All about Opera!
Maria Badstue, direttrice
Fiorenza Cedolins, soprano
Piana degli Albanesi - Seminario Diocesano
e con i vincitori del Concorso di Canto Lirico Virtuale SOI Scuola dell'Opera Italiana Fiorenza Cedolins
Yutong Shen, soprano
Jaebeom Park, tenore
Gosh Sargsyan, basso
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Programma
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All about Opera!
Léo Delibes (Saint-Germain-du-Val 1836 – Parigi 1891)
Lakmé Où va la jeune Hindoue
Yutong Shen, soprano
Giacomo Puccini (Lucca 1858 – Bruxelles 1924)
Manon Lescaut No pazzo son
Jaebeom Park tenore
Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto 1813 – Milano 1901)
Simon Boccanegra A te l’estremo addio
Gosh Sargsyan basso
Gaetano Donizetti (Bergamo 1797 – Bergamo 1848)
Linda de Chamounix O luce di quest’anima
Yutong Shen, soprano
Vincenzo Bellini (Catania 1801 – Puteaux 1835)
La Sonnambula Vi ravviso o luoghi ameni
Gosh Sargsyan basso
Giacomo Puccini (Lucca 1858 – Bruxelles 1924)
Tosca E lucevan le stelle
Jaebeom Park tenore
Leonard Bernstein (Lawrence 1918 – New York 1990)
Candide Glitter and be gay
Yutong Shen soprano
Pëtr Il’ič Čajkovskij (Votkinsk, Urali, 1840 – Pietroburgo 1893)
Iolanta Aria del Re René
Gosh Sargsyan basso
Giacomo Puccini (Lucca 1858 – Bruxelles 1924)
Turandot Nessun dorma
Jaebeom Park tenore
Johann Strauss junior (Vienna 1825 – 1899)
Die Fledermaus Mein herr Marquis
Yutong Shen soprano
Giacomo Puccini (Lucca 1858 – Bruxelles 1924)
Tosca Mario, Mario
Fiorenza Cedolins soprano - Jaebeom Park tenore
Francesco Cilea (Palmi 1866 – Varazze 1950)
Adriana Lecouvreur Io son l’umile ancella
Fiorenza Cedolins soprano
Rappresentata per la prima volta all’Opéra-Comique il 14 aprile 1883, Lakmé è l’opera più famosa di Léo Delibes. Tra le sue pagine più celebri va annoverata Où va la jeune Hindoue, che, tratta dal secondo atto e nota anche con il titolo aria delle campanelle, è senza dubbio un pezzo di notevole difficoltà per soprano leggero di coloratura a causa delle agilità e dell’insistere sui sopracuti.
Completata nel mese di ottobre del 1893, dopo circa tre anni di lavoro, Manon Lescaut di Giacomo Puccini, il cui libretto è il frutto del lavoro di un’equipe di librettisti, fu rappresentata per la prima volta il 1° febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino sotto la direzione di Alessandro Pomè con Cesira Ferrani (Manon) e Giuseppe Cremonini (Des Grieux), raccogliendo un consenso unanime ed entusiastico sia presso il pubblico che presso la critica. Nell’atto terzo, Des Grieux (No, pazzo son), dopo aver tentato di sottrarre Manon al suo triste destino, chiede di essere preso tra l’equipaggio come mozzo per seguirla nelle Americhe.
Nella primavera del 1856 Verdi, dopo aver rifiutato, l’anno precedente, di comporre una nuova opera per La Fenice con la motivazione che aveva in atto diversi progetti consistenti, in realtà, nella revisione di Stiffelio e della Battaglia di Legnano. si decise ad accettare la nuova offerta di contratto fatta dallo stesso teatro veneziano scrivendo, il 12 gennaio 1856, che poneva le stesse condizioni della Traviata. Soltanto alla fine dell’estate egli, tuttavia, poté scrivere a Piave che aveva deciso il soggetto il cui titolo era Simon Boccanegra dall’omonimo lavoro di A. Garcia Gutièrrez, lo stesso autore di El Trovador. L’opera, che alla prima rappresentazione avvenuta alla Fenice di Venezia il 12 marzo 1857 andò incontro a un fiasco, fu rifatta con modifiche effettuate sul libretto da Arrigo Boito e, in questa versione, fu rappresentata per la prima volta il 24 marzo 1881 alla Scala di Milano con grande successo. Tratta dal Prologo, A te l’estremo addio è una delle pagine più coinvolgenti cantata da Jacopo Fiesco, sconvolto per la morte della figlia.
Accolta favorevolmente dal pubblico alla sua prima rappresentazione, avvenuta il 19 maggio 1842 al Teatro di Porta Carinzia a Vienna, Linda di Chamounix di Gaetano Donizetti su libretto di Gaetano Rossi, pur non diventando famosa al pari di altre opere del compositore bergamasco, per tutto il XX secolo ha avuto importanti rappresentazioni tra cui quella alla Scala diretta da Gianandrea Gavazzeni con Margherita Rinaldi e Alfredo Kraus. Inoltre celebri soprani hanno cantato in concerto la più bella aria di Linda Oh luce di quest’anima.
