si conoscono con precisione le fonti di questa fiaba e nemmeno quale sia stato il contributo di Mozart alla stesura del libretto, il cui soggetto fu tratto da Schikaneder, molto probabilmente, dalla Lulu oder die Zauberflöte (Lulu ovvero il flauto magico) del parroco scrittore August Jakob Liebeskind. Da questa fiaba, inserita nella raccolta Dschinnistan oder Auserlesene Feen und Gesistermärchen (Jinnistan ovvero Raccolta di fiabe di fate e di spiriti) edita da Cristoph Martin Wieland tra il 1786 e il 1789, Schikaneder e Mozart, entrambi massoni, trassero un’opera piena di simboli massonici, nella quale, in un immaginario Egitto, il principe Tamino, guidato dal saggio Sarastro, dopo aver superato una serie di prove, riesce a liberare l’amata principessa Pamina dal potere della Regina della Notte.

     

    L'opera

    Ouverture

    L'opera si  apre con la celeberrima ouverture, intrisa di simbologia massonica sin dalla scelta della tonalità di mi bemolle maggiore, le cui alterazioni, disposte nell’armatura di chiave in forma di triangolo, ricordano questa figura geometrica tanto cara alla massoneria. Un altro simbolo massonico è costituito dagli accordi ribattuti di apertura che richiamano i colpi di martello con cui si aprivano le sedute delle logge. Al misterioso Adagio introduttivo, che richiama il tormentato e oscuro mondo femminile della Regina della Notte, si contrappone l’Allegro in forma-sonata, costruito su un tema ribattuto tratto da una sonata di Clementi e sviluppato in uno stile fugato che, per il suo carattere architettonico in seno alle strutture musicali, allude alla forza della ragione. L’Allegro è interrotto dalla ripresa dei tre accordi iniziali alla fine dell’esposizione e prima dello sviluppo nel quale il tema iniziale appare in un contesto armonico tormentato che, però, ritrova la luce nella ripresa. 

    Atto primo

    Sulla scena appare il principe Tamino che, inseguito da un serpente, dopo essere svenuto, è salvato da tre dame velate che uccidono il serpente. Riavutosi, Tamino, però, non comprende si essere stato salvato dalle dame, che nel frattempo si erano allontanate per informare di quanto avvenuto la loro signora, la Regina della Notte, ma ritiene che ad aiutarlo sia stato l'uccellatore Papageno il quale si attribuisce, mentendo, il merito. La sua menzogna è, però, punita dalle tre dame che prima chiudono a Papageno la bocca con un lucchetto d'oro e poi mostrano a Tamino il ritratto di Pamina, figlia della Regina della Notte, della quale il giovane principe si innamora. È la Regina della Notte, che, annunciata da un tuono, nel frattempo è apparsa, a spiegare a Tamino che la figlia è stata rapita dal malvagio Sarastro. La Regina della Notte chiede, inoltre, al giovane di liberare Pamina, promettendogliela in sposa. Per compiere la sua missione Tamino si potrà avvalere di un flauto magico offerto dalle tre dame che  tolgono il lucchetto dalla bocca di Papageno al quale, dopo avergli dato un carillon magico, ordinano di accompagnare il giovane principe. In una sala del palazzo di Sarastro, Pamina, che ha cercato inutilmente di sottrarsi alle insidie del moro Monostratos, è raggiunta da Papageno, che, con il suo bizzarro aspetto, spaventa il moro e dice alla fanciulla di essere stato inviato, insieme a un giovane principe, dalla madre per liberarla. La scena si sposta in un bosco dove si trovano il tempio della Ragione, della Natura e della Sapienza, l'unico nel quale è consentito di accedere a Tamino a cui un sacerdote spiega le giuste ragioni che hanno spinto Sarastro a sottrarre Pamina all'influenza della madre. Mentre Papageno, con il suo carillon magico incanta Monostatos e i suoi servi che incominciano a danzare, appare Sarastro con il quale la ragazza si scusa per la tentata fuga. Raggiunta da Tamino, Pamina è condotta insieme con il principe nel tempio dell'Iniziazione per ordine di Sarastro che fa punire Monostatos per aver insidiato la giovane.

    Atto secondo

    Su decisione di Sarastro che chiede ai sacerdoti di consentire a Tamino di affrontare le prove che lo porteranno ad essere un iniziato e di sposare Pamina, il giovane principe si sottopone alla prima consistente nel tacere. La prova è superata nonostante i tentativi delle tre dame di far parlare Tamino. Nel frattempo Pamina è ancora una volta insidiata da Monostatos, ma è salvata dalla Regina della Notte che dà alla figlia un pugnale con il quale avrebbe dovuto uccidere il suo nemico Sarastro. Questi, sopraggiunto, spiega a Pamina che a condurre alla felicità non è la vendetta, ma l'amore. La scena si sposta in una sala del tempio dove Tamino e Papageno devono continuare a restare in silenzio e, mentre il primo tace anche di fronte a  Pamina, che teme di non essere più amata, il secondo incomincia a parlare con una vecchia che, nella scena successiva, ambientata nell'antro delle piramidi, si rivela essere una giovane e bella Papagena. Mentre Papageno cerca di abbracciare la fanciulla che, però, sparisce, Pamina, che crede di essere stata abbandonata da Tamino, tenta di uccidersi, ma è salvata da tre fanciulli. In un paesaggio montuoso Tamino deve affrontare le prove dell'acqua e del fuoco, rappresentate rispettivamente da cascate e alte fiamme che il giovane vede al di là di un cancello. Superate le prove grazie anche a Pamina che lo incoraggia e gli suggerisce di suonare il flauto magico, la scena si sposta in un giardino dove Papageno, dopo aver suonato il suo carillon magico su suggerimento di tre fanciulli, può finalmente abbracciare Papagena che magicamente riappare. Nel finale si assiste alla vittoria della luce sulle tenebre, rappresentate quest'ultime da Monostatos, dalla Regina della Notte e dalle tre dame che, avvicinatisi al tempio per uccidere Sarastro, vengono inghiottiti da un terremoto. Tamino e Pamina, infine, vengono accolti nel regno della bellezza e della sapienza.

     

    Riccardo Viagrande

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