La Sonnambula, il cui soggetto fu tratto da La Somnambule ou L’arrivée d’un nouveau seigneur, un ballet-pantomime di Eugène Scribe e Pierre Aumer(1827) e da La Somnambule, comédie-vaudeville dello stesso Scribe e Germaine Delavigne, fu scritta da Bellini in meno di due mesi e fu rappresentata per la prima volta al Teatro Carcano di Milano il 6 marzo 1831 con Giuditta Pasta (Amina), Giovanni Battista Rubini (Elvino) e Luciano Mariani (Il Conte Rodolfo). Nell’aria Vi ravviso, o luoghi ameni, il Conte Rodolfo resta sorpreso e quasi incantato nel rivedere i luoghi della sua giovinezza e si abbandona ad un estatico cantabile.
Romanza popolarissima, E lucevan le stelle, tratta dalla Tosca, che fu rappresentata per la prima volta al Teatro Costanzi di Roma il 14 gennaio 1900 sotto la direzione di Leopoldo Mugnone con Hariclea Darclée (Tosca), Emilio De Marchi (Cavaradossi) ed Eugenio Giraldoni (Scarpia), ebbe una gestazione piuttosto travagliata per quanto attiene al testo. Nel libretto di Illica e Giacosa questo passo presentava un carattere riflessivo e quasi filosofico poco adatto alla concezione della vita e della musica di Puccini il quale avrebbe preferito un addio in cui si esprimesse l’angoscia e la disperazione del suo personaggio per la definitiva separazione dalla donna amata. La divergenza fu appianata quando il compositore, dopo aver fatto ascoltare ai librettisti la musica già composta, sottopose loro alcuni versi-guida che Giacosa trasformò immediatamente nell’attuale E lucevan le stelle, dove mantenne soltanto il verso Muoio disperato. Il successo di questa romanza indusse il compositore a dichiarare che gli ammiratori avrebbero dovuto essergli grati per tre motivi: per aver scritto la musica; per averne fatto scrivere le parole e, infine, per non averla cestinata cedendo al parere degli esperti tra cui anche Ricordi che, per la verità, aveva stroncato l’intero terzo atto.
Ritenuto oggi uno dei capolavori di Bernstein, Candide, alla sua prima rappresentazione avvenuta il 1° dicembre 1956 a Broadway, andò incontro a un autentico insuccesso con incassi disastrosi e aspre critiche sui giornali che, tuttavia, apprezzarono la parte musicale. Tra le pagine più famose spicca l’aria di Cunegonda Glitter and Be Gay (Brillare ed essere gay), nella quale la donna parla di lusso e gioielli.
Nel 1891 Čajkovskij compose la sua ultima opera, Iolanta, su libretto del fratello Modest tratto dal dramma Kong Renés datter (La figlia di Re Renato) del danese Henrik Hertz tradotto in russo da Fëdor Miller e adattato da Vladimir Zotov per una rappresentazione al teatro Malyj di Mosca. L’opera andò in scena il 18 (6) dicembre 1892 al teatro Mariinskij di San Pietroburgo diretta da Eduard Napravnik, assieme all’ultimo balletto Ščelkunčik (Schiaccianoci) con un’accoglienza favorevole da parte del pubblico.
Lasciata incompiuta da Puccini per la sopravvenuta morte e completata da Franco Alfano, Turandot fu rappresentata per la prima volta il 25 aprile 1926 sotto la direzione di Toscanini che, però, non eseguì il finale di Alfano. Tratta dal terzo atto, la celeberrima romanza, Nessun dorma, che costituisce un autentico cavallo di battaglia di tutti i grandi tenori, è divisa in due parti, la prima delle quali di carattere declamatorio è su un’armonia statica, mentre la seconda, d’intenso lirismo, è dominata dal tema del nome e si conclude con il celebre intervallo di sesta (re-si) che risolve sul la sulla parola vincerò.
Rappresentata il 5 aprile 1874 con grande successo al Theater an-der Wien, Die Fledermaus (Il pipistrello) è l’operetta più famosa di Johann Strauss figlio, il re del valzer, che, prima di questo lavoro, si era dedicato con scarso successo al teatro. Molto probabilmente fu l’alto livello qualitativo del libretto di Richard Genée a convincere Strauss che, attratto immediatamente dal testo, compose l’operetta in appena 43 giorni. Il libretto di Richard Genée trae le sue fonti dal vaudeville Le reveillon (Il veglione), scritto dalla coppia Meilhac ed Halévy e tradotto in tedesco da Karl Haffner su commissione del direttore del Carltheater, Steiner. Tratto dal secondo atto, il couplet di Adele, Mein herr Marquis (Mio caro marchese), è una pagina ironica a ritmo di valzer.
Tratto dal primo atto della Tosca, che si svolge nella chiesa di Sant’Andrea della Valle, è, invece, l’appassionato duetto Mario, Mario.
Nonostante il progetto di comporre Adriana Lecouvreur risalisse al 1899, la composizione andò a rilento per problemi sorti tra Francesco Cilea e il librettista e soltanto il 6 novembre 1902 l'opera calcò le scene del Teatro Lirico di Milano ottenendo un grande successo destinato a ripetersi sia in Italia che all'estero fino al 1910 per cadere, poi, lentamente nell'oblio soprattutto in Italia. Tratta dal primo atto, l’aria di Adriana, Io son l'umile ancella, è una pagina di dolce e quasi ingenuo lirismo la cui parte iniziale costituirà musicalmente il Leitmotiv dell’eponima protagonista e che rappresenta bene il ruolo dell'attrice, ancella dell'autore e dell'opera da lei interpretata.
Riccardo Viagrande